Il Forum con centinaia di seminari è entrato nel vivo dei contenuti.

La lotta contro i cambiamenti climatici è ormai uno dei grandi temi del social forum mondiale, anche in preparazione della COP 21, il più grande summit mondiale sull’ambiente che si svolgerà a Parigi a dicembre. Legambiente ha  organizzato un incontro su “popoli del Mediterraneo e cambiamento climatico”, dove ha lanciato  insieme a due associazioni tunisine, Alternatives e Randet, alla francese FNE e alla spagnola Ecodes l’ “Alleanza ambientalista per un Mediterraneo solidale e sostenibile”, che si dovrà allargare ad altre associazioni ambientaliste della penisola balcanica e del Mediterraneo orientale.

Un Mediterraneo  che ha acquistato in questi anni una nuova centralità. È cambiato il volume commerciale tra il mondo asiatico e l’Europa, sono esplosi nuovi conflitti, non sempre ascrivibili nella guerra per il petrolio, è esploso il dramma dei migranti.

Ma nel Mediterraneo si giocano oggi anche le ultime resistenze del mondo del fossile, che insiste per inutili e dannose trivellazioni, mentre il volume di traffico delle petroliere già espone il Mare Nostrum a rischi di inquinamento altissimi. Senza dimenticare gli effetti dei cambiamenti climatici sulla pesca, sull’agricoltura, sulla sicurezza dei territori, sulla fragilità delle città, sui rischi di perdita di biodiversità. Tutte questioni collegate fra loro;  oggi ci sono  opportunità tecnologiche, politiche e sociali per contrastare i cambiamenti climatici riducendo le emissioni di CO2 e sviluppando le rinnovabili e l’efficienza energetica.

Nel tentativo di avvicinare le due sponde di Mare Nostrum Alternativa Mediterranea ha lanciato il progetto “Averroè'”, dal nome del famoso filosofo e medico arabo del XII secolo. La proposta è molto semplice: considerato l’enorme successo ottenuto dal progetto “Erasmus”, che permette ogni anno a studenti universitari di trascorrere un periodo di studio in un altro paese europeo, l’idea è quella di chiedere ai governi e alle università l’avvio di un’esperienza simile tra tutte le nazioni affacciate sul Mediterraneo. Non c’è dubbio che si favorirebbe un forte intreccio di culture, rapporti di studio e amicali che ridurrebbero notevolmente le distanze. Vedremo come risponderanno le istituzioni.

Ma non di solo Mediterraneo si è discusso.

Il Pakistan e’ diventato, purtroppo per i suoi cittadini, un caso emblematico di un paese consegnato alle multinazionali. La rete stradale, in particolare quella delle strade ad alta percorribilità, è gestita  dalla Corea, le imprese turche controllano le  altre infrastrutture, quelle occidentali hanno il monopolio della sicurezza e della comunicazione, quelle cinesi controllano il mercato dell’edilizia. Un attivista argentino ha riconosciuto tale situazione come simile a quella del suo paese nel 2000, quando vi fu la bancarotta e il Pakistan sembra indirizzato verso un destino simile. Il governo giustifica tale situazione con la necessità di attrarre capitali, ma le condizioni di vita di gran parte della popolazione  peggiorano velocemente. L’unica preoccupazione governativa sembra però quella di sostenere l’apparato militare, paventando una minaccia indiana.

Mentre discussioni simili coinvolgono migliaia di persone in centinaia di seminari, in un’altra parte dell’università, dove si dovrebbe discutere di Maghreb, si scatena un confronto, non solo verbale, tra algerini e marocchini: la questione è ancora una volta il destino del Saharawi, la regione che il Marocco ha occupato da decenni e che, nonostante l’indicazione dell’ONU, non ha alcuna intenzione di lasciare a un processo di autodeterminazione. Purtroppo ciò che è accaduto al Forum dimostra in modo inequivocabile quanto, almeno in questo caso, sia lontana la costruzione di un movimento unitario magrebino e come anche tra gli attivisti sociali prevalga il richiamo all’identità nazionale. Certo il famoso appello “Proletari di tutto il mondo unitevi”  appare, almeno in questa situazione, come una lontana utopia.

Anche un’altra vicenda ha animato la giornata del Forum: lo sciopero dei volontari per protestare contro la mancanza di strumenti di lavoro, a cominciare dai computer e da una  connessione internet decente. senza i quali è difficile rispondere alle esigenze delle migliaia di partecipanti.

Man mano che scorrono le ore l’attenzione si rivolge alla manifestazione di chiusura del Forum dedicata alla Palestina, che dovrebbe svolgersi sabato pomeriggio e al corteo indetto per domenica dal governo per ricordare le vittime del Bardo. Ma di questo parleremo nella prossima corrispondenza.