Alla manifestazione per la libertà di stampa che si è tenuta oggi a Parigi, in solidarietà con le vittime del giornale satirico Charlie Hebdo, anche diversi leader di paesi che non rispettano la libertà di stampa o che sono essi stessi considerati colpevoli di morti di giornalisti.

Spicca tra tutti il premier israeliano Benjamin Netanyahu, responsabile, tra le altre cose, della morte di 16 reporter palestinesi e un italiano (Simone Camilli) a Gaza la scorsa estate e il cui governo è ritenuto responsabile per l’omicidio a Londra del fumettista Naji al-Ali (papà di Handala) nel 1987.

Nel corteo anche molti leader dei paesi che sono da sempre agli ultimi posti della classifica sulla libertà di stampa redatta ogni anno da Reporter Senza Frontiere, come il premier turco Ahmet Davutoglu, il capo della diplomazia russa Serguei Lavrov, il presidente della repubblica del Gabon Ali Bongo e il re e la regina di Giordania Abdallah II e Rania. Nonché il capo del governo ungherese Viktor Orban e il ministro degli esteri egiziano Sameh Choukryou, il ministro dell’economia israeliano Naftali Bennett che, secondo Le Monde, si è vantato di aver ucciso “molti arabi”.

La fiera dell’ipocrisia insomma che non è sfuggita ai tanti che su Twitter, usando l’hashtag #PauvreCharlie (Povero Charlie), hanno denunciato l’incoerenza di queste personalità che a Parigi si espongono nella difesa della libertà di stampa e nell’opposizione al terrorismo, quando sono loro i primi a “razzolare male” nei loro paesi.

«Netanyahu, Lavrov Orban, Davutoglu Bongo alla manifestazione per la libertà di stampa!!! Perché non Bashar al-Assad? #Mascherata #PoveroCharlie»

 

«Quei politici, nemici della libertà di parola, dovrebbero ringraziare i terroristi per l’opportunità di apparire come sostenitori della libertà #PoveroCharlie»