Barbara Ensoli, direttore del Centro nazionale Aids in seno all’Istituto superiore di sanità, ha rassegnato le sue dimissioni dalla vice-presidenza della Commissione nazionale Aids (CNA) e dal “ruolo di raccordo” presso la Consulta delle associazioni per la lotta contro l’Aids (CAA).

La decisione -già comunicata al ministro Lorenzin e agli altri membri della commissione- sarà operativa a partire da venerdì 19 dicembre, dopo l’ultima riunione della commissione di oggi, giovedì 18 dicembre.

Nella missiva inviata al ministro della Salute, la coordinatrice del progetto di ricerca del cosiddetto “vaccino italiano” contro la “pandemia del millennio” –che ha ricevuto finanziamenti pubblici tra il 1998 e il 2014 per un ammontare pari a 28,3 milioni di euro– ha deciso di evitare ogni riferimento alla questione che probabilmente più ha pesato sul suo passo indietro: e cioè alla concessione di una “opzione esclusiva della durata di 18 mesi per l’utilizzo dei brevetti” del “vaccino” a favore di una società fondata dalla ricercatrice Barbara Ensoli, come ricostruito e raccontato dal giornalista di Altreconomia Duccio Facchini nella primavera di quest’anno.

La concessione, dopo essere stata inizialmente riconosciuta dall’Istituto superiore di sanità, è stata poi revocata all’inizio del novembre 2014 dal commissario straordinario Walter Ricciardi per “note di criticità emerse” e “significative riserve in ordine al riconoscimento della società Vaxxit Srl quale spin-off” (leggi qui l’intervista esclusiva di Altreconomia con Ricciardi). La corsa del “vaccino” era segnata.

“Ringraziandola per l’onore di avermi riconfermato negli incarichi di cui sopra -ha scritto Ensoli quindi al ministro il 10 dicembre- ritengo doveroso, dopo molti anni che mi hanno vista protagonista, favorire un sostanziale ricambio dei suddetti organi”.

Il “ricambio” è un tema che Ensoli sottolinea a più riprese, smarcandosi da qualsivoglia assunzione di responsabilità, come a voler lanciare un monito anche a chi -in questi anni- ha condiviso con lei gli annunciati traguardi. Riferendosi all’obiettivo mondiale di porre fine alla pandemia entro il 2030, infatti, la quasi ex vice-presidente della Commissione Aids ha auspicato “che essa diventi la sfida di una Commissione e Consulta profondamente rinnovate attraverso un doveroso ricambio professionale”.

Ma il “ricambio” è parziale. Nella lettera inviata a Lorenzin, infatti, la firma di Barbara Ensoli è seguita da una qualifica destinata a rimanere: “Direttore Centro Nazionale Aids”, che è in seno all’ISS.

Vittorio Agnoletto, medico e co-autore del libro “Aids, lo scandalo del vaccino italiano” (Feltrinelli, 2012), definisce “doverosa” la scelta di Ensoli, “che fa seguito alla scandalosa vicenda della ricerca sul vaccino preventivo contro l’AIDS”. E aggiunge: “Sono stati infatti spesi decine di milioni di soldi pubblici per sostenere una ricerca che, dopo oltre 15 anni di annunci trionfalistici, non ha condotto a risultati significativi e che invece ha prosciugato risorse importanti che potevano essere destinate a potenziare altri progetti di ricerca e campagne di prevenzione. Purtroppo tutto ciò è avvenuto grazie ad ampi sostegni istituzionali, nonostante fin dal lontano 1998 gran parte della comunità scientifica internazionale (insieme a pochi ricercatori italiani, tra cui il sottoscritto) avesse contestato l’efficacia del progetto. Mi auguro che ora, dopo tanti anni di  paralisi, si volti realmente pagina: che sia elaborato un nuovo piano nazionale contro l’AIDS in grado di rilanciare la ricerca scientifica e la prevenzione e che vi sia un reale rinnovamento testimoniato anche da un passo indietro di tutti coloro che in questi anni hanno condiviso  responsabilità e tratto vantaggi dalla gestione sulla quale oggi cala finalmente il sipario”.