Come di consueto anche questa settimana vi proponiamo una raccolta dei nostri migliori articoli: news, approfondimenti, opinioni, traduzioni, interviste, recensioni, reportage ed eventi. Tutto quello che è accaduto nel mondo con uno sguardo sempre attento alle realtà della pace e della nonviolenza.

Questa settimana Pressenza vi augura buone feste con l’immagine in copertina, una cartolina dell’artista graffitaro Banksy, che vuole essere anche un invito a riflettere sulla situazione che ancora affligge la Palestina. L’immagine rappresenta infatti una scena del Nuovo Testamento in cui però Giuseppe e Maria non riescono a raggiungere Betlemme (città palestinese, luogo di nascita di Gesù secondo il testo sacro) a causa della barriera di separazione israeliana.

Questa è stata infatti una settimana molto importante per la Palestina, in quanto la sensazione che qualcosa si stia muovendo nella giusta direzione è sempre più forte. Questa settimana infatti, dopo i passi in avanti compiuti da molti paesi europei quali Francia, Spagna e Svezia, anche l’Europarlamento ha espresso una mozione favorevole al riconoscimento della Palestina. Il Presidente dell’Anp, Mahmoud Abbas ha inoltre presentato al Consiglio di sicurezza dell’Onu un progetto di risoluzione per arrivare alla pace con Israele. Nel frattempo il Tribunale dell’Unione Europea ha stabilito l’annullamento dell’iscrizione del movimento palestinese Hamas (acronimo di “Movimento di Resistenza Islamico”) nell’elenco delle organizzazioni terroristiche.  Tuttavia molta strada resta ancora da fare, a Gaza ad esempio, la situazione non sembra migliorare affatto, proprio oggi un raid israeliano ha colpito di nuovo la Striscia e la ricostruzione è ancora lontana a causa del blocco israeliano che impedisce il passaggio di materiali. C’è la necessità di azioni concrete perché la posta in gioco è davvero alta e in ballo c’è la vita di civili innocenti, tra cui molti bambini, nati e cresciuti in mezzo alle guerre e che hanno il diritto di vivere un’infanzia, un’adolescenza e una vita serena lontano dalla violenza.

Durante i sette giorni appena passati Pressenza ha dato anche una grande importanza al Summit dei Nobel per la Pace, che si è tenuto lo scorso fine settimana a Roma e al quale la Redazione italiana ha partecipato attivamente raccogliendo numerose interviste alle personalità di spicco presenti. Attendete ancora qualche giorno per la raccolta di tutto il nostro materiale nel meglio del Summit dei Nobel per la Pace, in cui troverete tutti i reportage, gli articoli, le foto e le interviste che abbiamo pubblicato. Nel frattempo vi invitiamo tutti a visitare il nostro nuovo canale You Tube in cui troverete tutti i video girati al Summit, le interviste e i momenti più salienti del vertice.

Il video della settimana

La sezione video di questa settimana non può non essere dedicata ad una presenza che non è affatto passata indifferente al Summit dei Nobel tenutosi a Roma, quella di Sua Santità il Dalai Lama, leader spirituale del Tibet e insignito del Premio Nobel per la Pace nel 1989 per il suo impegno e la sua azione nonviolenti per la liberazione del suo paese. A lui è dedicato questo video, con i migliori momenti di Sua Santità al Summit 2014.

Le nostre news

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Palestina: il Parlamento Ue sostiene il riconoscimento: A Strasburgo il Parlamento europeo ha approvato con una larga maggioranza una risoluzione che sostiene “in linea di principio” il riconoscimento della Palestina come Stato, basato sui confini del 1967, appoggiando inoltre la soluzione di due entità statali con capitale Gerusalemme e invitando a riprendere i colloqui di pace interrotti. Nella sostanza, questa risoluzione non avrà effetti diretti, essendo totalmente demandato agli Stati nazionali il potere di riconoscere o meno un’altra entità. Il gesto ha tuttavia un forte valore simbolico e costituisce una netta presa di posizione dei cittadini e della società civile dell’Unione a favore dell’autonomia della Palestina e contro la politica espansionista di Benjamin Netanyahu. Si potrebbe, inoltre, determinare un’accelerazione dei riconoscimenti da parte dei singoli Stati membri. (Di Redazione Italia)

Palestina: presentata all’Onu la Risoluzione per riconoscere lo Stato: Il leader dell’Anp, Mahmoud Abbas, ha presentato al Consiglio di sicurezza Onu una Risoluzione che ha lo scopo di mettere fine all’occupazione israeliana della Palestina entro la fine del 2017. La proposta, presentata dalla Giordania e da lui sostenuta, assicura la “Soluzione a due Stati” che deve avvenire sui confini del 1967 e con Gerusalemme capitale di due Stati e Gerusalemme Est capitale della Palestina. Punto importante di questa Risoluzione è la proposta di accordo sui rifugiati palestinesi fuori dai confini dello Stato “in base all’iniziativa di pace araba e alla Risoluzione Onu del 1974″. La Risoluzione invoca anche la fine di tutte le attività delle colonie illegali e la messa in campo di preparativi di sicurezza che consentano la presenza di una terza parte internazionale. “Siamo favorevoli ad una Conferenza internazionale sui negoziati – ha spiegato Abbas ad una riunione della leadership palestinese a Ramallah – ma questi non devono durare più di un anno”. (Di Redazione Italia)

Tribunale Ue: Hamas fuori dalla lista terroristi: Il Tribunale dell’Unione Europea ha stabilito l’annullamento dell’iscrizione del movimento palestinese Hamas (acronimo di “Movimento di Resistenza Islamico”) nell’elenco delle organizzazioni terroristiche. Tale sospensione è esclusivamente “formale”: i suoi effetti restano validi e perciò i beni del gruppo presenti in territorio europeo continuano ad essere congelati, non a disposizione dei proprietari. Le motivazioni di questa decisione sono di ordine squisitamente “procedurale”: come precisa l’organo giurisdizionale con sede a Lussemburgo, non si tratta di un giudizio su Hamas, bensì ad essere contestato è il fatto che l’inserimento nella lista dei terroristi sia avvenuto non sulla base di elementi concreti e sanzionati da autorità competenti o Stati nazionali, ma esclusivamente su deduzioni tratte dai media e da internet. (Di Redazione Italia)

Raid aereo israeliano colpisce Gaza: Dopo quattro mesi di tregua, gli aerei israeliani tornano ad attaccare la Striscia di Gaza. Non ci sarebbero vittime secondo un portavoce del ministero della sanità di Gaza. Le forze israeliane hanno colpito una serie di obiettivi a nordovest di Khan Yunis, nel sud della Striscia. L’attacco è stato il primo dalla sanguinaria operazione israeliana della scorsa estate, “Margine protettivo” ed è avvenuto in risposta al lancio di un razzo (o di un colpo di mortaio) da Gaza in territorio israeliano al confine con la Striscia.  Nessuna delle condizioni per il cessate il fuoco stabilite a fine agosto tra lo Stato ebraico e i palestinesi sono state rispettate da Israele, a cominciare da quella che prevedeva l’apertura del blocco per permettere la ricostruzione della Striscia. (Di Redazione Italia)

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Burkina Faso: si riapre il caso Sankara: Le autorità di transizione del Burkina Faso hanno deciso di riaprire l’inchiesta sulla morte di Thomas Sankara, il presidente del consiglio rivoluzionario burkinabé ucciso nel 1987. Lo ha reso noto il quotidiano panafricano Jeune Afrique. Sankara, a volte descritto come il Che Guevara africano, aveva solo 33 anni quando ha preso il potere in un colpo di stato nel 1983. Ha lasciato un segno indelebile durante la sua breve presidenza ed ha anche cambiando il nome della ex colonia francese da Repubblica di Alto Volta a Burkina Faso, che si traduce come “terra di persone oneste“. Figura molto ammirata in tutta l’Africa, Sankara è stato ucciso durante un altro colpo di stato militare, quattro anni più tardi, guidato dal suo amico e compagno Blaise Compaoré, che ha finora sempre negato il coinvolgimento nella sua morte. (Di Redazione Italia)

Guai in Namibia per la filiale della Coca-Cola: La multinazionale statunitense è stata accusata dai lavoratori di discriminazione razziale e in teoria rischia un provvedimento da parte delle autorità di Windhoek. Al centro della contesa il rapporto stilato dalla stessa compagnia riguardo le condizioni lavorative garantite ai neri – discriminati per decenni dal punto di vista sociale e lavorativo durante l’occupazione sudafricana – che i lavoratori sostengono essere stato volutamente falsificato. Secondo i rappresentanti sindacali, le vere condizioni all’interno della fabbrica sarebbero caratterizzate da “corruzione diffusa, discriminazione razziale, favoritismi e aperta mancanza di rispetto delle leggi” nazionali sul lavoro. (Di MISNA – Missionary Interntional Service News Agency)

Giappone: Shinzo Abe vince le elezioni:Shinzo Abe vince la scommessa sul referendum della Abenomics, il voto anticipato gli consente di ottenere un consenso più solido e di conquistare l’ampia maggioranza dei due terzi della Camera Bassa, il ramo più forte della Dieta. L’obiettivo è ora “rilanciare l’economia” del paese entrato in recessione per la quarta volta in sei anni. Bassa tuttavia l’affluenza alle urne, ai minimi storici dal dopoguerra con il 52% degli elettori. Il voto era considerato un referendum sul suo programma economico, ribattezzato ‘Abenomics’, ideato sulla falsariga del programma di Quantitative Easing americano: forti stimoli economici per innescare una fase di crescita dopo almeno due decenni di stagnazione e – nel caso del Giappone – di recente deflazione. (Di Redazione Italia)

Netanyahu a Roma: “No al ritiro dai confini del 67″: Il premier israeliano, arrivato questa settimana a Roma per un incontro con il segretario di Stato americano John Kerry e con il presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi, ha tentato di convincere che il ritiro israeliano dai Territori occupati entro due anni favorirà solamente il terrorismo. In vista delle elezioni anticipate del prossimo marzo, Netanyahu aveva promesso di fare la voce grossa nel suo incontro a Roma con il segretario di Stato americano. E così è stato: il premier ha infatti chiesto agli Stati Uniti di porre il veto sui tentativi palestinesi ed europei di imporre condizioni ad Israele, ma da Washington, al momento, non ha avuto le riposte che si aspettava. Non si preannunciano tuttavia risposte ardite di Kerry e Renzi, che come al solito sosterranno il sionista Netanyahu mantenendo la loro “inflessibilità contro il terrorismo”. (Di Redazione Italia)

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Sudafrica, class action contro le società aurifere: È la class action più grande della storia sudafricana: 25.000 minatori, provenienti dal Sudafrica o dai paesi vicini dipendenti o ex dipendenti di 30 compagnie del settore aurifero, chiedono un risarcimento danni per aver contratto malattie polmonari legate al lavoro in miniera. Da oltre cento anni in Sudafrica sono in vigore leggi che impongono ai datori di lavoro di non esporre i dipendenti a quantità eccessive di polveri, risultato dell’attività di estrazione. Tre anni fa l’avvocato Richard Spoor è riuscito a ottenere la prima condanna per negligenza per mancato rispetto di queste norme: da qui ha preso il via la class action, tuttora nella fase istruttoria visto l’enorme numero di elementi e testimonianze da raccogliere. La prima udienza è prevista il prossimo ottobre. (Di MISNA – Missionary Interntional Service News Agency)

Arrestato il giornalista Giulietto Chiesa: Il giornalista italiano Giulietto Chiesa, già europarlamentare e storico corrispondente dai paesi dell’Unione sovietica e dalla Russia, è stato arrestato a Tallin, Estonia. Dopo l’intervento dell’ambasciatore italiano in Estonia il giornalista è stato rilasciato. Un episodio, secondo il giornalista che che “dice fino a che punto è arrivata la degenerazione fascista in Europa. Chiesa era a Tallin per partecipare su invito degli organizzatori ad una conferenza pubblica sui temi della politica internazionale. (Di Redazione Italia)

Lima, c’è l’accordo sui cambiamenti climatici: Si è conclusa la Conferenza ONU sui cambiamenti climatici con il raggiungimento di un accordo tra i capi di stato e ministri riunitisi a Lima. L’accordo è arrivato dopo una nottata di negoziati: le trattative tra i rappresentanti dei 195 paesi dovevano concludersi venerdì ma sono proseguite fino alla notte scorsa a causa della difficoltà di trovare un’intesa sugli impegni da parte dei singoli Stati. Sulla base del testo sottoscritto, i paesi dovranno presentare all’Onu entro il primo ottobre del 2015 impegni “quantificabili” ed “equi” di riduzione delle emissioni, oltre ad una dettagliata informazione sulle azioni da seguire. Inoltre gli esperti della convenzione del cambiamento climatico dovranno poi esaminare l’impatto di tali misure, paese per paese, per verificare se sono sufficienti. Sulla base del documento approvato, i paesi firmatari s’impegnano anche a rispettare una serie di azioni in vista della conferenza di Parigi dell’anno prossimo, il cui obiettivo è l’adozione di un accordo universale e vincolante per limitare il riscaldamento climatico a 2 gradi. (Di Redazione Italia)

Colombia: le Farc annunciano il “cessate il fuoco” unilaterale: Lo stato maggiore delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia, le FARC, ha annunciato lo scorso 17 dicembre un “cessate il fuoco” unilaterale e a tempo indeterminato che inizierà oggi, sabato 20 dicembre. Una tregua che “dovrebbe trasformarsi in armistizio” e una svolta del gruppo guerrigliero dopo il disgelo Cuba-Usa, nonché un’opportunità per il governo colombiano di chiudere un conflitto che dura da 50 anni. L’annuncio arriva qualche giorno dopo la ripresa dei negoziati tra il governo colombiano e i rappresentanti della guerilla marxista all’Avana, negoziati che proseguivano dalla fine del 2012 ed erano state interrotti all’inizio di dicembre, dopo la crisi provocata dal rapimento, da parte di alcuni militanti delle Forze rivoluzionarie, del generale Ruben Alzate. (Di Redazione Italia)

I nostri approfondimenti

Zaman editor-in-chief Dumanli, surrounded by his colleagues and plainclothes police officers, reacts as he leaves the headquarters of Zaman daily newspaper in Istanbul

Nuovi arresti in Turchia: Si tratta di un’operazione che si è svolta in 13 città ed ha coinvolto in totale 31 persone. L’accusa è stata quella di aver tentato di rovesciare il sistema democratico della Repubblica di Turchia creando prove ritenute false dal sistema giuridico e, soprattutto, effettuando intercettazioni telefoniche illegali. Nel mirino: giornalisti, sceneggiatori e produttori dei telefilm e alcuni poliziotti. Ormai è palpabile il conflitto tra il Governo, composto dal partito unico AKP (Partito della Giustizia e dello Sviluppo) e la fratellanza religiosa guidata dall’esiliato Fettullah Gülen. Dopo un rimpasto che ha portato alla sostituzione di diversi membri del governo appartenenti alla comunità di Gülen, all’interno dell’AKP c’è stata anche una forte scissione provocata da operazioni anti corruzione che, nei mesi di novembre e dicembre 2014, hanno coinvolto quattro ministri ed una serie di persone vicine al Governo. (Di Murat Cinar)

Pakistan: il giorno dopo il massacro, il Paese tenta di reagire: Il giorno dopo il massacro di 132 studenti e di nove tra docenti e personale di sicurezza, in una scuola amministrata dai militari nella grande città settentrionale di Peshawar, in Pakistan è il giorno della reazione e delle polemiche. Mentre il paese reagisce con tre giorni di lutto nazionale e veglie di preghiera e riceve attestati di solidarietà e di impegno comune contro il terrorismo da molti paesi, emergono altri particolari raccapriccianti sull’azione del commando talebano. Come quella che la maggior parte degli uccisi, quasi tutti studenti sotto i 16 anni sono stati colpiti al capo, a bruciapelo. Il portavoce militare, generale Asim Bajwa, ha anche segnalato i 125 studenti feriti. Complessivamente una carneficina peggiore di quella che accompagnò con 139 morti l’assassinio dell’ex premier Benazir Bhutto il 27 dicembre 2007 nella metropoli di Karachi. La Conferenza multipartitica in corso a Peshawar presieduta dal primo ministro Nawaz Sharif riunisce non solo parti politiche, ma anche i vertici delle forze armate e dei servizi di sicurezza. Come primo passo, è stata sospesa la moratoria sull’applicazione della pena capitale, un provvedimento pienamente sostenuto dai generali che entrerà in vigore dalla mezzanotte di domani. (Di MISNA – Missionary Interntional Service News Agency)

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Quali diritti umani per i popoli indigeni?: In occasione della Giornata mondiale per i diritti umani, che si è celebrata il 10 dicembre scorso, alcune associazioni per la difesa dei popoli indigeni hanno voluto ricordare come la reale difesa dei diritti umani sia ancora un miraggio almeno alla luce della crescente crisi umanitaria che colpisce molti indigeni in tutto il mondo. Qualche esempio? Per il Direttore generale di Survival International Stephen Corry quella che interessa molti popoli “È una delle crisi umanitarie più urgenti e raccapriccianti del nostro tempo” come dimostrano i cinque casi di leader assassinati nel 2014 mentre lottavano per la loro terra e i loro diritti. (Di Alessandro Graziadei per Unimondo)

Mauritania: attivisti anti-schiavitù sotto processo per proteste: Nonostante la Mauritania abbia da tempo abolito la schiavitù e nel 2007 abbia promulgato una legge che la criminalizza, nel paese africano circa 500.000 persone vivono ancora in condizioni di schiavitù. L’attivista per i diritti umani insignito nel 2013 del Premio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite Biram Dah Abeid e gli attivisti dell’organizzazione mauritana IRA (Initiative de Resurgence du mouvement Abolitionniste de Mauritanie) da anni si oppongono e denunciano il persistere di questa ignobile pratica e per questo motivo sono stati più volte arrestati. L’ultimo arresto di Biram Dah Abeid e di sette altri attivisti risale all’11 novembre scorso. Arrestati nella città di Rosso per una manifestazione non autorizzata durante la quale intendevano consegnare al governatore un appello contro la schiavitù e il furto di terre, gli attivisti anti-schiavitù sono tuttora in carcere. (Di Associazione per i Popoli Minacciati)

Importante voto ONU sulla pena di morte: “Il voto di oggi in Assemblea generale è un successo importante. Segna un ulteriore passo in avanti nel lungo cammino verso l’abolizione della pena di morte nel mondo, un traguardo che non è ancora a stretta portata di mano ma non appare più, come un tempo, quasi irraggiungibile” – ha dichiarato Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia, commentando il voto di ieri dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sulla moratoria delle esecuzioni capitali. Hanno votato a favore 117 stati, mentre 38 hanno votato contro e 34 si sono astenuti. “Il fatto che la maggior parte degli stati membri delle Nazioni Unite abbia espresso un consenso più ampio di sei voti su un testo rafforzato rispetto a quello approvato due anni fa, premia la strategia portata avanti con successo da Amnesty International, assieme a tutto il movimento abolizionista mondiale, e in modo particolare il lavoro condotto dalla ‘task force’ sulla pena di morte istituita dal ministero degli Esteri su proposta di Amnesty International Italia per coordinare il lavoro congiunto delle istituzioni e della società civile del nostro paese” – ha concluso Marchesi.

Le buone notizie del 2014 per i Diritti Umani: Condannati a morte salvati dall’esecuzione, rilascio di prigionieri di coscienza, passi avanti verso la fine dell’impunità: sono queste alcune delle buone notizie del 2014 ottenuto grazie all’impegno di chi sta dalla parte dei diritti umani. La rassegna di Amnesty International.

Le nostre opinioni

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La ricostruzione immobile e gli accordi sospesi di Gaza: A ottobre si è tenuta la conferenza dei donatori al Cairo per la ricostruzione della Striscia, ma come ricorda Oxfam, se non si raggiunge rapidamente un accordo per la fine del blocco israeliano, la maggior parte del denaro raccolto resterà fermo in conti bancari per decenni, prima di poter raggiungere la popolazione palestinese. Secondo la Ong, con le attuali restrizioni e il tasso registrato delle importazioni, ci vorranno più di 50 anni per ricostruire le oltre 90.000 case distrutte o danneggiate, le 226 scuole, le strutture sanitarie, le fabbriche e le infrastrutture idriche e igienico-sanitarie di cui la popolazione di Gaza ha urgente bisogno. Molti bambini rimasti sfollati saranno nonni quando le loro case e le loro scuole saranno ricostruite. (Di Irene Tuzi)

USA, i manifestanti di Boston che chiedono giustizia: La notte del 4 dicembre, io e migliaia di manifestanti, ci siamo riversati nel parco di Boston Common per manifestare la nostra indignazione di fronte alla decisione del tribunale di prosciogliere gli ufficiali di polizia che hanno ucciso Michael Brown a Ferguson, in Missouri, e Eric Garner a New York. La folla, principalmente composta di giovani, ha invaso il grande parco del centro città, travolgendo l’annuale cerimonia natalizia dell’illuminazione dell’albero, che si stava svolgendo a diverse centinaia di metri dalla State House, sede dell’assemblea legislativa dello stato del Massachusetts, la quale si trova in cima alla collina più alta del parco. A Ferguson, in Missouri, le rivolte sono scoppiate la scorsa settimana, dopo che 12 giurati – 9 dei quali bianchi – hanno deciso di non incriminare Darren Wilson, il poliziotto che sparò e uccise Michael Brown, l’adolescente di colore la cui morte ha scatenato diversi giorni di manifestazioni di massa e militarizzazione delle forze di polizia in risposta. Questa settimana invece, il gran giurì di New York ha respinto le accuse contro Daniel Pantaleo, il poliziotto che strangolò a morte Eric Garner durante una lite, scoppiata presumibilmente perché Garner vendeva sigarette senza averne licenza. (Di Ellery Roberts Biddle per Global Voices)

Le nostre interviste

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Summit dei Nobel: intervista a Renato Accorinti: Abbiamo incontrato Renato Accorinti, sindaco nonviolento di Messina, a margine del XIV Summit dei Premi Nobel per la Pace 2014 di Roma. Sempre in prima linea sulle tematiche della pace, del disarmo e della nonviolenza, Accorinti ci ha concesso un’interessante intervista nella cornice dell’Auditorium Parco della Musica. Ci ha parlato a tutto tondo delle prospettive per la costruzione della pace, delle idee e delle proposte per la costruzione di un mondo nuovo da realizzare sotto la spinta e il contributo dei Nobel per la Pace, di un cambiamento reale da attivare con la partecipazione dal basso, dell’importanza d’impegnarsi per il disarmo investendo allo stesso tempo nella cultura e nell’aiuto dei più deboli e di tanto altro ancora. (Di Redazione Italia)

I had a black dog. Intervista all’autore Matthew Johnstone: Pubblicato in Australia nel 2005, è stato promosso e trasformato in video dall’OMS, per sensibilizzare l’opinione pubblica sul male oscuro che affligge milioni di persone. «La cura migliore? Fare esercizio fisico, meditare e avere una valida rete di supporto», afferma l’autore. La nostra redazione ha sottotitolato il video per renderlo disponibile al pubblico italiano. La depressione colpisce oggi 350 milioni di persone e provoca 850.000 morti ogni anno, secondo gli ultimi dati forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Entro il 2020 rappresenterà invece la seconda causa di disabilità lavorativa dopo le malattie cardiovascolari. E’ una malattia con cui bisogna fare i conti, e al più presto, proprio in un periodo di crisi e di valori che ne accentua le dimensioni: la perdita del lavoro e l’aumento della povertà sono infatti strettamente correlate con l’insorgenza della malattia, con una crescita dello 0,79% dei suicidi per ogni aumento dell’1% nel tasso di disoccupazione. (di Massimo Nardi per il Cambiamento)

Le nostre traduzioni

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Obama annuncia la svolta nella politica con Cuba: Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha annunciato oggi (ieri 17 dicembre, NdT) dei cambiamenti nella politica statunitense nei confronti di Cuba, tra i quali il ripristino delle relazioni diplomatiche e la revoca del divieto di viaggio per i nordamericani nell’isola caraibica. Tuttavia, restano ancora intatti i punti chiave dell’embargo economico, commerciale e finanziario che la Casa Bianca mantiene contro l’isola da più di 50 anni, benché Obama abbia messo in chiaro che la sua amministrazione accoglierà con favore un’azione del Congresso per alleviare o eliminare tali sanzioni unilaterali. Riconoscendo il fallimento della politica statunitense verso Cuba, portata avanti durante più di 50 anni da Washington, Obama ha affermato che essa non corrisponde né agli interessi degli Stati Uniti, né a quelli del popolo cubano. (Di Prensa Latina, traduzione dallo spagnolo di Domenico Musella)

Le nostre recensioni

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Gay e minatori, la forza dell’unione: Il film Pride, del regista inglese Matthew Warchus, è un piccolo gioiello. Ha vinto la Palma Queer al Festival di Cannes e ricevuto la nomination ai Golden Globe 2015 come migliore commedia. La vicenda è raccontata in modo commovente, realistico, ma anche esilarante, con la capacità che hanno gli inglesi di uscire dallo stereotipo di popolo compassato e represso per narrare vicende drammatiche facendo ridere fino alle lacrime – basti pensare a un film come Full Monty, tanto per citarne uno. Alcuni dialoghi sono davvero irresistibili: l’anziana gallese che chiede alle lesbiche “Ma è vero che siete tutte vegetariane?” (e due di loro rispondono “Veramente noi siamo vegane”), le attiviste in trasferta londinese che vogliono “vedere tutto, anche il sadomaso”, la ragazzina punk, a lungo unica lesbica dell’LGSM, (Lesbians and Gays Support the Miners – Lesbiche e Gay sostengono i minatori) che a chi le dice di non aver mai conosciuto una come lei, ribatte: “Io non ho mai conosciuto uno che si stira i jeans”. (Di Anna Polo)

Ultime notizie dalla psicoeconomia: La psicoeconomia di Charlie Brown è un saggio molto istruttivo, chiaro e scorrevole di Matteo Motterlini, alla portata di uomini, donne e ragazzini. Le nostre decisioni economiche non sono sempre razionali e non sono focalizzate solo sul denaro. Molte scelte economiche seguono l’espressione di una vasta gamma di emozioni e prevedono quindi una certa sistematicità: “Sfiorando il paradosso, possiamo dire che la nostra irrazionalità è indagabile razionalmente, attraverso l’osservazione e l’esperimento, con metodo scientifico”. (Di Damiano Mazzotti)

I nostri eventi

Fotografi del Mali in mostra a Milano: Una mostra a Milano fino al 23 dicembre 2014 fa conoscere il lavoro di fotografi africani, del Mali nello specifico. Sono eredi dei famosi Malick Sidibé e Seydou Keità. T12-lab è un’associazione culturale che nasce nel quartiere più multietnico di Milano, in via dei Transiti 12, con l’obiettivo di promuovere nel più vasto pubblico la cultura contemporanea dei paesi periferici e sostenere il pieno rispetto delle diversità culturali che compongono la metropoli milanese, in un’ottica di scambio, conoscenza, confronto tra distinte etnie. (Di Africa News)

A Bolzano la bandiera curda: Oggi sabato 20 dicembre 2014 la bandiera kurda sarà simbolicamente srotolata a Bolzano sulla collina del Virgolo alle ore 11, con la comunità kurda locale a ricordare gli eventi del 17 dicembre 1946. Il 17 dicembre 1946 cadde formalmente la Repubblica di Mahabad, la prima repubblica kurda in territorio iraniano. La repubblica era stata formata ufficialmente il 22 gennaio 1946, rappresentata dal Partito Democratico Curdo, nato dall’evoluzione del vecchio Komala e appoggiata sia dalle tribù della zona di Mahabad, sia da tribù provenienti dal Kurdistan iracheno tra cui i Barzani. Qazi Mohammed, il notabile più in vista di Mahabad con poteri sia civili sia religiosi, venne eletto presidente della repubblica e Mustafa Barzani ne divenne il braccio armato, con ai suoi ordini più di tremila uomini della sua tribù. (Di Associazione per i Popoli Minacciati)