Sono state giornate molto dense e decisive quelle dello scorso fine settimana in Burkina Faso che, dopo la firma della carta di transizione, si sono concluse ieri, 17 novembre, con la nomina di Michel Kafando come presidente ad interim della transizione. I leader politici, i rappresentanti della società civile, i rappresentanti dei gruppi religiosi e i militari burkinabè condotti dal colonnello Isaac Zida sono infine giunti ad una convergenza e a un consenso intorno al nome di Kafando, settantaduenne ex ministro degli esteri e rappresentante diplomatico del paese alle Nazioni Unite. Il neo presidente guiderà il paese per un anno, sino a novembre 2015, accompagnandolo sino a nuove elezioni. Nell’immediato, invece, uno dei primissimi incarichi del presidente Kafando sarà quello di nominare un premier capace di formare un governo costituito da 25 rappresentanti.

Queste ore che fanno infine fuoriuscire il Burkina Faso dalla situazione di crisi politica segnano l’inizio di quello che si spera possa essere una nuova era per il paese africano. Il superamento della crisi burkinabè, conseguito attraverso il dialogo, l’apertura reciproca, la volontà di trovare un accordo pacificamente e di raccogliere le grida di malessere della popolazione, assume un elevato carattere simbolico non solo per il Burkina Faso, dopo 27 anni di potere nelle mani dell’ex presidente Blaise Compaoré, ma per l’intero continente e per l’intero pianeta.