Silvano Lippi ha abbandonato questo piano dell’Esistenza per raggiungere dolcemente la Città della Luce, là dove le persone buone e generose continuano il loro viaggio.

 

Si tratta della perdita di uno di quei numerosi eroi silenziosi che popolano il nostro mondo. Provo a raccontarvi la sua storia, come amico, come suo editore, come umanista, come strenue custode della Memoria come era lui.

 

Silvano era stato in uno di quei posti che qualcuno dice siano un’invenzione della propaganda, che non siano mai esistiti: il campo di Concentramento e di Sterminio di Mauthausen.

 

Silvano c’era stato, dopo altre rocambolesche e tragiche avventure, ne aveva viste di tutti i colori e, uscitone miracolosamente vivo, aveva taciuto per lunghi anni.

 

Un giorno, molto tempo dopo, è stato convinto a parlarne e a scrivere la sua storia. Da quel momento Silvano è diventato un testimone delle Memoria: ha cercato chi potesse pubblicare il libro, ha trovato la Multimage che glielo ha pubblicato e ha cominciato un’instancabile opera di divulgazione di quella Memoria tramite un lavoro quotidiano nelle scuole, parlando con i bambini, i ragazzi di quelle cose di cui è così difficile parlare: l’orrore dell’estrema disumanizzazione.

 

Questo lavoro Silvano lo ha continuato fino a quando il suo corpo glielo ha permesso; anche l’ultima volta che sono andato a trovarlo stava preparando la sua ultima intervista e sperava di poter tornare nelle scuole a parlare con i bambini.

 

Quando parlava riusciva a trasmettere quella Memoria con una luce e un calore che non ti aspetteresti da chi deve raccontare quelle cose; e, in più, con un senso di pentimento, quasi fosse stata colpa sua di essere stato deportato, costretto a tirare fuori cadaveri dalle camere a gas. Sì, Silvano voleva riparare quell’evento e dare la sua testimonianza affinché non accadesse mai più.

 

Un eroe silenzioso, fuori dal clamore dei riflettori; una persona semplice, di buon cuore, un caro amico. Una di quelle migliaia di persone che cambiano il mondo senza clamori, senza fanfare, con un lavoro umile e sentito che raramente viene colto dal clamore dei media. Una piccola testimonianza di nonviolenza in un mondo pieno di violenza che a volte Silvano faceva fatica a comprendere.

 

Noi che lo abbiamo conosciuto abbiamo ora, più di prima, una grande missione: continuare la sua opera, nella misura del possibile, perché la Memoria non si spenga. Non sappiamo quanti, dopo Silvano, restano ancora testimoni viventi di quell’epoca: ma sappiamo che la Memoria è un fuoco sacro che va conservato e alimentato ogni giorno, affinché non si spenga per sempre.

 

Questa è la mia promessa a lui: terremo alta la fiaccola dei testimoni della Memoria. Una piccola cosa sarà, per cominciare, l’edizione digitale del suo libro, che stavamo preparando proprio in questi giorni.

 

Silvano Lippi, 39 mesi è edito da Multimage