Siamo parte di un unico mondo. Ogni giorno incrociamo donne e uomini che scappano dalla miseria per cercare una vita degna nel nostro paese e ancor più in Europa. Fuggono da guerre, fame e siccità. Rubano loro l’acqua e la terra imponendo modelli di crescita insostenibili ai quali possono adeguarsi solo le organizzazioni criminali che, grazie al controllo completo del territorio e dell’economia, tendono ad insidiare la presenza degli stati nazionali.

Per il decimo anno consecutivo una straordinaria marcia di madri attraverserà il Centroamerica per giungere al confine tra il Messico e gli Stati Uniti.

È la Caravana de Madres Centroamericanas buscando a sus migrantes desaparecidos. Sono madri, mogli e sorelle in cerca dei parenti migranti e desaparecidos, quella moltitudine in cammino lungo il più grande corridoio migratorio del mondo, passaggio obbligato tra il sud e il nord, tragicamente simile al nostro Mediterraneo dove è il mare in luogo del deserto ad inghiottire migliaia di vite.

Proponiamo di unirci a loro con una Carovana italiana per i diritti dei migranti, per la dignità e la giustizia.

Partiremo da Lampedusa per arrivare ad una delle frontiere nord.

Lavoriamo da anni sulla terribile vicenda del femminicidio a Ciudad Juárez. In Messico, intorno a questo termine, che è diventato così rapidamente attuale anche in Italia, si annidano storie di donne migranti e di lavoratrici delle maquilas (le fabbriche di assemblaggio) violentate ed uccise, storie di intere famiglie perse nelle mani dei trafficanti di esseri umani e di droga. Nonostante ciò crescono significative esperienze di lotta alla criminalità attraverso una rete di aiuto al popolo dei migranti senza eguali in altre parti del mondo che vede in prima linea sempre almeno una donna.

Questa Carovana si propone di raccogliere proposte, di continuare la ricerca di pratiche che aiutino i nuovi italiani e le nuove italiane nelle loro rivendicazioni di cittadinanza, di lavoro e di diritti; di unire esperienze ormai decennali di solidarietà, di discutere come sia possibile prevedere una strada diversa in tutti gli ambiti sociali, per non ripetere errori di sottovalutazione di fenomeni che ancora oggi ci paiono troppo lontani ma che sono drammaticamente dietro l’uscio di casa. Recenti indagini della nostra magistratura hanno svelato il rischio concreto che si riproducano fenomeni analoghi a quelli messicani visto il legame tra i cartelli del narcotraffico e le nostre mafie.

Il Tavolo torinese per le Madri di Ciudad Juárez

Quando:

La carovana italiana si terrà, tra ottobre e dicembre 2014, in contemporanea con quella centroamericana per costruire un ponte simbolico tra le sofferenze, ma soprattutto tra le speranze. Perché si parli di loro, parlando di noi.

Come:

Fisicamente partiremo da Lampedusa. Con una barca per le vie di terra. Partire da lì sarà come parlare di Europa. In un’Europa “fortezza” sarà utile ricordare cosa è stato il Mediterraneo nella storia dell’umanità.

Saliremo poi verso nord: e sono molti i luoghi che vorremmo toccare.

La “terra dei fuochi”, con le manifestazioni delle madri che portano al collo le foto dei loro figli morti di cancro, ci racconta come abbiamo svenduto gran parte del nostro territorio agricolo ad utilizzi impropri, in questo caso alla criminalità organizzata. Lì vorremmo incontrare le associazioni di donne che si battono contro la violenza quotidiana.

A Rosarno è diminuita la raccolta degli agrumi e le arance marciscono sulle piante. Continuano però ogni anno nelle campagne a crescere le baraccopoli di lavoranti che sperano di portare a casa una manciata di euro.

Vorremmo sostare davanti ai CIE, la vergogna del carcere per chi non ha commesso alcun reato, e incontrare i ragazzi e le ragazze che gestiscono i beni sequestrati alle mafie riconquistando terreni a grano, ulivo e vigne. Con loro, la speranza di un ritorno alla terra ci consente di comprendere quanto sia importante la sovranità alimentare per tutti quei popoli in fuga da terre desertificate, rubate dalle multinazionali che monopolizzano i semi, l’acqua e le risorse del sottosuolo.

Solleveremo con forza il problema del lavoro, uno dei motivi principali per il quale i migranti affrontano il viaggio. Raggiungeremo infine un posto di frontiera del nord Italia, limite oltre il quale solo le merci possono ancora transitare liberamente. 

Chi siamo:

Il Tavolo torinese per le Madri di Ciudad Juárez è impegnato fin dal 2007 nel far conoscere il dramma del femminicidio a Ciudad Juárez. Ha organizzato conferenze nelle scuole e nell’Università, realizzato mostre, spettacoli musicali e teatrali invitando le madri con le loro testimonianze. Ha coordinato iniziative nazionali, promosso un Osservatorio Internazionale sul web e costruito pratiche concrete di aiuto e solidarietà con le organizzazioni messicane in difesa delle donne e dei Diritti umani. Recentemente con l’appoggio della Città di Torino si è stabilita una collaborazione con la rete delle Case Rifugio per rmigranti realizzate dalla Chiesa messicana e centroamericana lungo la rotta verso il nord.

Nel 2008 Marisela Ortiz Rivera, fondatrice di Nuestras Hijas de Regreso a Casa è stata nominata Cittadina Onoraria di Torino grazie all’impegno del Tavolo, di molte altre associazioni ed in primo luogo del Consiglio comunale. Ne fanno parte stabilmente Amnesty International (Circoscrizione Piemonte Valle d’Aosta), Donne di sabbia, Donne in nero, Se Non Ora Quando?(Torino) e Sur-Società Umane Resistenti.

In ogni tappa, in ogni città si stanno coinvolgendo associazioni, enti, la società civile.

Per aderire scrivere a carovanemigranti@gmail.com

Nel sito www.carovanemigranti.org si trovano tutti gli aggiornamenti e  le spiegazioni per chi volesse impegnarsi nel finanziamento del progetto.