Racconto di un manifestante pacifista:

E’ successo dopo che la manifestazione – la più grande organizzata finora a Tel Aviv contro la guerra, con circa 6.000 persone – si era in gran parte dispersa. I gruppi ormai conosciuti di estrema destra ci avevano dato addosso durante i discorsi di parlamentari di sinistra e parenti in lutto e le richieste di farla finita con la guerra, l’assedio, l’occupazione e la violenza.  Urlavano: “Traditori!” “Morte agli arabi e ai sinistrorsi!” “Finirete tutti inc….!” La solita storia. Le due dimostrazioni erano circondate da cordoni di polizia.

Molti di noi si stavano allontanando in gruppo per ragioni di sicurezza, quando all’improvviso sono cominciati urla, insulti e spintoni. Non so com’è iniziata, ma so che mi sono guardato intorno e ho visto quelli di destra colpire la gente in testa con le aste delle bandiere azzurre e bianche. Sono accorso per cercare di calmare le acque, parlando con tranquillità, guardandoli negli occhi e con alcuni di loro ha funzionato, visto che hanno esitato mentre mi fissavano. Poi:

Ffffsssst … e ho sentito un bruciore agli occhi. Ho sbattuto le palpebre. Lacrimogeni? No, la gola non mi faceva male, ma gli occhi mi bruciavano e la vista era confusa. Ho chiesto cosa stava succedendo a un uomo barbuto vicino a me, anche lui ridotto nelle mie condizioni e mi ha detto: “Spray al peperoncino”.  Non so se erano stati quelli di destra o qualche agente in borghese, ma un attimo dopo ho visto un altro manifestante colpito alla testa da una stampella di alluminio. Il sangue ha cominciato a schizzare e la situazione si è fatta più grave e pericolosa.

Alcuni attivisti – ne ho riconosciuti alcuni come anarchici con una certa esperienza di situazioni violente  – hanno chiesto a tutti di restare insieme, così ce ne siamo andati in fretta, rimanendo in gruppo. Dopo un paio di isolati Kobi mi ha chiesto di condurre alcuni di noi verso sinistra, così ci siamo divisi e il resto del gruppo ha cominciato a disperdersi in varie direzioni. Abbiamo continuato a camminare, alternando risate scioccate al silenzio; avevo ancora la vista annebbiata, ma il dolore era diminuito.

Un gruppo di circa sei uomini – alcuni con lo zucchetto e tutti ebrei orientali – ci ha visto e ha cominciato a insultarci a gran voce. Abbiamo tenuto gli occhi bassi senza rispondere e loro hanno proseguito. Un elemento devastante di questi scontri è la componente razziale: molti di quelli di sinistra sono bianchi Ashkenazi e molti attivisti di destra sono Mizrahi di discendenza orientale. La mia amica Daria, una Mizrahi di sinistra, mi ha raccontato che in un’altra manifestazione indossava una maglietta con una breve frase sul fatto che era marocchina e la gente da tutti e due i lati della barriera era molto confusa.

Poi siamo andati a bere qualcosa, un po’ per digerire l’accaduto e un po’ perché la maggior parte della gente sembrava presa dalle solite occupazioni – bere, chiacchierare, sventolare bandiere, ecc – e poi siamo tornati a casa.

E la manifestazione?

Tutto sommato è andata bene. Grande e sobria, è stata presa sul serio. La partecipazione è stata la più alta dall’inizio delle recenti violenze e sembra che altra gente abbia continuato a farsi vedere alla spicciolata per tutta la notte. Resto connesso e la tristezza mi invade. E’ l’una di notte. Basta, per favore.

Traduzione dall’inglese di Anna Polo