Essenziale una gestione sostenibile per terreni ed ecosistemi in buona salute

Photo: ©FAO/Thomas Hug

Senza terreni in buona salute non possiamo sostenere la vita sul pianeta, e quando il suolo va perduto non può essere rinnovato nell’orizzonte temporale di una vita umana.

Roma, 24 luglio 2014 – E’ necessaria un’azione urgente per migliorare la salute delle limitate risorse dei suoli del mondo e fermare il degrado del territorio, in modo da garantire che le generazioni future abbiano sufficienti quantità di cibo, acqua, energia e materie prime, è l’allarme lanciato oggi da rappresentanti governativi ed esperti riuniti presso la FAO.

Il “Partenariato Globale per i suoli“, nel corso della sua assemblea plenaria di tre giorni presso la FAO, ha approvato una serie di piani d’azione per salvaguardare le risorse del suolo che costituiscono la base della produzione agricola mondiale.

Le raccomandazioni comprendono l’attuazione di chiare norme e relativi investimenti da parte dei governi per la gestione sostenibile dei suoli in modi che contribuiscano allo sradicamento della fame, dell’insicurezza alimentare e della povertà.

“Il suolo è la base per la produzione di cibo, di foraggio, di carburante e di fibre”, ha affermato Maria Helena Semedo, Vice Direttrice Generale della FAO. “Senza terreni in buona salute non possiamo sostenere la vita sul pianeta, e quando il suolo va perduto non può essere rinnovato nell’orizzonte temporale di una vita umana. L’attuale tasso crescente di degrado minaccia la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni”.

“Ecco perché l’adozione di Piani di azione globale per usare i terreni in modo sostenibile e proteggerli è un risultato importante. Ma non possiamo fermarci qui. Abbiamo bisogno di impegni da parte dei paesi e della società civile per trasformare il progetto in realtà. Ciò richiede volontà politica e investimenti per salvare le preziose risorse del suolo dalle quali dipendono i nostri sistemi di produzione alimentare”, ha aggiunto.

Suoli: facili da perdere, difficile da recuperare

L’area di terreni produttivi in tutto il mondo è limitata e affronta una crescente pressione da usi alternativi come la silvicoltura, i pascoli, l’urbanizzazione, oltre ad attività per la produzione di energia e l’estrazione di minerali.

I suoli rappresentano almeno un quarto della biodiversità globale, e svolgono un ruolo chiave nella fornitura di acqua pulita e nella resilienza contro inondazioni e siccità. Fondamentalmente, vita animale e vegetale dipendono dal riciclo primario dei nutrienti attraverso i processi del suolo.

La pressione demografica

Secondo la FAO, mentre alcune parti dell’Africa e del Sud-America offrono possibilità di espansione nel settore agricolo, la popolazione mondiale che si prevede supererà i 9 miliardi di persone per il 2050, con un conseguente aumento del 60% della domanda di cibo, foraggio e fibre – porrà una pressione ancora maggiore sulle risorse del territorio.

Circa il 33% del suolo è da moderatamente a fortemente degradato a causa dell’erosione, dell’esaurimento dei nutrienti, dell’acidificazione, della salinizzazione, della compattazione e dell’inquinamento chimico.

Il danno sui suoli che ne consegue influisce sui mezzi di sussistenza, sui servizi eco-sistemici, sulla sicurezza alimentare e sul benessere umano.

I suoli sono colpiti dal cambiamento climatico ma anche vi contribuiscono. Ad esempio, la gestione sostenibile delle risorse del suolo può avere un impatto positivo sul cambiamento climatico attraverso il sequestro del carbonio e una riduzione delle emissioni di gas serra, ed anche mitigando i processi di desertificazione.

Invertire la tendenza

Il “Partenariato globale per i suoli”, che riunisce una vasta gamma di soggetti governativi e non, sottolinea la crescente necessità per i governi di preservare i suoli e fare gli investimenti necessari.

Il Partenariato ha deciso di istituire programmi globali per la promozione di una gestione sostenibile dei suoli, per la loro conservazione e per il loro risanamento. Gli interventi dovranno essere basati sull’utilizzo di tecnologie adeguate e di politiche sostenibili e inclusive che coinvolgano direttamente le comunità locali.

In particolare, vi è la necessità di dare priorità alla tutela e alla gestione dei terreni ricchi di carbonio organico, in particolare le torbiere e le zone di permafrost.

Sarà istituito un sistema globale d’informazione, per misurare i progressi compiuti e lo stato delle risorse. In considerazione dell’importanza che hanno la sensibilizzazione, l’informazione e la divulgazione, sarà anche istituito un programma speciale per lo sviluppo delle capacità.  Inoltre il 5 dicembre 2015 sarà lanciato il primo rapporto mai fatto sullo Stato delle risorse dei suoli del mondo. L’ONU ha infatti dichiarato il 5 dicembre Giornata mondiale del suolo e il 2015 l’Anno Internazionale dei Suoli.

Dati e cifre salienti:

• In Africa, circa il 30% del territorio è potenzialmente adatto all’agricoltura. Tuttavia, l’erosione e l’impoverimento dei nutrienti stanno già interessando i terreni. In Somalia, solo l’1,8 % del territorio è coltivabile. Tuttavia, la perdita annuale per erosione in alcune zone può raggiungere più di 140 tonnellate di ettari l’anno.

• In America Latina, si stima che potenziali terreni per l’agricoltura intensiva occupano solo il 25% del continente, nonostante il degrado del suolo sia una sfida importante nella regione.

• Dal XIX secolo a oggi si stima che circa il 60% del carbonio immagazzinato nel suolo e nella vegetazione sia andato perduto a causa di cambiamenti nell’utilizzo del territorio, come il dissodamento a fini agricoli e l’urbanesimo.

• Il primo metro di terreni argillosi a bassa attività (la maggior parte dei terreni di montagna nei tropici umidi e sub-umidi) contiene circa 185 giga-tonnellate di carbonio organico – un importo che è il doppio del carbonio organico immagazzinato nella vegetazione amazzonica. Attraverso pratiche di gestione del suolo non sostenibili, il carbonio potrebbe essere rilasciato in atmosfera, aggravando il riscaldamento globale legato alla combustione di combustibili fossili. Un rilascio di appena lo 0,1% del carbonio ora contenuto nei suoli europei sarebbe pari alle emissioni annue da 100 milioni di auto.