Sanpellegrino spa -filiale italiana delle multinazionale- ha vinto la gara bandita per gestire la Piazzetta tematica nel Padiglione Italia. Per sei mesi ha in concessione uno spazio di circa 100 metri quadrati per vendere in esclusiva le proprie “minerali” – S. Pellegrino, Acqua Panna, Levissima, Nestlé Vera, S. Bernardo, Recoaro – e anche le bibite. In cambio di almeno 950mila euro (più IVA)

L’acqua di Expo non è l’acqua “del sindaco”, è acqua Nestlé. La multinazionale svizzera -attraverso la controllata Sanpellegrino spa- gestirà, infatti, la Piazzetta tematica Acqua del Padiglione Italia, dopo essersi aggiudicata la gara bandita dal Commissario Generale di Sezione per il Padiglione Italia di Expo 2015.

Pagherà, e in anticipo, almeno 950mila euro (più IVA), per occupare un’area commerciale di 70 metri quadrati e un’area indoor di 30 metri quadrati oltre ad altri spazi “realizzati nel Cardo e messi a disposizione del Concessionario”.

“Nell’area oggetto della concessione -spiega un comunicato diffuso da Assolombarda- sarà possibile organizzare un’offerta di degustazione di prodotti e vendita degli stessi, con focalizzazione sul prodotto tematico Acqua, che deve costituire l’offerta prevalente dell’area. Il Concessionario avrà diritto di vendere acqua prodotta in proprio, commercializzata da esso o in virtù di diritti di esclusiva, che deve dichiarare in sede di offerta”.

Il bando prevede -ovviamente- un “diritto di vendita in esclusiva di prodotti”: l’acqua ufficiale di Expo è un’acqua minerale, insomma e non acqua di rete. E questo nonostante il Comune di Milano, che è uno dei soci di Expo spa, stia promuovendo tra i propri cittadini il consumo dell’acqua di rubinetto.

Sanpellegrino produce in tutta Italia acqua con marchio S. Pellegrino, Acqua Panna, Levissima, Nestlé Vera, S. Bernardo, Recoaro.

Alla Piazzetta tematica sarà possibile, però, acquistare anche le bibite, imbottigliate quasi a chilometro zero: l’azienda del gruppo Nestlé –come scrivevamo su Ae di settembre 2013– può sfruttare ben 12 pozzi nel Comune di San Pellegrino Terme (BG), dove ha sede lo stabilimento che imbottiglia anche l’omonima acqua minerale.

Il volume concesso – fino al 2029 – dalla Provincia di Bergamo è pari a 3,78 miliardi di litri all’anno. Se i pozzi fossero riconosciuti come acqua minerale, sfruttarli costerebbe almeno 2,4 milioni di euro. E non poco più di 20mila, che è quanto l’azienda paga attualmente. La materia prima per imbottigliare le bibite costa a Nestlé quasi 50 volte meno rispetto al canone d’affitto per sei mesi di uno stand ad Expo. Che potrebbe offrirle, inoltre, una straordinaria visibilità.

Luca Martinelli

http://www.altreconomia.it/