I primi cittadini di Hiroshima e Nagasaki hanno esortato la comunità internazionale a eliminare definitivamente ogni arma nucleare.

All’incontro preparatorio per la Conferenza di revisione del Trattato di non-proliferazione nucleare del 2015, nella sede delle Nazioni Unite a New York, il sindaco di Hiroshima, Kazumi Matsui, ha insistito sui pericoli “di vivere ancora nel rischio di distruzione attraverso le armi atomiche”, ha detto Matsui. “Anche adesso, dopo un quarto di secolo dalla fine della guerra fredda ci sono ancora oltre 17.000 testate nucleari nel mondo”. Matsui, che si è posto a capo del movimento globale per l’abolizione delle armi atomiche entro il 2020, ha anche sottolineato la necessità di incrementare l’impegno verso questo obiettivo prima della scomparsa degli ultimi sopravvissuti alle devastanti esplosioni che il 6 e il 9 agosto 1945 colpirono le due città giapponesi e che hanno un’età media di 78 anni. Da qui la necessità di accelerare i tempi, anche attraverso la definizione di un convenzione che porti al bando totale.

A sua volta, durante l’incontro di ieri, il sindaco di Nagasaki, Tomihisa Taue, si è detto “deluso” dall’atteggiamento dei paesi nuclearizzati “che perseguono un approccio passo per passo alla questione e negano una soluzione complessiva” verso la fine del nucleare militare. Iniziativa essenziale, per Taue, sarebbe di rendere tali armamenti illegali per poterli abolire più rapidamente.

I due sindaci hanno anche invitato il presidente statunitense Barack Obama a visitare le loro città per vedere di persona i siti dell’olocausto atomico e quindi, dalle uniche località devastate dall’atomica, “prendere una posizione abolizionista più determinata”.