Con una sentenza storica, la Corte Internazionale di Giustizia ha proivito al Giappone di rilasciare permessi speciali per la caccia alle balene a scopi “scientifici” in Antartico, in quanto violano sia la moratoria globale sulla caccia commerciale che il santuario delle balene nell’oceano australe.

Il governo giapponese ha affrontato questa mattina (31 marzo) a L’Aia una clamorosa sconfitta quando il presidente della Corte internazionale di giustizia, Peter Tomka, ha sancito che le attività delle baleniere giapponesi in Antartide non rispondono ai fini di ricerca scientifica stabiliti dagli statuti che disciplinano il lavoro della Commissione baleniera internazionale (IWC) e ha ordinato di revocare tutti i permessi di caccia ai cetacei per fini scientifici.

 

Questa decisione è stata festeggiata dalle associazioni cilene Cetacean Conservation Center (CCC) e Ecoceanos che nelle ultime settimane hanno  portato a termine una campagna di raccolta firme contro la caccia a fini scientifici; più di 32.000 firme sono state consegnate durante il fine settimana presso la Corte internazionale.

 

Elsa Cabrera, direttrice del CCC, ha dichiarato che questo questo fatto storico “è il risultato di anni di lavoro da parte dei vari governi e delle organizzazioni della società civile che non hanno mai ceduto alle forti pressioni in seno alla Commissione  per legittimare operazioni di caccia che violano la moratoria e il santuario delle balene. ”

 

Il direttore di Ecoceanos ha definito la decisione  come uno spartiacque tra “un prima e un dopo, che assesta un duro colpo al tentativo dei vari paesi di eliminare l’attuale moratoria globale sulla caccia commerciale alle balene”.

 

Durante la lettura della sentenza, il presidenteTomka ha affermato che secondo le prove presentate dalle parti, il Giappone ha implementato la caccia così detta “scientifica” in Antartide per motivi logistici e politici piuttosto che scientifici.

Di conseguenza, il Tribunale ha ordinato la revoca di tutti i permessi di caccia “scientifica” alla balena nell’Oceano Australe, nonché l’emissione di nuovi.

 

Storia della controversia legale

 

La causa ha inizio nel maggio 2010, quando il governo australiano presenta una denuncia contro il Giappone presso la Corte Internazionale di Giustizia per la mattanza di balene in Oceano Australe a fini ipoteticamente scientifici.

 

Nonostante sia una delle questioni più controverse della Commissione baleniera internazionale, la caccia “scientifica” del Giappone in Antartide prosegue da oltre 20 anni a causa della mancanza di meccanismi di controllo che rendano effettive le misure adottate.

La pressione del Giappone all’interno della Commissione per imporre i propri interessi è divenuta evidente nel 2010, quando una proposta che mirava a legalizzare la cosiddetta caccia a fini “scientifici” era sul punto di essere approvata se non fosse stato per la forte opposizione dell’ Australia e per il blocco dei paesi latinoamericani che fanno parte della IWC, blocco conosciuto come Grupo Buenos Aires.

Per José Truda, rappresentante del Centro per la Conservazione dei Cetacei in Brasile e dell’ Istituto Augusto Carneiro, la sentenza costituisce una grande conquista per la tutela delle balene nel sud del mondo. Tuttavia, ha  criticato  i paesi latinoamericani per “non essersi uniti a questo processo storico, perché avrebbe potuto esere un’ importante manifestazione di solidarietà emisferica.” Truda ha aggiunto che “ora è fondamentale che i governi della regione si impegnino attivamente per riformare la Commissione e per istituire nuovi santuari, lasciandosi alle spalle l’esperienza della caccia alle balene e per tutelare i cetacei come una ricchezza universalmente condivisa”.

 

Juan Carlos Cardenas, direttore del centro Ecocéanos, ha dichiarato: “E ‘una vittoria strategica per i nostri oceani e per i cittadini del mondo”.

 

In particolare per il latino-america che promuove una campagna a sostegno della causa australiana contro le attività annuali di caccia da parte dei giapponesi nelle acque antartiche. Questa decisione inappellabile della Corte genera un prima e dopo per la Commissione baleniera internazionale sferrando un duro colpo all’illusione del concetto di caccia “scientifica”, strumento che mira in realtà a porre le condizioni per l’eliminazione dell’attuale moratoria globale sulla caccia commerciale alle balene.

 

La sentenza, unita alle pressioni delle’opinione pubblica, costituisce un grande sostegno politico affinché il blocco degli stati latinoamericani (GBA) intraprenda delle azioni mirate a implementare la decisione della Corte nelle acque dell’Oceano Australe/Antartico, in difesa della pace, della cooperazione internazionale e e dei propri interessi strategici”.

 

Da parte sua Roxana Schteinbarg, coordinatrice dell’Istituto di Conservazione delle Balene in Argentina ha dichiarato che questa sentenza ha messo fine ai ripetuti abusi da parte del Giappone che sfidava le norme vigenti sulla caccia commerciale, violando tra l’altro, la integrità del santuario. La Schteinbarg ha aggiunto: “E’ un giorno memorabile, dobbiamo festeggiare ma dobbiamo anche continuare a lavorare con impegno tra i governi e la società civile in vista della prossima riunione della Commissione che si terrà il prossimo settembre in Slovenia per difendere con decisione la moratoria alla caccia commerciale dei cetacei. Questo sarà possibile solamente con la partecipazione del maggior numero di paesi con voce e voto e in questo senso l’America Latina ha un ruolo chiave come blocco più importante in seno alla IWC.

 

La crescente pressione del Giappone per imporre l’agenda baleniera

 

Nonostante questa vittoria, la pressione del Giappone per imporre i propri interessi continua a costituire una minaccia crescente. Si è visto nel 2010, quando una proposta che cercava di legalizzare la cosiddetta caccia “scientifica” nel Santuario dell’Oceano Meridionale stava per essere approvata, non fosse stato per la forte opposizione da parte dell’ Australia e del blocco dei paesi latinoamericani che fanno parte della Commissione.

In questo contesto Elsa Cabrera ha affermato che “la decisione della Corte a favore dell’Australia è il risultato di anni di lavoro da parte di vari paesi e delle organizzazioni della società civile che non hanno mai ceduto di fronte alle pressioni all’interno della WIC per legittimare operazioni di caccia che violano la moratoria e il santuario delle balene. Oggi la Corte ci ha dato ragione. ”

Ma Cabrera ha affermato che la malafede del Giappone non si limita alla caccia “scientifica” alle balene. La sua politica aggressiva orientata ad imporre la sua agenda baleniera ha incluso durante più di un decennio la compravendita di voti di paesi che si uniscono alla Commissione per appoggiare il Giappone in cambio di programmi di finanziamento alla pesca e tangenti a funzionari governativi nei Caraibi e in Africa occidentale, documentati in video da indagini sotto copertura. A questo proposito, la ambientalista ha aggiunto che “è necessario affrontare la questione con lo stesso rigore con cui si è ha affrontata la cosiddetta caccia alle balene per fini scientifici in Antartide, dal momento che dopo questa sentenza il Giappone potrebbe aumentare i suoi sforzi per prendere il controllo della Commissione con metodi altrettanto riprovevoli”.

Tradotto da Eleonora Albini