La contestata via d’acqua nei parchi dell’ovest milanese non si farà più. Non è ancora una certezza certificata, poiché bisogna attendere il nuovo progetto esecutivo, ma è da fantapolitica pensare che il Commissario Unico per Expo 2015, Giuseppe Sala, possa tornare indietro rispetto a quanto dichiarato ufficialmente ieri, cioè: “Stiamo valutando la revisione di una parte del progetto delle ‘Vie d’Acqua’, in particolare con riferimento al tratto ‘Sud’. Nel nuovo disegno la realizzazione dovrebbe limitarsi ad una pura opera idraulica che non interessa i parchi della corona urbana Ovest di Milano” (vedi comunicato stampa).

Insomma, è lecito affermare che la mobilitazione dei cittadini, dei comitati, degli ambientalisti, dei No Canal ha vinto. Ma con loro ha vinto anche il buon senso e Milano. Ed è importante, anzi decisivo, sottolineare questo punto, perché altrimenti si finisce per accreditare e alimentare la grottesca tesi secondo cui il canale di cemento nei parchi non si fa perché una minoranza estremista dei comitati avrebbe imposto con la prevaricazione il blocco dei cantieri. Una tesi in circolazione da qualche giorno e rilanciata purtroppo anche ieri dallo stesso Sala, che parla addirittura di “atti di illegalità, come azioni vandaliche e sabotaggi”.

Insistere su questi discorsi per motivare la rinuncia al canale nei parchi sarebbe però un errore madornale, perché aggiungerebbe danni ai danni. E per molteplici ragioni.

Anzitutto, perché questa tesi racconta una storia non vera, come dimostra peraltro il fatto che le critiche contro il progetto si sono allargate in città proprio in queste ultime due settimane, coinvolgendo noti estremisti come l’editorialista di La Repubblica, Ivan Berni (vedi suo articolo), il Presidente della Commissione Ambiente del Consiglio comunale, Carlo Monguzzi del PD, o associazioni come Fiab-Ciclobby.

In secondo luogo, perché se fosse vero che il potente Commissario Unico di Expo 2015 S.p.A. ha rinunciato a un’opera, considerata fino a due giorni fa strategica e imprescindibile, soltanto perché una piccola minoranza dei comitati non voleva fare accordi e si dedicava al sabotaggio, allora dovrebbe dimettersi immediatamente dal suo incarico per manifesta incapacità.

Infine, la ragione più importante. Nella vicenda della via d’acqua, che in realtà è più corretto chiamare canale di cemento, perché a questo era ridotto rispetto ai proclami originari del 2008, ormai non era in gioco soltanto l’integrità di quattro parchi milanesi (Parco delle Cave, Boscoincittà, Parco Pertini, Parco di Trenno), ma anche il rapporto tra il Sindaco e la città, tra l’esperienza amministrativa arancione e i cittadini e le cittadine che nel 2011 avevano votato per voltare pagina rispetto al ventennio delle destre. E da questo punto di vista sarebbe davvero incomprensibile se la maggioranza che amministra la città non valorizzasse lo stop al contestato canale come un’occasione per rianimare un rapporto che ultimamente si era un po’ guastato.

Nel mio intervento alla vigilia della manifestazione dei comitati del 16 febbraio scorso (È ora di ascoltare la giusta protesta) avevo espresso il mio convincimento che, arrivati a questo punto, al Sindaco Pisapia non rimanessero che due opzioni: fare l’opera comunque, anche con l’uso delle forze dell’ordine, oppure modificare il progetto della via dell’acqua. Ebbene, mi pare evidente che l’amministrazione cittadina abbia scelto la seconda opzione, perché non c’è dubbio che la decisione di Expo 2015 S.p.A. di ieri sia il frutto del pressing del Comune e dell’indisponibilità del Sindaco di chiedere l’intervento dei reparti mobili di polizia e carabinieri contro i cittadini. Forse è poco, forse è tanto, chissà, ma rimane il fatto che vi è una certa differenza con i tempi quando a Palazzo Marino comandava De Corato e ogni problema veniva trasformato in questione di ordine pubblico da risolvere a manganellate.

Anche per questo, anzi soprattutto per questo, sarebbe una sciocchezza se continuassero a circolare certe storie su minoranze estremiste e sabotaggi. Hanno vinto i No Canal e con loro ha vinto tutta Milano, perché i parchi sono salvi dalle ruspe e perché nessuna opera è stata imposta con la forza. Poi, domani è un altro giorno e ci sarà non soltanto da definire il progetto alternativa e definitivo, ma anche da ricostruire il rapporto di fiducia tra amministrazione e cittadini dei quattro parchi.