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Un’opportunità “storica” fondata sulla certezza che “la collaborazione, la buona fede e la serietà con le quali si affrontano i temi trattati produrranno prosperità e felicità per entrambi i popoli”: così i governi di Port-au-Prince e Santo Domingo hanno definito i colloqui intrapresi nella località di frontiera di Jimaní “su argomenti lungamente attesi dai due paesi”.

Nella riunione di ‘alto livello’, a cui ha perso parte anche il ministro della diplomazia di Caracas, Elías Jaua, il ministro della presidenza dominicano Gustavo Montalvo, ha sottolineato le priorità per il suo governo: una maggiore cooperazione con Haiti per combattere il contrabbando e il furto di bestiame e veicoli. Ma la “grande minaccia”, ha sottolineato, è costituita dall’insicurezza legata al narcotraffico e la scarsa comunicazione esistente fra i sistemi giudiziari dei due paesi.

Sulla questione migratoria – tema centrale dei colloqui – Montalvo ha dichiarato che il dibattito sarebbe progredito: Haiti sarebbe disponibile a fornire la documentazione richiesta per ‘regolarizzare’ i lavoratori dominicani sul suo territorio e Santo Domingo avrebbe già disposto un nuovo visto per gli haitiani in terra dominicana, sia lavoratori che studenti.

In quanto al piano di ‘regolarizzazione’ al vaglio di Santo Domingo dopo la sentenza 168-13 del Tribunale Costituzionale che ha disposto la “de-nazionalizzazione” dei dominicani nati da parenti stranieri in situazione “illegale” – sono a rischio 250.000 haitiani – “i preparativi sono molto avanti” ha detto ancora Montalvo.