Si è celebrato a Torino nei giorni 31 gennaio, 1 e 2 febbraio 2014 presso il Centro Sereno Regis il XXIV Congresso del Movimento Nonviolento, ne parliamo con Mao Valpiana, riconfermato Presidente del Movimento.

 Un congresso caratterizzato da continuità e rinnovamento. Ce lo puoi raccontare un po’?

Oltre cento i partecipanti provenienti da ogni parte d’Italia, dal Friuli alla Sardegna, dal Trentino alla Puglia, con due delegazioni anche dalla Svizzera e dal Belgio.

E’ stato Nanni Salio a fare gli onori di casa a nome del Centro Sereno Regis, una delle eccellenze culturali e strutturali della nonviolenza italiana, che ci ha ospitati nei tre giorni. L’apertura pre-congressuale, con un partecipato dibattito, è stata dedicata al tema dell’Europa, anche in vista del prossimo appuntamento elettorale. La prospettiva di un esercito europeo (che sostituisca gli attuali 28 eserciti nazionali) e la creazione dei Corpi civili di pace europei, strumenti utili per la nuova Europa che immaginiamo, come potenza di pace, federale e solidale, sono stati i temi affrontati.

I lavori congressuali si sono concentrati sulla definizione della politica nonviolenta per i prossimi anni: sarà la campagna per il disarmo (cioè l’impegno per togliere spese dal settore militare e spostare gli investimenti sui bisogni sociali) l’asse portante delle iniziative del Movimento.

Il dibattito nelle quattro commissioni di lavoro (disarmo/difesa, democrazia/politica, diritti/doveri, decrescita/semplicità volontaria) e in plenaria, è stato di ottima qualità, segno che la riflessione e la maturazione nel Movimento Nonviolento danno buoni frutti.

A detta di tutti i presenti e degli osservatori il Congresso è andato molto bene, e questo evidentemente è un risultato collettivo. C’è stato un lavoro di preparazione che ha coinvolto le realtà territoriali, veri centri di elaborazione e punti di forza del Movimento.

Il Congresso si è concluso con l’elezione degli organi collegiali: il Comitato di Coordinamento vede per la prima volta una maggioranza al femminile e giovanile (senza dover scomodare “le quote rosa” o  “il nuovo che avanza”…), ed anche un rinnovato Direttivo. Il clima positivo e sereno nel quale si lavora è dovuto ad una stima e fiducia reciproca, che abbiamo costruito nel tempo e che è uno dei doni più preziosi che si trovano nel nostro Movimento.

 Qual è la realtà attuale del Movimento Nonviolento, quali i numeri che il congresso ha fotografato?

Partiamo da Azione nonviolenta, la nostra rivista, che è giunta proprio in questi giorni ai suoi 50 anni. E’ tempo di bilancio. I contenuti sono sotto gli occhi di tutti, e ciascuno può giudicare. Del suo futuro possono parlare solo gli “abbonati”, cioè quei 646 che hanno voluto essere i “proprietari” della rivista. La sua “tenuta” è certamente un’aspetto positivo della mia direzione, che data dal 1982.  Abbiamo inoltre consolidato la nostra presenza sui social-network, con tre pagine su fb: “Movimento Nonviolento” 2.771 seguaci, “Azione nonviolenta”  558 seguaci (ma è qualla che riusciamo ad aggiorare meno) e Aldo Capitini 1347

Oltre AN, altri punti di forza del MN sono sempre state le sedi (intese come sedi fisiche di proprietà o in gestione del MN).

Brescia, Torino, Verona, sono le tre sedi ormai storiche…. acquisite negli anni 70/80 hanno svolto per noi una funzione fondamentale.

Questa mole di attività, ed il patrimonio complessivo del MN, potrebbe sembrare enorme e sovradimensionata rispetto all’esigua entità del MN: nel 2013 solo 177 iscritti. Certo, non abbiamo mai fatto proselitismo, sappiamo bene che l’adesione al MN è un fatto di coscienza, un’adesione personale, impegnativa e intima alla Carta. Tuttavia, diciamo anche che in 177 non ce la possiamo fare a reggere il peso dei tanti impegno che amici e simpatizzanti del Mn ci caricano sulle spalle.  Chi ha delle aspettative, deve anche assumersi la responsabilità di tali aspettative: l’obiettivo dev’essere quelle di almeno raddopppiare gli iscritti, come dovremo almeno raddoppiare gli abbonati…

Il terzo punto di forza del MN (ma forse il primo in termini di importanza) è quello rappresentato dai gruppi, dai centri territoriali.  Un risultato importante di questi tre anni, è stato il veder crescere fino a diventare “centro” i gruppi di Fiumicino, di Modena, di Bari. Sono tre realtà il cui contributo sostanziale si è subito sentito: il centro di Fiumicino ha dato vito alla Biblioteca della nonviolenza e all’attività del gruppo giovani del MN; il centro di Modena si è assunto la responsabilità di ospitare la Festa dei 50 anni di Azione nonviolenta; il centro di Bari ha realizzato convegni importanti e contribuito al percorso contro la militarizzazione delle Murge.

Come vede il Movimento Nonviolento il futuro prossimo?

Dal 1948 la spesa militare in Italia è sempre cresciuta in termini reali e proprio negli ultimi vent’anni, secondo la base dati della spesa pubblica per funzioni pubblicata dall’Istat, l’Italia ha registrato un aumento di quasi il 25% in termini reali per la sola Funzione Difesa.

La disoccupazione ha superato il 12% e quella giovanile il 40%, più di 9 milioni e mezzo di famiglie (quasi il 16% della popolazione) vivono al di sotto della soglia di povertà e quasi 5 milioni di persone ”non sono in grado di sostenere la spesa mensile minima necessaria per acquisire i beni e i servizi considerati necessari per condurre una vita minimamente accettabile”. L’Italia è l’unico paese dell’area OCSE che dal 1995 non ha aumentato la spesa per studente nella scuola primaria e secondaria “mentre negli altri paesi è aumentata in media del 62%” e nel quale si mette pesantemente a rischio la sicurezza degli studenti perché “quasi la metà degli edifici scolastici non possiede le certificazioni di agibilità, più del 65% non ha il certificato di prevenzione incendi e il 36% degli edifici ha bisogno d’interventi di manutenzione urgenti”. Insomma un paese alla deriva che deve continuare a stringere la cinghia”! …..

Ma nonostante questo fosco panorama, noi dobbiamo tenere aperta la speranza e la fiducia che le cose possono cambiare in meglio. Questo è sempre possibile, anche se ora può apparire difficilissimo. Forse il cambiamento non lo vedremo noi, ma è nostro compito tenere accesa la “fiammella della nonviolenza”, dalla quale un giorno potrà propagarsi quell’incendio necessario che può venire dalla “forza dell’amore e della verità” (Gandhi). La crisi in atto richiede l’impegno di tutti. Non possiamo aspettare che sia l’Europa, o il governo, o i partiti, a proporre le soluzioni; è dal basso che deve iniziare il cambiamento.

 L’accento è ancora sul disarmo; però mi ha colpito il riferimento al “disarmo personale”: cosa si vuole intendere con questo?

Lo avevo già detto nel mio intervento finale dalla Rocca di Assisi, il 25 settembre 2011, alla conclusione della Marcia Perugia-Assisi nel cinquantesimo anniversario della prima Marcia di Capitini: “La vera marcia, lo sappiamo, comincerà questa sera, quando ognuno di noi tornerà nella propria casa con l’impegno di realizzare il programma politico nonviolento:  pace e fratellanza.  Per cominciare, dobbiamo partire da noi stessi, ognuno di noi deve fare il proprio disarmo. Un disarmo unilaterale, un disarmo culturale. Fare cadere i muri dentro le nostre teste. Spezzare il proprio fucile. Non aspettiamo che siano gli altri a disarmare,  incominciamo noi!

Questa è la chiave della nonviolenza:  partire dalla propria esperienza, mettere in gioco la propria vita.  Questo è l’orizzonte che ci ha mostrato Aldo Capitini, questo è il varco attuale della storia che Capitini ha indicato dalla Rocca di Assisi cinquant’anni fa. Il Movimento Nonviolento, da lui fondato, prosegue il cammino nella direzione di una politica nonviolenta per l’opposizione integrale alla guerra”.

Saremo credibili nel chiedere il disarmo degli Stati, se già oggi noi iniziamo a praticare il disarmo personale, cioè non collaborare con le strutture che rendono possibile la guerra: armi ed eserciti. Così la strada dell’obiezione di coscienza è aperta davanti a noi.

Il congresso parla degli “altri viventi”, ma, curiosamente, non parla di un tema caro agli umanisti, l’Essere Umano: in questo momento storico caratterizzato dall’ideologia dell’ “homo hominis lupus” non senti l’esigenza, per i nonviolenti, di chiarire di che esse umano stiamo parlando? E quale definizione viene da dare?

Quella degli “altri esseri viventi” è una specificazione che abbiamo voluto fare per esplicitare una sensibilità ormai diffusa nell’ambito del Movimento. L’attenzione al mondo animale e all’alimentazione. Non è una novità, già Capitini, nei suoi scritti, affrontò con lucidità e lungimiranza il rapporto tra l’uomo ed il creato, evidenziando le nostre responsabilità verso ogni forma vivente o non vivente che la natura esprime. Per questo la Mozione dice che è nostro impegno “creare un futuro disarmato, per la pace tra gli uomini, con la natura ed ogni essere vivente”.

Ma il nostro orizzonte, resta in quello che è scritto nella Carta del Movimento: “lo scopo della creazione di una comunità mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti”.

L’Essere Umano cui si riferiscono gli umanisti, è per noi nonviolenti il soggetto della definizione stessa di nonviolenza: “La nonviolenza è l’apertura all’esistenza, allo sviluppo, alla libertà, di ogni essere”. Oggi questo Essere Umano, insieme a tuta la Natura, è messo in pericolo dagli armamenti e dalla preparazione della guerra: per questo il disarmo è la via che vogliamo intraprendere.

Le recenti vicende politiche sono state caratterizzate dall’elezione inaspettata di Renato Accorinti a Sindaco di Messina; un militante storico della nonviolenza che diventa sindaco; il quale ha fatto alcuni gesti clamorosi proprio in occasione della festa delle Forze Armate. Come mai il Sindaco di Messina non è mai citato nei materiali del Congresso?

Il Sindaco di Messina, Renato Accorinti, è per noi innanzitutto un amico e un iscritto al Movimento. A lui, e alle sue iniziative antimilitariste, abbiamo dedicato ampio spazio sia sulla nostra rivista “Azione nonviolenta”, sia nel nostro sito www.nonviolenti.org. Anzi, ci auguriamo che Renato sia nostro ospite il 25 aprile all’ “Arena di Pace e Disarmo” come testimonianza che si possono servire le istituzioni con la nonviolenza, per il bene di tutti. Potrà essere un esempio per tanti Sindaci.