Un rapporto appena uscito e inedito in Italia del Pentagono fotografa i problemi e gli errori collegati alla produzione dei caccia che il nostro Paese si è impegnato ad acquistare (o potrebbe aver già acquistato). In anteprima per Altreconomia.

Continuereste a dire di sì ad un progetto problematico, sia dal punto di vista tecnico sia dei costi, senza metterlo davvero e sensatamente in discussione? Eppure è quello che succede all’Italia, e non solo, con il programma Joint Strike Fighter dei cacciabombardieri F-35.

L’ennesima bocciatura arriva dal Rapporto al Congresso USA di Michael Gilmore, il DOT&E del Pentagono cioè il Direttore della sezione di test operativi e valutazione del Dipartimento della Difesa Statunitense. Il documento viene pubblicato ogni anno e riguarda lo stato tecnico e procedurale delle acquisizioni armate statunitensi. Altreconomia ha potuto analizzare in anteprima la sezione dedicata all’F-35.

Dai software ai sistemi di missione, dalla struttura al peso, dalla dotazione in armi al cosiddetto Helmet-Mounted Display System. Il giudizio del Pentagono è lapidario: “Le performance riguardanti l’operatività complessiva continuano ad essere immature e si basano fortemente su supporto e soluzioni proposte dall’industria che sono inaccettabili per operazioni di combattimento. La disponibilità di velivoli e le misure di affidabilità tassi di manutenzione suon tutte sotto gli obiettivi che il Programma si era dato per questo punto del proprio sviluppo”.


L’approfondimento in anteprima integrale è sul sito di Altreconomia

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