foto da http://www.telam.com.ar

“Gli abitanti di Lampedusa sentono il dolore e la vergogna e, ora più che mai, pretendono l’attenzione della politica”: monsignor Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes, parla con la MISNA delle proteste che oggi hanno segnato la visita nell’isola dei massimi rappresentanti del potere esecutivo in Italia e in Europa.

Prima che la delegazione guidata dal primo ministro Enrico Letta e dal presidente della Commissione UE Manuel Barroso entrasse nell’hangar dove sono sistemate le bare delle vittime del naufragio di giovedì, un gruppo di abitanti ha urlato “Vergogna! Vergogna!”. La stessa parola utilizzata da Papa Francesco all’indomani di una tragedia che, stando agli ultimi bilanci, ha causato almeno 296 morti.

Secondo monsignor Perego, tornato oggi da Lampedusa dopo aver partecipato a due giorni di incontri insieme con i rappresentanti e i volontari della Caritas, la rabbia degli abitanti è conseguenza della latitanza e delle scelte sbagliate della politica. “Di fronte a flussi massicci che coinvolgono quest’anno non solo il Nord Africa ma anche il Medio Oriente e il Corno d’Africa – sottolinea il direttore di Migrantes – serve un’attenzione diversa sia a livello italiano che europeo”. A Lampedusa monsignor Perego ha visitato il Centro di accoglienza, una struttura fatiscente dove sono stipate 928 persone a fronte di una capienza di poco superiore alle 250. “Quasi l’80% dei migranti – sottolinea il direttore di Migrantes – proveniva da soli tre paesi: 360 erano siriani, 260 eritrei e 186 palestinesi”.

Durante la visita nell’isola Letta ha annunciato per oggi “un intervento importante sul tema dei rifugiati” da parte del Consiglio dei ministri. Barroso ha invece detto che “l’Europa sta con la gente di Lampedusa e con l’Italia” e che “l’Europa non può voltarsi dall’altra parte quando ci sono barconi che stanno affondando”.

Eppure, sottolinea monsignor Perego, il naufragio di giovedì conferma dubbi emersi già da tempo. “La politica non deve limitarsi a presidiare i confini – dice il direttore della Fondazione Migrantes – ma ha il compito di assicurare il controllo delle rotte e dei viaggi in mare; è strano che un barcone affondi a poche decine di metri dalla costa senza che nessuno se ne accorga”.

Secondo monsignor Perego, le politiche sulle migrazioni devono guardare lontano. “Una delle priorità – dice – è rilanciare la cooperazione internazionale: in Italia si è passati da stanziamenti di 600 a 100 milioni l’anno, nonostante sia uno strumento essenziale affinché i giovani non siano costretti a partire e possano trovare condizioni di vita dignitose nei loro paesi d’origine”. Un altro aspetto importante riguarda le norme UE contenute nel Regolamento di Dublino, il cosiddetto Dublino 3. “L’asilo deve essere garantito all’interno di una casa comune europea – sottolinea monsignor Perego – tutelando il diritto alla mobilità dei migranti che hanno dovuto presentare domanda nel primo paese d’arrivo”.