Il governo del presidente Nicolás Maduro continuerà a portare avanti la politica di espropriazione delle terre coltivabili appartenenti a latifondi improduttivi e conta di nazionalizzare prossimamente fino a 265.000 ettari: a riferirlo è stato il presidente dell’Istituto nazionale delle terre (Inti), William Gudiño, ricordando che sotto il governo del defunto Hugo Chávez (1999-2013) sono stati ben 3,6 milioni gli ettari di lotti espropriati.

La priorità dell’Inti, ha detto Gudiño all’emittente Vtv, resta comunque quella di far tornare produttive le terre nazionalizzate, “e – ha detto – ciò richiede uno sforzo enorme”. Ha ammesso che questa politica è stata rallentata da problemi relativi al finanziamento dei programmi, a prolungate stagioni delle piogge, ma anche a dispute per il possesso della terra che hanno coinvolto le comunità indigene. “È necessario integrare il lavoro dell’Inti con la banca sociale agraria, perché alcuni hanno titoli di proprietà ma non abbastanza crediti” ha aggiunto l’alto funzionario.

In occasione della Giornata internazionale dei popoli indigeni del 2012, l’allora vice-presidente e attuale ministro degli Esteri Elías Jaua ha riferito che dal 2004 sono stati distribuiti fra i 51 popoli originari del Venezuela titoli di proprietà su 1,81 milioni di ettari di terre coltivabili. La cifra equivale a circa il 6% dei 30 milioni di lotti adatti all’agricoltura, all’allevamento e allo sfruttamento forestale che conta il paese e alla metà di quelli espropriati dallo stesso 2004. Secondo l’ultimo censimento nazionale del 2011, dei 28,9 milioni di abitanti, 725.128 si definiscono indigeni.