foto Gabriela Amaya

Serve una strategia nazionale per mettere fine all’applicazione della legge antiterrorismo risalente al regime di Augusto Pinochet (1973-1990) e all’impunità per le violenze contro il popolo nativo Mapuche: è l’esortazione giunta dal relatore speciale dell’Onu sui diritti umani Ben Emmerson al termine di una visita di due settimane in Cile, su invito del governo.

All’esecutivo Emmerson ha formulato tre raccomandazioni per trovare una soluzione alla crisi che colpisce il popolo indigeno che dagli anni ‘90 si scontra con gli interessi delle grandi imprese agricole e forestali nelle regioni meridionali di Biobío e Araucanía chiedendo il rispetto dei propri territori ancestrali. Un conflitto che ha comportato vittime, principalmente fra i nativi, oltre ad arresti e detenzioni giustificate con la legge antiterrorismo.

Se il Cile attualmente “non si fronta di fronte a una minaccia terroristica significativa nel suo territorio” ha detto il relatore dell’Onu, deve invece “adottare con urgenza una strategia entro un lasso di tempo definitivo e relativamente breve” per risolvere il problema dei Mapuche. Se così non sarà, “questa situazione potrebbe evolversi rapidamente e degenerare in disordini e violenza generalizzata” poiché il contesto attuale è “potenzialmente esplosivo”.

Ad attivarsi non deve essere il solo governo ma anche una commissione ‘ad hoc’ che tenga come assunto di fondo la necessità di prevedere la restituzione delle terre, il riconoscimento dei diritti dei Mapuche e la fine della discriminazione nei loro confronti, “istituzionale e giudiziaria”. In questo senso, l’applicazione della legge antiterrorismo, ha sottolineato Emmerson, “è diventata parte del problema e non della soluzione”.

Con 600.000 individui, i Mapuche sono la principale etnia del Cile, ma sono ancora costretti a vivere in condizioni di povertà principalmente in comunità rurali. Per il prossimo governo che si insedierà nel marzo 2014, dopo le elezioni di novembre, la questione Mapuche – ha concluso Emmerson – dovrà essere una “prioirità politica”.