“Takism è ovunque, ognuno di noi è un albero di Gezi Park” . Questo è il tweet incriminato che ha causato l’arresto la notte scorsa di 29 giovani a Smirne. Secondo l’Anatolia News Agency, i 29 sono stati accusati di utilizzare i social media per “istigare l’odio e l’animosità pubblica”. La polizia, che ha usato gli indirizzi IP per rintracciare gli indirizzi dei 38 giovani indagati, è stata in grado di identificarne e arrestarne 24 e poi altri 5 durante le incursioni di ieri notte a Smisne.

Il partito all’opposizione, Chp (Partito Popolare Repubblicano) ha annunciato di aver inviato degli avvocati per sostenere i 29 sotto custodia con l’accusa di aver inviato il tweet per “invitare la gente a unirsi alle proteste”, indicando dove incontrarsi, dove erano le forze di polizia e cosa stessero facendo. Gli avvocati hanno affermato che i giovani, tra i 19 e i 25 anni, non si conoscono tra loro, ma per qualche motivo il caso è finito nelle mani della divisione per i crimini organizzati. La polizia sta ancora cercando 9 persone per aver violato le leggi TCK 214 e 217 relative all’istigazione pubblica a un crimine e istigazione pubblica a disobbedire alle leggi.

L’uso di twitter durante gli scontri è aumentato in maniera vertiginosa, di pari passo alle proteste che si stanno propagando in tutte le principali città della Turchia, e i tweet non si sono fermati neanche dopo che il premier turco ha accusato Twitter di essere una “minaccia per la società” e il “miglior esempio di menzogna”. Uno studio del Social Media and Political Participation Lab dell’Università di New York, pubblicato sabato, ha affermato che l’uso di Twitter come risposta alle proteste è stato “fenomenale ed unico” e che circa il 90% dei tweet riguardanti le rivolte provenivano proprio dalla Turchia. In confronto alle rivolte egiziane, in cui solo il 30% dei tweet provenivano dal paese, è un fenomeno di enorme portata.

Molti hanno lamentato il fatto che l’accesso ai social media è stato limitato o bloccato in alcune aree di Istanbul (a Piazza Taksim è stata bloccata la connessione wi-fi), ma l’Autorità per la regolamentazione delle telecomunicazioni turca ha ribattuto che i problemi di accesso ai social sono dovuti all’aumento del traffico e non a un blocco ufficiale, che invece richiederebbe un’ordinanza del tribunale.