Quando Susanna mi ha presentato Claudio, grosso modo due anni fa, non ho capito, naturalmente, che mi aveva presentato un mito della mia giovinezza. E’ stato solo ne trascorrere di una piacevolissima serata che ho capito che avevo conosciuto Claudio Rocchi e che siamo diventati immediatamente amici, in uno scambio intensissimo quanto breve di emozioni, opinioni, giochi e poi di mail.

La cosa è continuata con una intervista  su cambiare il mondo con la musica, una delle tante cose che ci accomuna, come la spiritualità, la curiosità, la voglia di cambiar il mondo.

Per me Claudio, anche prima di conoscerlo, è stato uno dei simboli di quella generazione un po’ “a lato del ’68” che non si è immischiata nelle grandi battaglie della guerra fredda ma ha cercato un’altra via alla soluzione dei problemi del mondo: una via più dolce e più spirituale, una via più umana.

Quando gli ho chiesto di scrivere qualcosa per Pressenza per la partenza di Ravi Shankar mi ha risposto con una divertente testimonianza del grande maestro di sitar. Eravamo rimasti di poter contare su di lui per commenti su musica e società da pubblicare su Pressenza.

Ora Claudio è partito per quell’insondabile viaggio negli altri spazi e negli altri mondi. Sicuramente a bordo di un’astronave dove non mancavano gli elementi spirituali e umani per fare una buona navigazione. Ci vediamo laggiù, ciao.

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Chi non conosceva abbastanza Claudio Rocchi può mettersi in pari sul suo bellissimo sito http://www.claudiorocchi.com/homepage.html