Il 28 maggio si è tenuto nella Sala Alessi di Palazzo Marino il quarto incontro pubblico “La città delle donne e la partecipazione”. Puoi raccontarci i principali temi toccati e i progetti lanciati in questa occasione?

Il tema di questa quarta assemblea delle donne era la PARTECIPAZIONE

La nuova amministrazione, d’altra parte, è stata eletta proprio grazie ad una straordinaria partecipazione dei e delle milanesi.

Che questo sia il tema all’ordine del giorno lo dimostra anche la grande astensione che si è evidenziata nelle ultime elezioni amministrative.

La politica ritornerà ad avere dignità solo se saprà coinvolgere i cittadini e le cittadine nella costruzione delle scelte da compiere.

Da due anni centinaia di donne si sono incontrate, nelle stanze di Palazzo Marino, per affrontare quei temi che hanno ritenuto prioritari e cioè: il lavoro, la salute, la necessità di spazi, la qualità della vita.

A scadenze semestrali le donne di Milano si rincontrano per fare il punto sul lavoro fatto e sui traguardi ottenuti dai vari “Tavoli delle Donne” nati proprio dalle assemblee pubbliche.

Nel quarto incontro si sono presentati i progetti elaborati dal Tavolo Consultori per lanciare una piattaforma politica e di mobilitazione che richiami l’attenzione sulla necessità di ricreare un movimento di opinione e di difesa della legge 194 (istituiva de Consultori), e della sua applicazione concreta.

Il Tavolo delle Giardiniere dopo molti incontri con amministratrici di “città virtuose”, ambientaliste ed ambientalisti ha presentato un’ipotesi, concordata con la Zona 7, di utilizzo sostenibile dell’area Piazza d’Armi ora in abbandono, avente come obiettivo un suo riuso agro-silvo-pastorale.

Grazie al lavoro del Tavolo Spazi l’amministrazione ha deliberato di concedere un ampio spazio dove istituire “La Casa delle Donne”.

Queste e altre tematiche relative alla necessità di rendere fattiva la presenza delle donne nello spazio pubblico segnalano che Milano potrà diventare la città delle donne, di cui parlava il programma di Pisapia, solo con una partecipazione attiva che sappia intrecciarci realmente con le scelte politiche dell’Amministrazione.

Come valuti il percorso iniziato due anni fa, nell’atmosfera entusiasta seguita alla vittoria di Pisapia?

Penso che come tutti i grandi progetti, anche quello della partecipazione democratica, proprio perché inedito, sia un percorso faticoso. Come nelle relazioni amorose, passata la fase dell’“innamoramento”, le difficoltà riguardano la costruzione del percorso comune.

I Tavoli delle Donne mi sembrano una delle forme più vive e concrete che si siano realizzate finora. E non mi sembra strano che proprio dalle donne venga questo esempio di concretezza, tenacia e costanza che non vedo in altri soggetti sociali.

Cosa si può fare a tuo parere per avanzare sulla strada della partecipazione e di un rapporto più stretto e diretto tra elettori ed eletti?

E’ difficile rispondere. La prima cosa da fare però è la disponibilità ad ascoltarsi sia da parte delle istituzioni che da quella dei cittadini.

L’ascolto ha bisogno di tempo e spesso le istituzioni hanno scadenze che urgono; d’altra parte gli elettori e le elettrici faticano a trovare il tempo e l’energia per insistere a farsi ascoltare.

So però che se noi non sapremo concretizzare in azioni e scelte quel bisogno di partecipazione che ha mobilitato la città due anni fa contribuiremo a coltivare la disillusione e la sfiducia nei confronti della politica e della possibilità di cambiare le cose.