cartina: CIA

I ribelli della Cabinda, in armi contro il governo da decenni prima di firmare un cessate-il-fuoco nel 2006, hanno deciso di rinunciare alla lotta armata. Lo riferisce il quotidiano Jornal de Angola secondo cui il Fronte per la liberazione dell’enclave della Cabinda (Flec) intende negoziare un accordo di pace che ponga fine al conflitto in corso da 40 anni.

Secondo il quotidiano, a confermare la decisione dei vertici del movimento è un comunicato che porta la firma del capofila della ribellione Nzita Tiago. “Siamo pronti a fare concessioni ai nemici di ieri e avversari di oggi. In questa nuova era, avvieremo un dialogo con il governo angolano” avrebbe sostenuto Tiago.

Dal canto suo, Osvaldo Franque Buela, portavoce del Flec ha affermato che “la Cabinda può esistere nella grande nazione angolana senza rinunciare alla propria identità” e che il gruppo intende avviare un dialogo per una “autonomia negoziata”.

Da oltre 30 anni diversi movimenti armati si battono per l’indipendenza della Cabinda, enclave angolana situata tra la Repubblica del Congo e la Repubblica democratica del Congo, piccola provincia estesa su una lingua di territorio di appena 7000 chilometri quadrati, ma ricca di giacimenti di idrocarburi e abitata da circa 300.000 persone, in larga parte costrette a vivere in povertà.