Quanto sta accadendo nella politica italiana mostra più che mai la necessità della trasformazione della democrazia formale in una democrazia reale. Per la prima volta nella breve storia della Repubblica italiana un Presidente è stato rieletto. Questo non va contro la lettera della Costituzione, ma probabilmente contro il suo spirito. La preoccupazione insita nella Costituzione italiana è infatti garantire la democrazia, evitando la formazione di poteri forti nelle mani di pochi, come potrebbe esserlo un Presidente della Repubblica che rimanga in carico per 14 anni. Giorgio Napolitano non lo voleva, lo aveva dichiarato in diverse occasioni, ma una situazione straordinaria –  l’impossibilità di formare un governo e di eleggere un nuovo Presidente –  lo ha costretto ad accettare la ricandidatura.

Ascoltando il suo discorso di insediamento era impossibile non avere una sensazione contraddittoria e ambigua. Da una parte come non riconoscere la chiarezza delle sue idee e la forte preoccupazione e amore verso la Repubblica e la democrazia? Nelle sue parole echeggiavano i ricordi degli orrori del totalitarismo, dell’incubo della seconda guerra mondiale, del caos e dell’arbitrio, dei momenti più oscuri della nostra storia. Si comprendevano la grande conquista che è l’attuale sistema democratico e le profonde idee espresse nella Costituzione e conquistate con grandi sforzi durante secoli. Nel discorso si affermava la necessità di difendere queste conquiste da qualsiasi attacco e tentativo di degradazione.

D’altra parte questa commozione si scontrava con il panorama presente nell’aula del Parlamento:  la Banda Bassotti al completo applaudiva ad ogni parola del discorso, da perfetti masochisti anche quando il Presidente diceva loro che erano stati degli incapaci totali. I membri della Banda Bassotti hanno sempre litigato  ferocemente, affermando che era impossibile trovare un accordo, ma  erano ora tutti d’accordo e tutti felici. Il loro posto di lavoro e la loro impunità era salva, il sistema poteva continuare. Come d’altronde è stato in questi ultimi anni durante i quali, al di la delle apparenze, hanno continuato a difendere i loro interessi e soprattutto quelli delle banche, i veri vincitori, senza mai fare una riforma verso la distribuzione della ricchezza e verso una reale democrazia, senza mai toccare gli interessi degli intoccabili. Cosi tutti contenti, compresi i giornalisti, parte integrante dello show della politica e membri a tutti gli effetti della Banda, guardavano con scherno e denigrazione  i parlamentari del Movimento 5 stelle, vero pericolo per la loro sopravvivenza.

Questa contraddizione, questa ambiguità emotiva che serpeggiava nel Parlamento durante il discorso del Presidente si può risolvere comprendendo la differenza tra democrazia formale e democrazia reale, come chiaramente spiega Silo nel Documento Umanista. La democrazia formale di oggi, formale perché non permette di esprimere realmente e compiutamente la volontà popolare, nonostante i grandi limiti che ha, è una grande conquista dell’umanità e come tale va rispettata e protetta. Bisogna stare attenti agli attacchi degli ultimi anni a tutta l’attuale classe politica! Da che parte vengono questi attacchi? Da un reale intento di migliorare la democrazia attuale, come credo stiano facendo Grillo e il Movimento 5 stelle, o dalla nascosta intenzione di farla fuori e lasciare il potere direttamente alla Banca? Purtroppo questa sventurata direzione l’abbiamo potuta osservare con il governo Monti, diventato all’improvviso senatore a vita e poi Presidente del Consiglio, con una manovra favorita proprio da Napolitano.

Abbiamo la necessità di difendere la Costituzione, ma allo stesso tempo di avanzare verso una democrazia reale. Attualmente le vere decisioni non sono in mano alla gente, ma al capitale finanziario. La preoccupazione dei governi è fare le scelte che vanno bene alla Banca. Si dice: “Le Borse hanno accolto bene questa decisione piuttosto che quest’altra…”, mostrando chiaramente che la politica e gli interi stati, trasformati in aziende, sono al servizio di interessi sovranazionali e non della gente.

Caro Presidente Napolitano, la democrazia che Lei giustamente vuole difendere è messa in pericolo proprio da quelli che l’hanno applaudita, da coloro che ai limiti della legalità (o forse anche oltre) hanno gestito il potere politico negli ultimi anni. E forse i più vicini a questi ideali sono proprio coloro che nell’aula non hanno applaudito!