Nel corso delle ultime settimane molti hanno scritto sul caso SEA (aeroporti di Linate e Malpensa). Anche noi lavoratori di SEA Handling  desideriamo far sentire la nostra voce, in quanto primi ma forse non unici a rischiare di pagare personalmente e pesantemente.

Vogliamo rivolgerci all’opinione pubblica milanese e lombarda, poiché pensiamo che  questa questione riguardi non solo noi dipendenti, ma tutti.

SEA ha prodotto annualmente, anche negli ultimi periodi di profonda crisi per il settore aeroportuale, dividendi milionari per i suoi azionisti ed in primis per il Comune di Milano (più di 7 milioni di euro nell’esercizio 2011).

Non ci dilungheremo qui a dibattere  nuovamente vicende già note riguardanti la “sanzione” che la UE ha inflitto a fine 2012 a SEA Handling, consistente nella restituzione di 360 milioni di euro trasferiti dalla capogruppo SEA Spa alla sua controllata Sea Handling  dal 2002 al 2010,  perché definiti aiuti di Stato.

Tuttavia le  lavoratrici e i lavoratori di SEA H. sentono l’urgenza di fare chiarezza perché molti sono i punti oscuri e perché se la richiesta di sospensiva non fosse accolta sarebbe forte il rischio di fallimento.

Ci chiediamo, prima di tutto, come sia stato possibile per il management effettuare i trasferimenti di capitale senza considerare le conseguenze giuridico-amministrative che ciò avrebbe comportato e senza l’obiezione degli azionisti (Comune di Milano).

I dipendenti sono stati tenuti all’oscuro degli argomenti del ricorso e hanno appreso solo da un articolo del Messaggero che nel dossier SEA presentato a Bruxelles, il Presidente Bonomi accoglieva l’interessamento manifestato dalla società scozzese MENZIES a rilevare la SEA H.,  prospettando un esubero di più di 700 posti di lavoro e l’eventualita’ di tagliare le retribuzioni del 10%.

Abbiamo l’esigenza di conoscere la linea difensiva che è stata adottata presentando il ricorso a Bruxelles e di sapere quali sono gli argomenti su cui si basa. E’ stata richiesta una deroga o una diversa interpretazione della norma restrittiva, dato il peggioramento della congiuntura economica internazionale?

Perché il presidente Bonomi e gli azionisti di maggioranza escludono a priori la possibilità di un riassorbimento di SEA H. nella capogruppo con bilanci separati, indicandolo come una forma di elusione della sanzione UE?  L’eventuale vendita ad un privato annullerebbe automaticamente la sanzione?

Nel dossier SEA il presidente Bonomi prospetta la vendita a privati anche per dare un segnale di  “discontinuità” , come richiesto dalla Commissione Europea. Ma  l’acquisizione da parte del fondo F2i del 44% circa delle azioni SEA non costituisce già di per sé un forte segnale di discontinuità?

Proprio pochi mesi fa è stata tentata con  esito negativo la quotazione in Borsa di SEA. Il costo di questa operazione è stimabile in non meno di 4 milioni di euro. E’ normale che questi pesanti esborsi debbano gravare sulle spalle dei cittadini e dei dipendenti? In che misura si può parlare di scelte oculate e ben ponderate?

E ancora in tutta la vicenda i dipendenti SEA riscontrano una posizione in ombra del Comune di Milano quale principale azionista. A parte il ricorso presentato, in più occasioni il Comune si è dichiarato estraneo alle iniziative della Dirigenza SEA e non ha indicato chiaramente una strategia di tutela di un tale patrimonio economico e di competenze, cosi strategico per l’economia di Milano e della Lombardia. E questo proprio all’indomani della ratifica dell’Accordo di Programma che prevede possibili aumenti di tariffe e conseguenti aumenti di ricavi, soprattutto in vista dell’Expo 2015.

In conclusione, noi lavoratori tutti vogliamo fortemente, insieme alla proprietà (Comune di Milano e Fondo F2i), ricostruire un bene comune che appartiene alla città e che è un valore aggiunto della nostra metropoli e della regione Lombardia. Vogliamo valorizzare questo bene per la crescita economica di tutti i soggetti in campo (lavoratori, cittadini e utenti, indotto, investitori),  affinché tutti possano usufruire degli evidenti vantaggi.

Le lavoratrici e i lavoratori Sea Handling