Foto di fine viaggio

Daniel Tarozzi ha cominciato il suo giro in camper il 9 settembre ed ha terminato il 16 aprile scorso; un giro per scoprire l’Italia che cambia. Gli facciamo un’altra intervista. L’ultimo post del suo blog comincia cosi’:

A tutti quelli che si stanno deprimendo per la vergognosa classe politica che ci governa e per il ritornare di loschi figuri, a tutti quelli che crollano dallo sconforto accendendo la televisione e osservando le solite facce sempre più decadenti, un invito: uscite di casa. ESISTE UN’ALTRA ITALIA. Loro non vogliono raccontarcela, ma c’è. Quello che viene rappresentato dai media è un tentativo disperato di tenere in vita un mondo che non c’è più.

OK Daniel, parlaci di quest’altra Italia…

Non è semplice parlarne. Ci vorrebbero ore. Ci vorrebbero centinaia di pagine, ore di video, migliaia di fotografie, mesi di incontri. E ancora non sarebbe abbastanza. Non so nemmeno se sia corretto chiamarla l’altra Italia. Forse è semplicemente l’Italia vera. Mentre quella raccontata dai media, fatta di decadenza, disperazione, mancanza di visione, autocommiserazione è la vera “altra Italia”. Io sono stato in giro sette mesi, ma avrei potuto stare in camper sette anni e ancora non avrei scalfito la quantità e la qualità delle esperienze che sono sorte e stanno sorgendo sui nostri territori. Ho visto veramente di tutto: persone in grado di rendere possibile l’impossibile, progetti di occupazione e integrazione in terre di mafia, progetti di agricoltura ed economia sostenibile fiorenti e visionari, relazioni, comunità che si muovono, solidarietà, accoglienza. Ho visto bambini cresciuti in modo eccezionale, in grado di essere saggi come un anziano, leggeri come un infante e liberi come un’animale selvatico. Ho visto modelli di alimentazione, cura, istruzione, completamente ignorati dai mass media. Ho anche visto una burocrazia che strozza e limita ogni spunto creativo, una presenza mafiosa soffocante e diffusa, uno Stato cieco che continua a violentare il territorio e un senso di solitudine che spesso contraddistingue chi si muove per il cambiamento. Credo, però, che questi siano gli ultimi colpi di coda di un mondo che sta per essere spazzato via.

La dimensione del viaggio è straordinaria: Descrivici un po’ il punto di vista che il viaggiare ha messo.

Viaggiare, come molto meglio di me hanno spiegato molti scrittori del passato, è uno stato dell’anima. Viaggia il camper sulle strade d’Italia, viaggia il mio cuore, il pensiero, la passione. Viaggiano i compagni che condividono con te un certo percorso. Viaggia l’Italia tra un secolo ed un altro, un paradigma culturale obsoleto e uno che va ora formandosi.

La dimensione del viaggio è stata straordinaria per me. La vita in camper non mi è pesata per niente e questo è stato possibile soprattutto grazie alla straordinaria accoglienza che ho ricevuto da nord a sud, sempre e comunque. Vivere in camper non ha significato vivere in uno spazio ridotto, bensì avere il mondo come salotto, le case italiane come cucina, la mia coscienza come camera da letto. Soprattutto ha significato essere coinquilino di centinaia di persone, annusare le loro vite, sentire i loro racconti, in alcuni casi lavorare con loro, camminare sui loro campi, respirare le loro lotte.

A volte mi capita di parlare con gli amici, di discutere temi più in là della vita quotidiana: immagino ti sia capitato nel viaggio. Mi capita anche di notare una certa “distanza” tra quei temi e la vita di tutti i giorni. Tu che ne pensi?

Non sono d’accordo. Credo che un certo approccio intellettuale o filosofico al cambiamento, all’altro mondo possibile, agli ideali che ci animano, abbia caratterizzato (negativamente) il 1900. Oggi, finalmente, il pensiero e l’azione vanno insieme. Chi affronta “questi temi” in modo autentico, non può separarli dalla vita quotidiana per un motivo molto semplice: questi temi sono la sua vita quotidiana.

Tutta questa Italia nuova e proiettata al futuro avrebbe forse bisogno di lavorare più insieme? E, se sì, come, secondo te?

Ovunque io sia stato ho ritrovato questa esigenza: costruire una rete che valorizzi al meglio le esperienze e che faccia sentire meno solo chi si è messo in movimento. Spesso in passato ci si è provato senza troppo successo. Credo però che i tempi siano maturi e personalmente mi adopererò per questo nei prossimi anni.

Tutta questa Italia non ha rappresentanza politica o ce l’ha parziale: sarebbe buono che ce l’avesse? Ce l’ha col 5 stelle? come si risolve il problema?

Questa Italia, secondo me, ha un’ottima rappresentanza politica nelle tante amministrazioni comunali che, ancora una volta lontani dai riflettori dei mass media, portano avanti politiche rivoluzionarie e concrete; ha una rappresentanza politica nei movimenti per l’acqua, per i beni comuni, per la difesa del territorio e così via.

Di sicuro non è rappresentata dai politici tradizionali. Il Movimento a 5 Stelle, secondo me, incarna molti dei temi cari alle persone che ho incontrato, ma le sensibilità sono diversissime e non possiamo certo dire che questo o quel movimento rappresenti esclusivamente un modo così vasto e complesso. Di sicuro, i partiti tradizionali (nessuno escluso) non solo non rappresentano questi mondi, ma nella gran parte dei casi non né conoscono nemmeno l’esistenza. La responsabilità più grande io credo che risieda nei mass media, televisivi e cartacei, che – nella gran parte dei casi -. per i motivi più disparati, hanno rinunciato al loro fondamentale ruolo.

Quali sono le prossime mosse?

Ora mi ritiro per un po’ a scrivere, ma una parte di me già scalpita. Nuovi progetti bollono in pentola e soprattutto, come detto, lavorerò per trasformare il racconto di questa Italia in un progetto permanente che non lasci solo chi lavora e agisce per una realtà degna di essere vissuta. Nel frattempo, potrete trovare mie notizie sul mio blog: www.italiachecambia.org