Nell’anniversario di Fukushima, Sortir du Nucléaire, una rete di 900 organizzazioni di base francesi, ha organizzato a Parigi una catena umana contro il nucleare civile e militare, con il sostegno di molte forze ed intellettuali come Edgar Morin e Stephane Héssel, scomparso di recente.

Il 9 marzo 20.000 partecipanti (4.000 secondo la polizia), sotto un cielo piovoso, ma un clima temperato, si sono tenuti per mano per strada lungo un percorso di 25 km, partito alle 13.30, che ha circondato i palazzi del potere nucleare: i ministeri ed il Parlamento, EDF e Areva.

La richiesta al nuovo presidente Hollande? Uscire dal nucleare e avviare una “rivoluzione energetica” incentrata sul risparmio, l’efficienza, le rinnovabili.

La catena è stata suddivisa in 18 punti di concentramento, ciascuno dedicato ad un tema attinente la problematica nucleare.

Il punto di concentramento internazionale, in cui sono confluiti gli attivisti italiani, si è tenuto alla Gare de Lyon.

(Le notizie ufficiali degli organizzatori si trovano nel sito: www.chainehumaine.org).

Alle 17.00 concerto in Piazza della Bastiglia tra una folla festante e colorata.

E’ stato letto dal palco tra applausi entusiasti il comunicato del Comitato italiano per attuare la volontà del referendum antinucleare: i “vincitori” del giugno 2011 incoraggiano la lotta antinucleare francese e sottolineano la sua importanza speciale, insieme a quella giapponese.

La lotta è comune perché l’Europa può fare rientrare dalla finestra quello che gli italiani hanno cacciato dalla porta con il voto popolare: occorre una strategia comune per la denuclearizzazione euromediterranea, che si appoggi alle risoluzioni dell’ONU, a partire dal Manifesto redatto da un incontro di antinucleari europei a Firenze nel novembre 2012.

Il Network antinucleare europeo si è rivisto, sempre a Parigi, il giorno successivo, 10 marzo, alla Libreria La Breche di rue Taine 27.

All’ordine del giorno si è affrontata la proposta, presentata dal gruppo austriaco Global 2000, di una Iniziativa dei cittadini europei contro il nucleare: per indirizzare la politica della Commissione UE bisognerà raccogliere 1 milione di firme in almeno 7 paesi, rispettando una quota minima.

L’Italia è pronta a garantire la sua quota minima di almeno 55.000 firme grazie all’impegno in particolare di “Energia Felice”, “SI alle rinnovabili-NO al nucleare”, “Confederazione Cobas” e “Accademia Kronos”.

Il testo definitivo è ancora da mettere a punto e la riunione per esaminarlo è convocata in Austria in maggio.

Altro punto in discussione: una eventuale carovana europea sul percorso dei treni delle scorie radioattive, quelli che partono – viaggiando di notte – da Saluggia (deposito italiano) a Les Hague in Normandia, dove gli impianti di ritrattamento ricavano il plutonio sia per le bombe atomiche che per il combustibile MOX.

L’11 marzo, anniversario del disastro di Fukushima, un treno “radioattivo” sosterà al confine tra Italia e Francia: i NO-TAV effettueranno un presidio di protesta come le altre quattro volte precedenti.

Nella carovana si dovranno prendere in esame anche le tratte di percorso che riguardano gli scambi di rifiuti radioattivi tra Francia e Germania.

Vi sono infine da mettere a punto, previa adeguata discussione e riflessione, due campagne internazionali che denunciano conflitti di interessi abnormi del sistema nucleare:

1-     come è possibile che Euratom, l’organizzazione incaricata dello sviluppo nucleare europeo, nata in realtà per scopi militari, possa essere incaricata di stabilire le norme della sicurezza degli impianti e gestire la ricerca per la soluzione tecnica dei rifiuti radioattivi? Come è possibile che il Trattato Euratom del 1957 (entrato in vigore il 1° gennaio del 1958 e modificato nel 2007) possa essere accampato a pretesto dalla Commissione UE per impedire il referendum europeo sul nucleare? Come è possibile che paesi senza nucleare o che hanno deciso di fuoriuscire da esso possano accettare ancora di fare parte di questa organizzazione? 60 anni di Euratom bastano e avanzano. Bisogna puntare ad abolire questo Trattato entro il 2017!

2-     Come è possibile che l’AIEA, deputata alla promozione del nucleare mondiale cosiddetto di pace e a vigilare sull’attuazione del TNP, possa di fatto sovrintendere al lavoro dell’OMS in materia di rilevamento degli effetti sanitari dell’inquinamento radioattivo? Come è possibile accettare che questa censura di fatto conduca a minimizzare le conseguenze disastrose dal punto di vista della salute degli incidenti nucleari, da Hiroshima e Nagasaki, a Chernobyl a Fukushima? Anche su questo punto una campagna internazionale deve puntare all’abrogazione dell’accordo del 1957 che sottopone l’OMS all’AIEA in materia di radioprotezione.

Le problematiche e le decisioni emerse a Parigi saranno portate all’attenzione del Forum Sociale Mondiale, che si svolgerà a Tunisi a fine marzo.

Network anti-nucleare europeo

Referente Nazionale Alfonso Navarra – cell. 3400878893, email: alfiononuke@gmail.com