Entrano in funzione le nuove “case dell’acqua”, refrigerata, anche gassata ma soprattutto pubblica

Il week-end dell’1-2-3 marzo 2013 ha visto l’inaugurazione delle nuove “case dell’acqua” di Milano.
Si è iniziato venerdì 1 alle 16, al parco Formentano, in Largo Marinai d’Italia, dove è entrato in servizio il primo erogatore. Sabato 2 sarà è toccato ai nuovi distributori al parco Chiesa Rossa di via San Domenico Savio, alle 11, quindi nei giardini di via Morgagni, alle 14.30, e al parco Savarino-ex Bassi di via Livigno, alle 16.30.  Ultima inaugurazione domenica mattina, 3 marzo, per l’impianto installato nel Giardino Cassina de’ Pomm, tra le vie Zuretti e Gioia, entrato in servizio alle 10,30.

Milano ha così ben sei case dell’acqua, compresa quella aperta già nel parco di via Lessona, a Quarto Oggiaro, a marzo del 2011. In provincia di Milano solo a fine 2011 se ne contavano già più di 80, mentre 50 distributori pubblici verranno istallati nel sito di Expo 2015.

Ma se l’acqua è il bene pubblico per eccellenza, tanto che tutti possiamo berla dal rubinetto, a cosa servono le nuove “case” cittadine? L’idea di costruire fontanelle o erogatori di acqua potabile nelle città e nei luoghi pubblici è una delle proposte contenute nel “Manifesto dell’acqua” lanciato nel 2005 dal Comitato italiano per il Contratto Mondiale dell’Acqua.

Lo scopo è ridare visibilità a questo bene primario anche nei luoghi pubblici, valorizzandolo quindi come bene comune. Obiettivo finale, per i Comuni, è portare i cittadini a utilizzare quella che a Milano è chiamata “l’acqua del Sindaco”, invece che andare a comprarla al supermercato. Con un notevole risparmio in termini di bottiglie di plastica acquistate e quindi prodotte e smaltite.

I distributori erogano la stessa acqua del rubinetto di casa, refrigerata intorno ai 15 gradi in estate e sui 6-7 gradi in inverno. Raggi UV battericidi sul beccuccio di erogazione garantiscono inoltre la protezione da retro contaminazioni. E, particolare che per molti è un valore aggiunto, l’acqua può essere anche gassata.

A ben vedere, però, le case dell’acqua servono a ricordarci che anche l’oro blu, appunto, ha un costo. 0,62 centesimi al metro cubo a Milano, ma si sta discutendo un ritocco all’in su. Il costo delle case dell’acqua è piuttosto contenuto, 189.000 euro in tutto per le nuove strutture installate, quindi meno di 40.000 euro l’una. Abbastanza però per capire che probabilmente queste fontane di nuova generazione non potranno moltiplicarsi più di tanto in città.

Non subiranno la concorrenza quindi neanche le vedovelle. Le caratteristiche fontanelle con la testa di drago sparse per la città sono infatti 431, più di due ogni chilometro quadrato. E in questo caso l’acqua, anche se spesso ne esce solo un filo, può essere bevuta in quantità ‘illimitata’. Nei nuovi distributori, invece, il tetto è di sei litri giornalieri per persona e l’erogazione avviene solo inserendo la tessera regionale dei servizi. Anche in questo caso, una questione di calcolo della quantità complessiva erogata, da cui dipendono i costi di manutenzione (che per le case dell’acqua della provincia di Mantova sono calcolati in 5 centesimi al litro).

Non si può, chiaramente, fare una previsione. Ma per fare un paragone, il mantenimento della rete di fontanelle pubbliche costa a MM circa 100 -130 euro l’una, quindi intorno ai 50.000  euro l’anno. Possiamo quindi sperare che le case dell’acqua diventino per la città una sorta di totem, dei promemoria che ci invitano a usare l’acqua del rubinetto. Mentre, quando saremo assetati, potremo sempre cercare una classica fontanella.

Claudio Urbano