Intervista ad Anita Sonego, capogruppo del gruppo consiliare “Federazione della Sinistra – Sinistra per Pisapia, presidente della Commissione Pari Opportunità e vicepresidente della Commissione Cultura.

Nel tuo intervento al Consiglio Comunale del 18 marzo 2013 hai ricordato al Sindaco Pisapia un punto fondamentale del programma che lo ha portato a vincere le elezioni nel maggio 2011: quello della partecipazione e del coinvolgimento dei cittadini. A tuo parere cosa è stato fatto e cosa ci sarebbe ancora da fare al riguardo?

Questa amministrazione, nata da un particolare coinvolgimento della cittadinanza attiva milanese, ha nel suo programma la “partecipazione” quale segnale di specificità.

Una forma “strutturale” di aiuto alla partecipazione è il Decentramento. Le 9 Zone di Milano sono state, fin dall’inizio, luoghi di vivace coinvolgimento e attivismo civico. Esiste un assessorato al decentramento, anche in vista della “Città Metropolitana”. C’è un grande lavoro e impegno dei consiglieri di Zona che, però, ancora non trova un aiuto nei cambiamenti della burocrazia. Sarebbe necessario assumere nuovo personale per gli uffici del decentramento ma, visto il blocco delle assunzioni, si dovranno spostare dipendenti dal centro verso le periferie e tutto ciò è molto difficile e comunque è stato finora molto molto carente.

Un assessorato che ha molto puntato sul coinvolgimento della cittadinanza per scrivere il programma di intervento dei prossimi anni è stato quello alle Politiche Sociali, che ha coinvolto associazioni, volontariato, personale comunale dei vari settori, in grandi incontri in cui si raccoglievano le idee e i progetti degli esperti, degli utenti e dei lavoratori dei vari servizi, relativi alla salute, handicap, migranti Rom, homeless, diritti ( gay, lesbiche, trans). Grande partecipazione, grande evidenziazione dei problemi e poi… al prossimo anno con altri incontri o, nel migliore dei casi,con l’istituzioni di ‘tavoli’ specifici come quello sulle disabilità o sui nomadi.

Un altro assessorato che ha mobilitato utenti e personale dei servizi è stato quello alla Cultura, attraverso giornate dedicate alle biblioteche, alla musica, al teatro ecc. Anche qui grandissima partecipazione e proposte/ ascolto.

Anche i Comitati di Zona x Pisapia, rimasti in attività dopo la campagna elettorale, sono forme di coinvolgimento sociale e di attivismo.

Il tutto, ovviamente, rappresenta un enorme cambiamento rispetto ai  due decenni passati. Ciò che è mancato, o che ancora non si è saputo mettere in atto, è quella partecipazione attiva che si distingue dal creare momenti in cui c’è il cittadino che chiede o propone soluzioni e l’amministratore che ascolta e poi cerca di realizzare.

Per partecipazione democraticamente attiva si intendeva, già nel programma, una compartecipazione alle scelte politiche che riguardano la città. Si parlava di Bilancio Partecipato, ma finora non se ne è vista neanche l’ombra. Non solo i cittadini, ma nemmeno i consiglieri hanno finora potuto discutere e suggerire degli indirizzi di bilancio. Il primo anno perché non bisognava sforare il tetto posto da governo e perciò l’assessore al Bilancio Tabacci è venuto a dirci che dovevamo dare l’esempio nel rispettare il pareggio di bilancio ( e così è stato fatto). Poi c’era la necessità di rispettare i tempi di approvazione per poter usufruire di un premio economico previsto per i comuni ” virtuosi” ( secondo Monti). In nome di ciò il bilancio ê stato approvato in gran fretta. Quest’anno non si parla proprio di costruire un bilancio partecipato perché  Tabacci ha prima partecipato alle primarie e poi alle elezioni. Di conseguenza il Comune di Milano è stato per mesi senza assessore (la nuova assessora è arrivata il 19 marzo).

Se la cittadinanza ha avuto dei problemi a partecipare realmente sui grandi temi della città e sulle scelte della giunta, devo dire che il Consiglio Comunale non si è trovato in migliori acque: noi consiglieri di maggioranza abbiamo avuto notizia tramite la stampa della sostituzione dell’assessore alla Cultura (Boeri) e gli altri avvicendamenti avvenuti in giunta non sono mai stati discussi con la maggioranza.

È vero che la nomina degli assessori spetta al sindaco, ma tra il fare della partecipazione dei cittadini la sigla di un programma e non informare nemmeno la tua maggioranza delle decisioni che vuoi prendere c’é una bella differenza.

Le motivazioni forse si possono capire: governare una città in tempo di crisi economica e di tagli di risorse da parte del governo centrale è un’impresa impari. Ma se la sinistra, ancora una volta,non crederà nel valore aggiunto di un coinvolgimento democratico nell’azione di governo, dovremo dire le cose come stanno. Dovremo fare un atto di verità e dire ai cittadini che ci sono dei motivi per cui non li si coinvolge nelle scelte. Che il tempo è poco che governare senza risorse non permette il lusso della partecipazione. Che si è costretti ad usare il decisionismo( di craxiana memoria).

L’esperienza dei Tavoli delle Donne è un esempio interessante e forse poco conosciuto di questo tipo di partecipazione. Puoi raccontarci a che punto è?

I Tavoli delle Donne lavorano da due anni, non sempre senza fatica, ma comunque in modo costante e sono davvero un tentativo di creare una nuova forma partecipativa.

Per semplificare: dopo una grande assemblea (400-500 donne) nella Sala Alessi, la più prestigiosa di Palazzo Marino, si sono formati dei gruppi (tavoli) su varie tematiche: Spazi, Lavoro, Consultori, Benessere e Ambiente. In genere gli incontri si succedono ogni quindici giorni all’interno di spazi comunali. I tavoli –  un mix di progetti da presentare ai vari assessori e assessore e di autocoscienza, hanno stabilito una presenza “non codificata” di cittadine all’interno del Palazzo. Hanno organizzato un incontro / assemblea con cadenza semestrale per interloquire con le donne della città, ma anche con gli amministratori e le amministratrici.

Per brevità posso dire che vari sono i risultati raggiunti: il più visibile è la decisione della giunta di fare un bando per affidare vari spazi di una ex scuola come sede per la Casa Delle Donne.

Per partecipare al bando il “Tavolo Spazi” ha fondato una associazione ad hoc (che ha già più di 300 iscritte) e sta costruendo un progetto. Tutti i tavoli sono consapevoli della difficoltà, ma anche della necessità di costruire momenti di democrazia partecipativa reale. Solo attraverso il faticoso ma esaltante impegno per connettere i rappresentanti con i bisogni, i desideri, i progetti e i corpi dei cittadini e delle cittadine potremo iniziare a costruire quella partecipazione di cui tanto si parla, ma che difficilmente riesce a concretizzarsi.