credere-e-reato2Photo by: Valentina Ciappina

Difficile è stabilire con certezza che cosa significhi, oggi come ieri, “credere”, vista la multiformità delle esperienze religiose – storiche e non – presenti nella società multietnica e multiculturale. Ancor più difficile si rivela però riconoscere e rispettare il credo altrui, quando non il diritto a credere tout court. Ne derivano due conseguenze principali: il difficile dialogo tra le confessioni religiose, eternamente in cerca di reciproco rispetto che, pur essendo invocato da tutti come politicamente corretto, stenta a entrare nelle coscienze individuali, e la lotta intellettuale e giuridica contro i movimenti recenti – comunità, scuole di meditazione, formazioni neoreligiose – che ha fra i suoi cavalli di battaglia la richiesta di reintroduzione nel codice penale del reato di plagio.

Sono i temi ai quali è dedicato il volume “Credere è reato?”, curato dal sociologo Luigi Berzano, che raccoglie 23 interventi in tema di libertà spirituale e religiosa. Gli autori degli interventi appartengono al mondo della ricerca, della cultura, dell’impegno sociale: citiamo, tra gli altri, Franco Ferrarotti, Mauro Mellini, Luigi Manconi, Massimo Introvigne…

Il volume è uscito lo scorso dicembre per l’editore Il Messaggero, Padova, ed è stato presentato giovedì 14 febbraio presso la Biblioteca del Senato a Roma, attraverso un mini-convegno dedicato ai temi oggetto del libro.

Mellini e Pietro Nocita, avvocati, hanno spiegato perché sia da un lato anticostituzionale, dall’altro impossibile da verificare tecnicamente, la concezione stessa della manipolazione mentale, mentre il professor Marco Vannini ha spiegato come il concetto di “credere” contenga in sé una sorta di “follia” che lo ripara da ogni convenzione e da ogni condizionamento. Berzano ha spiegato lo spirito che anima l’intero volume: la scelta di un percorso spirituale e religioso non può essere limitata o diventare oggetto di speculazioni estranee alla persona stessa, da parte di terzi. Occorre tutelare il diritto di ogni forma spirituale a esistere e il diritto di ogni cittadino a orientarsi verso quella che ritiene più adatta a sé; questo può avvenire attraverso l’incontro e il dialogo, che non mettano in discussione l’essenza di ogni percorso ma che sottolineino l’atto di libertà sotteso a ogni scelta spirituale.

In pratica, in un tempio della politica – la Biblioteca del Senato – si è affermata l’importanza che la politica stia fuori dall’ambito delle scelte di fede: un segno buono, in vista dei tempi che ci attendono.