All’indomani della riconquista di Timbuctù da parte dei soldati maliani e francesi, saccheggi e furti su vasta scala ai danni della popolazione araba sarebbero in corso nel capoluogo settentrionale, patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco. Fonti di stampa maliane riferiscono di “centinaia di persone visibilmente molto povere” che entrano in negozi e attività “presumibilmente di proprietà di altri maliani di origine araba, ma anche di algerini e mauritani accusati di essere alleati con i gruppi armati” che dallo scorso aprile avevano il controllo della città. Agenzie di stampa internazionali aggiungono che in alcuni negozi sarebbero state scoperte “radio militari e munizioni” mentre nel quartiere di Abaradjou truppe maliane sarebbero intervenute per evitare il linciaggio di un uomo accusato dalla popolazione infuriata di essere un “miliziano islamista”.

Da quando è cominciata l’offensiva militare Serval portata avanti da soldati francesi e maliani, organizzazioni di difesa dei diritti umani locali ed internazionali hanno denunciato diversi casi di esecuzioni sommarie e esazioni ai danni delle comunità tuareg e arabe maliane commesse dai soldati di Bamako a partire dal 10 gennaio nelle città centrali e occidentali di Sévaré, Mopti e Nioro, ma anche in altre zone teatro dei combattimenti. Anche nella capitale sono stati segnalati casi di saccheggi e atti intimidatori in diverse abitazioni di cittadini maliani di origine tuareg, sospettati di avere collegamenti con i gruppi ribelli del nord.

Liberati i capoluoghi di Timbuctù e Gao, nelle prossime ore il teatro delle operazioni terrestre e aeree si sposterà più a nord-est, nella zona di Kidal, ultimo feudo controllato da Al Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi), Ansar Al Din, dal gruppo dissidente del Movimento islamico del’Azawad (Mia) e dai tuareg del Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad (Mnla). Da Parigi fonti dello stato maggiore dell’esercito francese hanno annunciato che negli scontri dello scorso fine settimana, a Gao (1200 chilometri a nord-est di Bamako) “almeno 25 ribelli islamisti hanno perso la vita”. Ad oggi partecipano a l’offensiva Serval 3500 soldati francesi e 1900 militari africani.

Mentre una parte significativa dell’estesa regione desertica dell’Azawad, che in tutto copre i due terzi del territorio maliano, è da considerarsi libera dalla presenza dei gruppi armati, il presidente ad interim Dioncounda Traoré si è detto “determinato” a convocare entro il prossimo 31 luglio elezioni trasparenti e credibile per ristabilire l’ordine costituzionale, dopo il colpo di stato militare dello scorso marzo. Traoré è intervenuto alla conferenza dei donatori organizzata in sede dell’Unione Africana (UA) e le sue dichiarazioni sono da interpretare come una volontà di rassicurare la comunità internazionale sull’andamento della transizione politica a Bamako. Del resto gli accordi firmati nei mesi scorsi con la mediazione della Comunità economica dei paesi dell’Africa occidentale (Cedeao) prevedono tutti l’organizzazione di elezioni generali entro fine aprile, ma la divisione in due del paese e la successiva operazione militare in atto dall’11 gennaio hanno in qualche modo fatto passare in secondo piano la sfida istituzionale.

Sul fronte diplomatico dalla Conferenza dei Donatori tenutasi a Addis Abeba è arrivato un sostegno decisivo di 338 milioni di euro al dispiegamento della Missione internazionale di sostegno al Mali (Misma), a guida africana, e alla ristrutturazione dell’esercito maliano. Lo ha annunciato dalla capitale etiopica il commissario UA per la pace e la sicurezza, Ramtane Lamamra, precisando che i fondi serviranno a coprire le necessità militari e umanitarie. Da Washington, un altro gesto di ‘generosità’ lo ha dato il Fondo monetario internazionale (Fmi) che ha sbloccato 18,4 milioni di dollari per “aiutare Bamako a far fronte all’instabilità nel paese” e “spingere gli altri donatori a riprendere i propri aiuti” congelati dopo il colpo di stato di dieci mesi fa. Da Tokyo il governo giapponese ha deciso di devolvere 120 milioni di dollari per contribuire alla stabilizzazione del Mali e del Sahel in generale. Il Giappone ha perso almeno dieci suoi concittadini nell’attacco terroristico messo a segno due settimane fa nell’impianto di gas di Tiguentourine, nel sud-est dell’Algeria. Il Regno Unito ha invece proposto di dispiegare 40 addestratori militari in Mali e altri 200 in diversi paesi anglofoni dell’Africa occidentale che parteciperanno alla Misma.