Oggi è il Giorno della Memoria.

 

Personalmente non amo le ricorrenze con la loro retorica e i loro riti. La memoria è una cosa vitale per l’Essere Umano, lo è tutti i giorni. Il Comandante Marcos, scrivendo una lettera alle Madres de Plaza de Mayo ricordava un vecchio detto indigeno “chi è senza memoria è un uomo morto”. Senza memoria io non sarei in grado di scrivere questo articolo e tu non saresti in grado di leggerlo.

Ma, lo sappiamo, oggi parliamo di una particolare Memoria, quella che ricorda la liberazione di un campo di sterminio come simbolo della liberazione da quell’orrore che si rivelò all’Europa alla fine della Seconda Guerra Mondiale.

 

Nelle mie attività coordino una piccola associazione editoriale che ha pubblicato tre libri sul tema della memoria e mi sono trovato, un paio di giorni fa, con Silvano Lippi a presentare il suo libro, “39 mesi” che racconta la sua storia con i campi di sterminio. Una cosa che colpisce del racconto di Silvano, che a me colpisce ogni volta che gliela sento dire, è quando dice che non gli è possibile dimenticare certi fatti, non può scordare gli occhi dei prigionieri appena gasati che doveva levare dalle camere per portarli nei forni.

 

Non gli è possibile.

 

Silvano è un signore novantenne, con un volto molto deciso e una voce molto mite; è stato in silenzio per tanti anni e poi ha trovato la forza di parlare e va in giro per le scuole a parlare di questa faccenda con i ragazzi, affinché nessuno dimentichi.

In questi incontri c’è sempre un momento tipico in cui ci si chiede come tutto quello sia potuto accadere. Aleggia una risposta nell’aria: “l’uomo è un bestia selvaggia e sanguinaria”. Homo hominis lupus. Se no come sarebbe possibile tanto orrore? Se no come potrebbero esistere quei delinquenti che dicono che non è successo nulla, che i campi sono invenzioni della propaganda alleata che voleva denigrare fino in fondo il nemico distrutto? Come sono possibili i negazionisti?

 

E’ una spiegazione facile, permettimi di non essere d’accordo.

L’Essere Umano è un essere strano che si è alzato un giorno su due zampe ed ha guardato il cielo.

Il lupo, bellissimo animale per niente feroce nella sua affettuosa vita familiare, non guarda mai il cielo, nemmeno quando ulula alla luna. Il castoro costruisce ingegnose dighe, le api geniali ed organizzatissime arnie. Noi umani abbiamo la capacità di umanizzarli, di comprenderli, di volergli bene ma abbiamo qualcosa di sostanzialmente diverso.

“Ogni animale è il primo animale”, ci ricorda Silo in un suo famoso studio A proposito dell’umano. Ogni essere umano è invece l’accumulazione storico sociale di tutti gli esseri umani che l’hanno preceduto; è riflessione sulla sua condizione presente; ed inoltre è un’intenzione verso il futuro. Questa questione, che può sembrare un po’ filosofica tu la puoi sperimentare in questo preciso istante, mentre leggi questo testo, ne puoi avere esperienza. E’ la costruzione storica del sistema di lettura scrittura che ti permette di leggere; ma prima di questo è la geniale realizzazione del linguaggio che ti permette di comprendere, e, tornando al nostro tema, è la Memoria che ti consente tutto ciò. Ma questi decisivi elementi non sono nulla in confronto all’intenzione che ti permetterà, nel prossimo futuro, di dare un giudizio su ciò che hai letto, di far sì che questa lettura condizioni, o no, le tue azioni future collegate a questo tema.

Questo ci pone in una situazione speciale, rispetto ai nostri fratelli animali, rispetto al mondo della Natura che noi andiamo umanizzando: una posizione di grande responsabilità perché è questo modo di funzionare della coscienza umana che ci permette di trascendere la natura animale e di scegliere, di costruire una morale, di giudicare, di compiere azioni orribili o meravigliose, di ricordare o di dimenticare quei fatti terribili che un’intenzione umana ha prodotto in un determinato momento storico. L’intenzione che ci permette di inquinare la nostra casa, sfruttare nostro fratello oppure sviluppare una coscienza ecologica e lottare per i diritti dei lavoratori.

 

Ricordo che gli amici del Centro di Studi Umanisti di Mosca insistettero tanto per organizzare, durante l’Incontro Aperto dell’Umanesimo del 1995 a Santiago del Cile, una cerimonia di riconciliazione con i disastri della Seconda Guerra Mondiale. Confesso che ho capito profondamente molto tempo dopo cosa intendessero fare quei professori dell’Accademia delle Scienze di Mosca che la guerra l’avevano vissuta: l’ho capito quando ho cominciato ad andare in giro con Silvano, a leggere il suo libro, ad ascoltare il tono della sua voce quando racconta certe cose difficili da raccontare e dimenticare.

 

Ma l’Essere Umano ha saputo fare opere grandiose in virtù di queste capacità che abbiamo cercato di descrivere e mantiene questa sua caratteristica di essere capace di scegliere che lo costringe ad essere custode del mondo, della natura, dei suoi simili. E sappiamo che deve elevarsi oltre l’orrore che riesce a creare per ascendere agli spazi luminosi di cui i veri saggi ci parlano da tanto tempo.

 

Bibliografia

 

Silvano Lippi, 39 Mesi, Multimage 2012 (terza edizione)

 

Silo, A proposito dell’Umano, in Opere Complete Vol. I, Multimage 2000