“Ho presentato una mozione per chiedere al Governo regionale di revocare definitivamente il progetto di costruzione del Ponte sullo Stretto. Da attivista del Comitato “Ponte? No grazie” e “Messina senzaPonte” ho sempre sostenuto che lo sviluppo della Sicilia deve passare dal completamento e dal potenziamento delle infrastrutture esistenti e dal rilancio della portualità dell’isola e degli scali aerei”. Queste le dichiarazioni di Fabrizio Ferrandelli, deputato Pd all’Ars e segretario della commissione Ambiente e territorio.

“Il dibattito che si è sviluppato in questi anni – precisa Ferrandelli –  avrebbe potuto essere invece un’occasione per aprirsi, con l’aiuto di esperti, studiosi, membri della società civile, a reali modelli di sviluppo compatibili con le esigenze territoriali e più rispondenti alle sfide del momento e alle reali necessità del territorio. Tornare a parlare del Ponte come opera da realizzare è assurdo, oltre che anacronistico. Infatti, nel mercato unico e della concorrenza derivata dal libero scambio, gli assi dei collegamenti hanno già mutato scala e prospettive, passando dalla semplice coesione territoriale delle regioni e degli stati nazionali alla connessione continentale ed intercontinentale creando delle interdipendenze e interazioni a lunga distanza

Non bisogna dimenticare – aggiunge il deputato – che l’area dello Stretto ha un elevato rischio sismico. Tutti i 409 comuni della Calabria sono classificati sismici, mentre nella provincia di Messina sono stati classificati sismici 107 comuni di cui 6, tra cui Messina, addirittura di I categoria.

Inoltre – spiega – le acque dello Stretto sono attraversate da varie specie di cetacei, da tonni e dal pesce spada, che qui hanno il loro centro di riproduzione in quanto le correnti generate dall’incontro del Mare Jonio e del Tirreno determinano una situazione unica e delicatissima. Il  tratto di costa tra le località di Punta Pezzo e Cannitello, interessato dal progetto di cantierizzazione e costruzione della torre del ponte, è stato definito come un autentico ‘paradiso di biologia marina’ per la presenza di una fauna unica che giunge qui dalle profondità dello Jonio e dal largo Basso Tirreno. La cantierizzazione di rilevanti tratti di costa comporterebbe, dunque, l’alterazione di habitat marini unici nel Mediterraneo e ben noti agli studiosi di biologia marina.

L’impatto ambientale non è l’unico fattore che va considerato – continua Ferrandelli – va infatti effettuata una corretta analisi dei costi e dei benefici, valutata la politica dei trasporti e la conseguente ricaduta occupazionale. Secondo le previsioni della SSM s.p.a., l’indotto occupazionale sull’intero sistema economico locale e nazionale conterebbe 9.250 addetti per la durata dei cantieri, ovvero 8 anni. Lavoratori che, ultimato il progetto, resterebbero disoccupati. Intanto, con l’attuale servizio di collegamento, come riportano i dati delle ferrovie dello Stato, con 13 traghetti e 5 equipaggi vengono impiegati circa 3.400 persone; la società privata Caronte con 10 navi, 38 persone per nave e 4 equipaggi, altri 1.500 addetti per un totale circa di 4.900 addetti. Senza tenere conto del servizio degli aliscafi.

Per questi motivi – dichiara Ferrandelli – ho presentato una mozione che impegna il Governo della Regione a rivedere l’adozione di ogni utile provvedimento finalizzato alla revoca definitiva ed incontrovertibile del progetto per realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina e alla contestuale destinazione delle somme a infrastrutture che valorizzino il territorio siciliano e che siano volano per lo sviluppo e la sostenibilità del nostro territorio”.

Firmatari della mozione, oltre a Fabrizio Ferrandelli (promotore e primo firmatario) anche i deputati Pd Bruno Marziano, Silvio Milazzo, Mariella Maggio, Marika Cirone, Mario Alloro e  Baldo Gucciardi, ma continuano ad arrivare adesioni.