A poche ore dall’arrivo del 21 dicembre in Australia, uno dei primi punti del pianeta che scoprirà se la profezia dei Maya era vera o no, John Hallam, membro di People for Nuclear Disarmament, Human Survival Project, descrive la possibilità molto reale di distruggere il pianeta nel giro di pochi minuti, a meno che i possessori di tali pericolosissime armi non siano pronti a fare qualcosa in proposito.

L’idea che il mondo possa finire il 21 dicembre 2012 è basata su un’interpretazione completamente errata della struttura del calendario Maya e al momento non ci sono prove di imminenti cataclismi, dunque possiamo sperare di trascorrere in pace il Natale e l’inizio del nuovo anno.

Ciononostante è bene riflettere sulle reali possibilità di estinzione del genere umano, anche se non esistono prove della loro imminente concretizzazione. Queste comprendono l’impatto di enormi asteroidi, epidemie causate dalle armi batteriologiche, perfino robot auto replicanti e voraci prodotti dalla nanotecnologia e addirittura esperimenti di fisica che potrebbero far scomparire in un lampo l’intero sistema solare.

Ci sono però minacce reali e conosciute fino alla noia che resteranno presenti anche dopo il 21 dicembre: per esempio il fatto che gli Stati Uniti e la Russia possiedono oltre 1.000 testate nucleari e possono lanciarle nel giro di pochi secondi.

Nel 2009, Gareth Evans dell’ICNND (International Commission on Nuclear Non-proliferation and Disarmament scriveva:

“Le armi nucleari sono le armi più inumane mai concepite, uccidono e mutilano in modo indiscriminato e il loro impatto dura per decenni. Il loro uso, da parte di chiunque e in qualsiasi momento, sia per incidente, errore di calcolo o proposito, sarebbe catastrofico. Sono le uniche armi mai inventate dotate della capacità di distruggere ogni forma di vita sul pianeta e gli attuali arsenali – considerati gli effetti combinati dell’esplosione, delle radiazioni e del potenziale “inverno nucleare” – possono farlo molte volte”.

Secondo la ricerca sull’”Inverno nucleare” svolta nel 2006 dai Professori Toon e Robock della Rutgers University, l’uso di un certo numero delle migliaia di armi nucleari sulle città (che sono il tipico bersaglio della maggior parte di tali armi), non ucciderebbe solo gran parte degli esseri umani provocando terribili tempeste di fuoco, ma lancerebbe anche 150 milioni di tonnellate di nerissima fuliggine nella stratosfera, cancellando per decenni la luce del sole e creando un gelido crepuscolo in cui la maggior parte dei sopravvissuti morirebbe di fame e di freddo.

I meccanismi per produrre una simile catastrofe esistono dagli anni Sessanta. Uno “scambio” nucleare tra Stati Uniti e Russia, un’apocalittica eventualità in vista della quale entrambe le parti si esercitano con regolarità, produrrebbe temperature più basse o simili a quelle dell’ultima Era Glaciale. I missili balistici intercontinentali in grado di causarla rimangono nelle loro basi sotterranee, pronti a essere lanciati premendo qualche bottone e introducendo qualche codice numerico.

Ogni due anni l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con una risoluzione dovuta agli sforzi dell’autore di questo scritto, chiede agli Stati Uniti e alla Russia di diminuire il grado di allerta dei loro sistemi di armi nucleari strategiche. L’ultima volta è stata due settimane fa, con 164 voti contro 4, ma i missili rimangono al livello di massima allerta.

Uno scambio nucleare tra India e Pakistan, una delle situazioni potenzialmente più pericolose al mondo, con ognuno dei due paesi in grado di usare fino a 110 testate nucleari potenti come la bomba lanciata su Hiroshima, potrebbe produrre non solo 150 milioni di vittime immediate, ma anche un “autunno nucleare” globale in cui un miliardo di persone potrebbero morire di fame.

Si spera che il mondo non finisca il 21 dicembre 2012, ma la vera apocalisse rimane in agenda, nelle sue basi sotterranee, in attesa che qualcuno prema un bottone, inserisca un codice numerico e giri una chiave.