“Mani in alto!” All’inizio del sogno americano, c’era la rapina, questa capacità di strappare i beni altrui dalle loro mani … In un suo film d’essai, Paul Vacca, cinesta di film noir, punta i proiettori sull’origine del capitalismo; e riporta, alla sua maniera, un dialogo tra un padrino e il figlio:”Ragazzo, non assaltare più le banche, ora ne creerai una!”.

Ci sono ben pochi punti in comune, se si esclude l’attrazione per il danaro, tra gli amatori della Colt 45 come Bonny Parker, Clyde Barrow o Dillinger, e gli assi della finanza che oggi, attraverso logaritmi, organizzano a tempo pieno espropriazioni, guerrre e carestie. Nella realtà, le due figure, bankster [1] e “scassinatore”, sono agli opposti per quanto riguarda origine sociale, educazione, mezzi e durata dell’impresa. Eppure…quello che ci sembra il più temibile spesso lo è meno di altri!

I “Bankster”, super-gangster dei tempi moderni

Da un punto di vista strettamente tecnico, il predatore della finanza è più simile a un pirata, a un corsaro che dirotta una circolazione di informazioni…

Diversamente dal rapinatore, il bankster, tale un pilota di drone, non ha alcun contatto fisico con le vittime; e agisce eseguendo degli ordini. Picchiettando sulla tastiera, l’imbroglione provoca il massimo dei danni economici per una montagna di grana virtuale attraverso giochi di scritture contabili o di sapienti combinazioni, posizionate come mine a scoppio ritardato sui flussi finanziari; il suo scopo è quello di riciclare danaro mentre allo stesso tempo svaligia intere popolazioni.

Paul Vacca porta alcuni esempi di mega-rapine

  • La ruberia dei subprime Nel 2007, una “associazione per delinquere” composta da banche, assicuratori, investitori e agenzie di rating mette a punto una catena di crediti subprime basata sulla cartolarizzazione… Milioni di nuclei familiari americani si lasciano irretire dalle sirene degli inserzionisti e acquistano titoli spazzatura per ripianare i propri debiti. Risultato: oltre un milione di proprietari perde la casa, altrettante case che gli imbroglioni si affrettano a riscattare a prezzi stracciati. Il bottino è valutato a svariati miliardi di dollari!

  • Il piano Paulson Il 3 ottobre 2008, tra i banchieri del settore privato e il segretario del tesoro americano, Henry Paulson, ex dirigente di Goldman Sachs, viene firmato un accordo, a spese dei contribuenti; questi ultimi si vedono costretti, in nome di un chimerico progetto di salvataggio, a riscattare i prestiti tossici delle banche americane. Gli osservatori stimano, per l’occasione, che ogni cittadino americano si trova derubato di 3.500 dollari!

  • La banda dei “deregolamentatori”, il cui bottino supera i 700 miliardi di dollari su scala mondiale!

Trattamenti diversificati da parte della società

In confronto, i famosi gangster storici Ronald Biggs e Albert Spaggiari sono degli uomini di Neanderthal, ammaliati dal colore verde dei biglietti. Certo, il furfante tradizionale e il bankster sono mossi entrambi dallo stesso diktat: “arricchisciti!”. Ma questo è l’unico punto di incontro…

L’uno appartiene alla brutalità immediata delle cose: maltrattare un impiegato e aprire la cassaforte; l’altro è nell’infinito e nell’immaterialità del potere: governare il Pianeta.

Dal punto di vista giudiziario, l’attività di un bankster, nel caso si trovi ad essere oggetto di una denuncia, è considerata, in Francia o negli Stati Uniti, come un illecito e non come un crimine. Rari sono gli esponenti della finanza [2], protetti dalla NATO, che finiscono in galera.

Viceversa, inesistente il rapinatore che un giorno, per caso, diventa presidente direttore generale di una compagnia di assicurazioni… e per ottime ragioni. Il rapinatore di banche, se sopravvive ai rischi del mestiere (morte, tradimenti, prigione), è dichiarato decaduto dai diritti civili. Appartiene alla classe dei paria della società, ed ha coscienza, come il ladro di Georges Darien, di “fare uno sporco mestiere”. Tutt’al più, può diventare un transfugo, come a suo tempo successe a José Giovanni o Roger Knobelspiess, ex rapinatori poi diventati l’uno sceneggiatore e l’altro attore, al servizio di un regista…

I due mondi, quello del grande Capitale e quello dei furfanti, si sfiorano, si costeggiano nella notte canaglia e sugli schermi: ma il mondo della Finanza è cresciuto sul corpo moribondo del gangster che ormai appartiene definitivamente al museo delle arti primarie.

Ruberie di un’ampiezza senza precedenti

Gli affari sono oggi cose troppo serie per lasciarli in mano al malaffare.

“Con le rapine finanziarie, assistiamo ad una inversione di polarità. Di fatto, non è più un cittadino a derubare una banca, ma è la banca a derubare l’insieme dei cittadini. Per di più, mentre le rapine tradizionali erano illegali ma potevano anche essere, in taluni casi (ed è così che il cinema spesso ce le presenta) legittime, le rapine dei finanzieri ne sono l’immagine perfettamente inversa. Totalmente legali, visto che sono gli stessi attori del sistema finanziario a decretare le proprie regole sotto lo sguardo favorevole dello Stato, ma illegittimi, dato che gli unici a subirne le conseguenze e a pagarne il prezzo sono i cittadini. Se il rapinatore in stile antico era fuori dalla legge, i rapinatori della finanza si sono comodamente insediati al di sopra delle leggi. Ciniche e inique, sempre pronte ad agevolare la propria casta, le banche si conportano come dei Robin Hood all’incontrario: rubano ai poveri per dare ai ricchi.” [3]

Il banchiere secondo Paul Vacca non è più “un lupo per l’uomo” ma un rapinatore nei confronti del suo cliente. “Un inside job”…

L’autore de “La societé du hold-up” si diletta a rivelarci un dettaglio graffiante che pochi cronisti sottolineano e che nessun magistrato sembra notare: le rapine commesse dagli “amatori” di cui sopra rappresentano per il banchiere o il gioielliere altrettante occasioni per sfruttare le compagnie di assicurazioni, Oserei aggiungere che talvolta sono una manna per i poliziotti… Toni Muselin, virtualmente l’ultimo nemico numero uno, per esempio, accusa l’ex numero 2 della polizia giudiziaria di Lyon, Michel Neyret, di aver sottratto dal bottino 2,5 milioni di euro! E le probabilità che sia vero sono molte. Perché il successo delle politiche repressive, a Lyon e a Marsiglia, ha portato a un risultato stupefacente: sono ormai gli agenti della forza pubblica, gli informatori e i padrini. Perché si condanna più il rapinatore che non il bankster o il poliziotto corrotto?

Perché i delitti economici non sono considerati crimini contro l’umanità? Chi ha fornito questa strana rispettabilità ai mascalzoni? Il furto con astuzia ha bisogno degli onesti per potersi stabilire legalmente nel tempo…

Leggete Paul Vacca e vi verrà voglia di picchiare duro sul vostro banchiere! …o magari di fondare la vostra banca personale

HIMALOVE

Note

[1] Neologismo americano formato dalla fusione delle parole bank e gangster.

[2] Il celebre truffatore Madoff, condannato a 150 annni di prigione, è l’eccezione che conferma la regola: ha commesso l’errore di derubare i ricchi, cosa che, per un banchiere, è consigliabile evitare se vuole rimanere libero…

[3] 3. “La Société du hold-up”, Paul Vacca, pagine 63-64.

Fonte originale dell’articolo di Jean-Michel Moriset alias Himalove

Traduzione dal francese di Giuseppina Vecchia