Fabrizio Ferrandelli è di nuovo in pista. Finita con un decoroso secondo posto l’avventura per diventare il più giovane Sindaco di Palermo il Presidente e fondatore del Movimento Ora pensava forse di riposarsi. Ma lo scioglimento della Giunta Regionale gli ha dato un ovvio obiettivo: quello di candidarsi per un posto al Consiglio Regionale. Così ha accettato l’offerta del PD per un posto da indipendente nelle liste di quel partito. Ovviamente, da vecchi amici, ci sono venute subito delle domande cattive da fare. A cui Fabrizio ha prontamente risposto.

Fabrizio, perché la scelta di correre come indipendente con il PD?

Con la chiusura di una delle pagine più brutte della storia della nostra Regione, gli eletti del movimento ORA e parte degli eletti del PD, le associazioni con cui collaboriamo da sempre e tantissimi cittadini che hanno sostenuto la mia candidatura a Sindaco hanno scritto un appello proponendomi come candidato al Parlamento Regionale nella lista del PD, per garantire continuità al progetto, e rafforzarci all’interno delle istituzioni. Ma ho deciso di candidarmi da indipendentep, anche per rappresentare chi non si riconosce all’interno delle logiche di partito.

Qualcuno ha visto, nella tua sconfitta al ballottaggio, un’indicazione dei palermitani contro il governo, dato che tu eri appoggiato da partiti che appoggiano il governo e Orlando dall’IDV che sta all’opposizione: potresti commentare questo punto di vista?

Non credo che le due cose siano collegate. Piuttosto, sono convinto che, mandando al ballottaggio due esponenti di sinistra, i cittadini abbiano voluto dare una risposta a chi ha contribuito alla distruzione di Palermo, a chi in questi dieci anni di cattiva amministrazione si è reso complice dello sfacelo della quinta città d’Italia. Già in passato, Palermo aveva vissuto una situazione simile e ad Orlando va riconosciuto il merito di aver fatto rinascere la nostra amata città. Chi ha votato per Orlando, ha di certo sperato in una nuova Primavera. Palermo però non è più la stessa città di allora e anche le problematiche sono cambiate.

Il Movimento Ora ha alcune idee interessanti sulla democrazia diretta, la partecipazione dei cittadini, un nuovo modo di far politica; c’è nel PD siciliano una sensibilità su questo?

Il Movimento Ora ha un progetto per Palermo e per la Sicilia che non può e non deve rimanere chiuso in un cassetto. Proseguire per questa strada è un atto di profondo rispetto nei confronti dei cittadini e delle organizzazioni che hanno creduto e credono ancora nel nostro percorso di rinnovamento. Il mio progetto non si riduce a Fabrizio Ferrandelli, ma è il frutto di un percorso condiviso che si avvale del contributo di molteplici soggetti che operano da sempre sul territorio, cogliendone problematiche e potenzialità. Una volta eletto, sarà uno dei miei compiti riuscire a trovare un’ampia convergenza in aula sui punti programmatici.

Il tuo programma ha sempre avuto una netta proposta ecologista, orientata verso le energie alternative; qua in Toscana la battuta è PD = Partito della Discarica; ed è al governo da sempre. Come la mettiamo?

Anche in questo caso, è difficile fare dei parallelismo. La Sicilia ha problematiche e potenzialità differenti e sono certo che l’impegno dei futuri eletti sarà orientato allo sviluppo della produttività e alla tutela dell’ambiente. La nostra garanzia è che siamo nel territorio da anni a prescindere dalle elezioni, e che ci saremo anche il giorno dopo.

Tu hai dichiarato che non esisteva l’alternativa delle liste civiche perché nessuno potrebbe superare il 5%; ma il discredito al sistema dei partiti è in aumento; non era il momento di tentare un’altra strada?

Oggi, quasi come al risveglio da un lungo sonno, la politica scopre la crisi della rappresentanza, semplicemente perché constata come la quasi metà dell’elettorato attivo nel paese diserti le urne. Forse prima di dare risposte la politica dovrebbe cominciare ad ascoltare le domande che il territorio e la società civile pongono. In questo senso i partiti pagano una troppo lunga e dannosa autoreferenzialità, che li ha privati di uno sguardo attento sui bisogni reali della società e del territorio, promuovendo un’immagine (spesso reale) della politica come totalmente rivolta alla cura dell’interesse personale. Adesso non esistono formule magiche che risolvano una situazione complessa in pochissimo tempo, sicuramente creare nuovi spazi di partecipazione attiva dal basso e assumere come prioritaria una prospettiva che veda nei giovani la fonte di ogni investimento sul futuro dell’isola – un investimento che sia libero da condizionamenti mafiosi e da politiche clientelari – penso possa essere un buon inizio.