È Krishnammal, 86 anni, in visita in Italia per raccogliere fondi per l’ultimo dei suoi visionari progetti: dare una casa dignitosa ad almeno 5.000 delle famiglie di contadini ai quali attraverso innumerevoli lotte e campagne nonviolente portate avanti insieme al marito Jagannathan, è riuscita a distribuire 6.000 ettari di terreno coltivabile, garantendo loro la possibilità di sfamarsi e liberandoli dalla schiavitù del bracciantato. Inizia a parlarmene da subito perché Amma (mamma, come la chiamano tutti in Tamil Nadu), ci tiene a dire che non ha tempo da perdere.

Mi spiega che i distretti in cui lavora da più di 40 anni (Thiruvarur e Nagapattinam) continuano a essere colpiti da una serie di calamità naturali, tra cui il devastante tsunami del 2004 e innumerevoli cicloni e alluvioni: le case di fango e foglie di palma in cui vivono tante famiglie diventano insalubri e invivibili e i bambini e gli anziani si ammalano in continuazione. Il governo di Delhi ha promesso di aiutare nella costruzione di case in mattoni, ma il governo locale sta ostacolando il processo perché significherebbe ammettere il fallimento della propria politica di “edilizia sociale”. “Molte persone”, mi spiega Krishnammal, “hanno ancora una mentalità da schiavi, pensano che la loro vita debba restare miserabile, così bisogna fare un grande lavoro perché si convincano”. Il progetto di Krishnammal consiste nel fornire alle famiglie il necessario a costruire le fondamenta della casa, e poi intervenire con il resto. Costruire una casa costa all’incirca 3.000 euro. “Qui dite che c’è crisi, ma se uno ha il piatto pieno può sempre privarsi di un po’ di cibo per darlo a chi non ha nulla”.

Nel tragitto verso il Centro Studi Sereno Regis spiego ad Amma che il suo intervento si terrà davanti alla tenda di Ascoltateli!, dove da più di un mese si tiene un digiuno a staffetta per chiedere l’apertura di un dibattito vero e serio sulla questione del TAV. Così le racconto della lotta degli abitanti della Valle di Susa, certa che capirà perfettamente la questione. La sa lunga Krishnammal su questo tipo di tematiche, una delle lotte che hanno impegnato lei e il marito per anni riguardava gli allevamenti intensivi di gamberetti sulle coste del Sud dell’India, che sottraevano terreni coltivabili ai contadini per renderli inutilizzabili in pochi anni perché salinizzati e inquinati da antibiotici, alghicidi erbicidi e altro. Un business che arricchendo poche multinazionali ha duramente provato l’ecosistema costiero del Tamil Nadu, inquinato le falde acquifere dei villaggi vicini e privato la costa della foresta di mangrovie, difesa naturale dai cicloni. E poi Krishnammal e Jagannathan sono amici di lunga data di Medha Patkar, un’altra straordinaria attivista che si è battuta per anni contro al costruzione di un sistema di dighe sul fiume Narmada. L’opinione di Amma sul TAV è chiara: “È una cosa che vogliono fare contro la gente per l’interesse di pochi”.

Nell’incontro della sera Amma si è concentrata molto sulle motivazioni e fonti di ispirazione che hanno guidato la sua vita di lotte. Il fatto di aver vissuto una vita al servizio dei contadini senza terra è per Amma “un’opportunità che mi è stata data da Dio”. Amma ha raccontato della sua devozione per un santo Tamil che ha paragonato a San Francesco: “Così come Francesco d’Assisi vedeva Dio nell’acqua, negli animali, nelle montagne, così Ramalinga sostiene che in ogni essere vivente c’è una luce divina che rappresenta la parte migliore di noi stessi e che ciascuno deve coltivare”. Questa luce le ha dato la forza per affrontare le situazioni più difficili, anche quelle di grande pericolo: ha ad esempio raccontato di quando un gruppo di guardie private al servizio degli industriali dei gamberetti le ha gettato addosso una tanica di benzina e ha minacciato di darle fuoco. “Io non ho avuto paura, mi sono seduta a terra in preghiera e a questo punto loro non sono più stati in grado di fare nulla e se ne sono andati”. O di quando nonostante tutti le dicessero che sarebbe stata uccisa dal proprietario terriero dal quale voleva ottenere terreni per i poveri di Bodgaya, Krishnammal si mise a digiunare davanti a un piccolo tempietto, e al terzo giorno quello stesso proprietario le portò del cibo e le promise terra in dono.

Krishnammal ha insistito molto sull’importanza del sacrificio personale nelle azioni di lotta nonviolenta, e ha sostenuto che quando si lotta per una giusta causa, una volta compiuto il primo passo le cose vanno avanti da sole nella direzione giusta. Si è complimentata con i presenti per l’iniziativa Ascoltateli, e con i Valsusini per la loro instancabile opposizione a un’opera inutile: “Se mio marito che ha quasi cento anni non fosse a casa costretto a letto e bisognoso di assistenza, mi unirei alla lotta in Val di Susa”.

Il suo ultimo appello si è rivolto al suo progetto di costruzione di case, a cui vuole dedicare gli ultimi anni della sua vita. Noi tutti le auguriamo che questi anni siano ancora molti.

Laura Coppo