Lo ha annunciato il ministro palestinese per i Prigionieri precisando che il giovane, le cui condizioni di salute avevano destato forte preoccupazione, sarà rilasciato il prossimo 17 aprile.

Il 33enne esponente della ‘Jihad islamica’ che ha inscenato il più lungo sciopero della fame nella storia del conflitto mediorientale, è diventato un eroe nei Territori occupati e due giorni fa migliaia di palestinesi, a Gaza e in Cisgiordania, sono scesi in strada per manifestare in suo sostegno. Arrestato lo scorso 17 dicembre, Adanan ha accusato gli agenti dello Shin Bet, il servizio di intelligence israeliana per la sicurezza interna, di averlo picchiato e umiliato durante gli interrogatori.

La scorsa settimana anche il rappresentante della diplomazia europea Catherine Ashton aveva detto di “seguire con attenzione” le notizie sullo stato di salute di Adnan, mentre da più parti arrivavano appelli al governo di Benjamin Netanyahu per un “atto di clemenza”.

A detta di attivisti per i diritti umani e gran parte della stampa, quella di Adnan non è solo una battaglia per il rispetto dei diritti umani, ma un gesto di denuncia politico contro arresti, spesso arbitrari, ai danni di cittadini palestinesi anche minorenni. Introdotta sotto il mandato britannico, la detenzione “amministrativa” è entrata ufficialmente nell’ordinamento israeliano nel 1979. Alla sua scadenza la carcerazione può essere prolungata più volte dai giudici militari. Attualmente sono 310 i prigionieri palestinesi condannati senza processo e detenuti nelle carceri israeliane.