Secondo alcune fonti giornalistiche internazionali gli osservatori potrebbero raggiungere già oggi Homs, terza città del paese divenuta epicentro delle proteste antigovernative. I 50 osservatori si sono uniti a una prima piccola delegazione in Siria da qualche giorno sotto la guida del presidente della missione, il generale sudanese Mustafa Dabi.

Proprio a Homs ieri, secondo il Comitato di coordinamento locale – che promuove le iniziative di protesta – sono state almeno 33 le persone uccise dalle forze di sicurezza; e altre vittime si sono avute a Daraa (nel sud) a Douma, un sobborgo di Damasco, a Hama e Idlib (nord). La stessa fonte riferisce di diversi arresti.

Secondo Burhan Ghalioun, presidente del Consiglio nazionale siriano (Cns, organismo che raccoglie diversi gruppi di opposizione) alcuni osservatori della Lega Araba sarebbero già a Homs ma non avrebbero sufficiente libertà di movimento. Ghalioun ha anche auspicato che le Nazioni Unite intervengano al fianco della Lega Araba a sostegno del piano promosso da questa. Benché accettato da Damasco, secondo l’esponente dell’opposizione siriana, il piano rischia di restare lettera morta “perché la Lega Araba non ha sufficienti strumenti per attuarlo”.

L’agenzia di stampa siriana ‘Sana’ ha intanto pubblicato la lista delle persone rimaste uccise lo scorso venerdì a Damasco in seguito a due attentati. Sono sette civili e 34 funzionari e dipendenti dei servizi di sicurezza. Gli attentati hanno anche causato 150 feriti, in gran parte civili.