Secondo il quotidiano “The Citizen”, il dibattito si è incentrato sullo sfruttamento di alcuni giacimenti di oro e uranio situati all’interno del parco nazionale di Selous, una riserva riconosciuta dall’Unesco come patrimonio dell’umanità a causa della sua straordinaria biodiversità.

“La Tanzania è il terzo produttore di oro in Africa ma finora le popolazioni non ne hanno ricavato alcun beneficio” ha detto il deputato James Lembeli, presidente della Commissione per la Terra, le risorse naturali e l’ambiente.

Tra il 2006 e il 2011 il valore delle esportazioni di oro della Tanzania è triplicato, raggiungendo quota un miliardo e mezzo di dollari l’anno. I ricavi dello Stato sono però rimasti sostanzialmente stabili, attorno ai 100 milioni di dollari l’anno. Per favorire un’inversione di tendenza, alcuni mesi fa il parlamento ha approvato una tassa sui “super-profitti” generati dalle attività minerarie.

Durante il seminario si è discusso anche di un progetto di estrazione di uranio, affidato in concessione alla società sudafricana Mantra Limited. Il sottosuolo del parco di Selous custodirebbe oltre 25 milioni di tonnellate di ossido di questo minerale e promette di fare della Tanzania uno dei primi produttori a livello mondiale.