La guerra dei mercati

Pressenza Madrid, 19/09/11 L’onda non si ferma; anzi, cresce di giorno in giorno. La gente si sta svegliando, e comincia a incanalare la propria protesta attraverso nuovi movimenti e nuove forme di lotta che vanno guadagnando sempre maggior forza. È possibile che tutto questo non si fermi fino a che non avrà raggiunto e smosso la coscienza dell’intero pianeta.
Queste mobilitazioni hanno un prima e un dopo. In linea generale, la loro prima molla è stata “l’indignazione” contro ingiustizie, corruzione, mancanza di democrazia, regressione nelle conquiste sociali, ma ora si stanno seguendo nuove strade, portate avanti pacificamente e basate sulla metodologia non-violenta. Per la prima volta, un movimento di tali dimensioni si muove in modo spontaneo, senza capi, senza indottrinamenti, orizzontalmente e in un modo del tutto nuovo. Tutto questo segna un punto di curvatura rispetto alle precedenti, violente rivoluzioni. Il modello della “guerriglia” appartiene ormai alla storia. Adesso si parla di “rivoluzione non-violenta”.
Questo modo di procedere è destabilizzante per il potere, preparato invece a confrontarsi con la violenza. Il sistema violento ha bisogno a sua volta della violenza per continuare ad esistere. Invece, nel momento in cui questi movimenti agiscono pacificamente, ricevono ampio supporto popolare, grazie al quale la loro forza cresce in modo inarrestabile. La testimonianza di un attivista chiarisce questo concetto: “Non possono fermarci. Non importa quello che fa la polizia. Se vengono a cacciarci, noi non ci opponiamo con violenza. Ci disperdiamo, ma il giorno dopo torniamo a dimostrare ancora una volta, e ancora più numerosi. Ogni giorno altre persone si aggregano. Ininterrottamente.”
La nuova fase ha anche fatto capire che sono i cosiddetti “mercati” a stabilire le agende dei governi, e non viceversa. Possiamo quindi chiaramente parlare di una dittatura che sottomette persino i paesi più “avanzati” e stabilisce le agende di lavoro. Questo ha degli effetti devastanti, con tagli inimmaginabili e privatizzazioni. Tutto perché gli speculatori della dittatura del danaro possano continuare a prosperare.
I mercati hanno dichiarato guerra
In questo momento, i “mercati” hanno dichiarato guerra al popolo, soggiogando i governi, obbligandoli a infrangere gli accordi, a eliminare i progressi sociali nel campo dell’istruzione e della sanità, intaccare le conquiste in campo pensionistico e la stabilità lavorativa, e così via. Non c’è limite a quella loro ingordigia che li sta trascinando verso l’abisso in una crisi da loro stessi creata.
I cittadini, il popolo, sono stati truffati. Sono stati convinti che c’è una grave crisi con la quale tutto può essere giustificato. Ma non viene spiegato chi ha generato questa crisi, chi si è indebitato in maniera irresponsabile, chi ha seguito politiche scorrette, chi ha proposto fantasiose vie d’uscita fino a non poter più sostenere la bolla finanziaria che essi hanno stessi creato. Questa non è una crisi per tutti. Qui c’è inganno, manipolazione e distorsione, perché quegli stessi che hanno creato la crisi, le banche, sono quelli che continuano a beneficiarne e a derivarne profitti.
Ci sono chiari indicatori di aberrazione nell’arena politica. Si è andato impiantando nella coscienza sociale l’idea che i profitti sono fatti attraverso l’impresa privata, e che se ci sono perdite queste verranno coperte con soldi pubblici. Se un’impresa pubblica va bene, la si privatizza. Se un’importante impresa privata va male, viene soccorsa con danaro pubblico. La corruzione abbonda in tutti i paesi, come un’epidemia che i popoli devono combattere ovunque.
I popoli cominciano a sentire la propria importanza
Le recenti trasformazioni, avvenute in un breve lasso di tempo, dimostrano una volta di più la vera forza dei popoli, e la loro grande capacità di trasformazione, quando si usa la nonviolenza e la via della pace. Se, viceversa, è la violenza ad imperare, l’unico sbocco è la guerra nella quale, a parte le perdite umane e l’impatto sulla società, i problemi si moltiplicano in modo esponenziale senza possibilità di risolverli ma, anzi, peggiorandoli ancor più, come nei casi dell’Iraq e dell’Afganistan e, più recentemente, in Libia.
Noi pensiamo che queste nuove forze che si stanno risvegliando troveranno nella nonviolenza l’unico strumento veramente rivoluzionario per aprirsi il futuro, se questo strumento viene adoperato per creare società veramente democratiche, per migliorare le condizioni di vita e per favorire il progresso in modo da permettere ad ogni essere umano di avere una vita dignitosa.
Una generazione sta prendendo coscienza
In ognuna di queste dimostrazioni, per quanto possano contare su un consenso popolare allargato e totale, bisogna sottolineare che i protagonisti principali sono i giovani. O forse possiamo andare anche oltre, ed affermare che, per la prima volta nella storia, ci confrontiamo con il fatto che un’intera generazione è sintonizzata, connessa, e prende coscienza del proprio potere, sensibilizzandosi e proiettandosi rivoluzionariamente su una scala globale. Stiamo forse assistendo al risveglio di una generazione con coscienza globale? La prima generazione non-violenta a prendere coscienza di sè stessa nella storia umana.
La nonviolenza apre il futuro
Lì dove la metodologia non-violenta si sviluppa e si approfondisce, adattandosi al paese o alla società, a seconda del momento storico, combinando il lavoro virtuale dei social network e di Internet con l’esperienza di attività nei quartieri, azioni locali e contatti personali tra le persone, recuperando i contatti a livello umano dove l’io si mescola al “noi”, dove questi componenti si trovano, lì i movimenti avanzeranno.
In questo processo, il movimento continuerà ad aprirsi verso altri paesi e altre culture, connettendosi con la mondializzazione, con la rivoluzione globale. Diventerà irresistibile come una forza della natura. Quanto sarà rapido questo processo? Difficile dirlo. Ma l’importante è che si sta andando in questa direzione.
In questo contesto, Mondo senza Guerre e Violenza crede sia opportuno considerare che:
1. La guerra dei mercati contro il popolo e la cittadinanza è un nuovo scenario che deve essere identificato, definito e combattuto, non essendo stato finora identificato prima nel panorama sociopolitico. Oggi, il grande problema a livello globale è la voracità dei mercati speculativi. Qui è dove comincia tutto: carestie, epidemie, povertà generalizzata, deterioramente dell’assistenza sanitaria e dell’istruzione, discriminazione, dittature, corruzione, frammentazione sociale ed esclusione, e naturalmente conflitti, guerre ed aumento delle spese militari, e così via. Questa è la strada per la generale disumanizzazione a livello internazionale.
2. In questi movimenti, vediamo un soffio d’aria fresca. In loro sono i semi del nuovo mondo a cui aspiriamo. Noi esprimiamo il nostro sostegno a qualunque direzione nonviolenta essi intraprendano. Questa non è semplicemente una dichiarazione, poiché in tutti i paesi dove Mondo senza Guerra e Violenza è presente, i nostri attivisti partecipano nello sviluppo di questi movimenti, o li aiutano a nascere. Queste rivoluzioni non-violente, dunque, aprono la via del futuro per tutta l’umanità. Ci stiamo avvicinando alla Nazione Umana Universale.
3. Spingere con tutte le nostre forze affinché la direzione della nonviolenza non venga abbandonata da questi movimenti. Non dobbiamo essere ingenui, l’intero sistema sarà contro di loro. Il sistema cercherà di manipolare, infiltrarsi, deformare, corrompere, deviare, influenzare, screditare, perseguitare, e persino eliminare i seguaci del movimento. I loro metodi violenti sono ampi. Per questo dobbiamo allenarci e avanzare nella lotta della nonviolenza organizzata.
4. Nel breve termine, si sta costruendo un progetto per la prima volta su scala internazionale Per il 15 ottobre c’è una chiamata internazionale all’azione unitaria ai movimenti in tutto il mondo.

Rafael De La Rubia

Umanista spagnolo Fondatore dell’organizzazione “Mondo senza guerra” e portavoce della “Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza”.

http://theworldmarch.org

Tradotto dall’inglese da Giuseppina Vecchia per Pressenza