Infatti, il 24 agosto il Ministro degli esteri britannico William Hague ha
confermato precedenti relazioni secondo cui alcuni negoziati avevano
cominciato a sbloccare circa 100 miliardi di dollari di beni di Gheddafi in banche
straniere, anche prima della sua caduta definitiva.

Questa decisione non ha precedenti, dal momento che Europa e Stati Uniti
continuano a tenere nelle loro banche e sul proprio territorio enormi risorse
appartenenti ai dittatori di Tunisia ed Egitto già espulsi, solo per citare due
esempi nella regione.

In un’altra fase, tesa a garantire il loro ruolo attivo nella definizione del nuovo
stato dopo Gheddafi, funzionari UE e NATO avevano annunciato di apprestarsi
ad aiutare nell’organizzazione delle elezioni, a finanziare i media libici, ad
istituire un sistema giudiziario, a disegnare solide politiche economiche per la
crescita, lo sviluppo e l’occupazione.

“Questo è un paese ricco”, ha dichiarato l’alto funzionario per la politica estera
dell’Unione europea Catherine Ashton in una dichiarazione a Bruxelles il
23 agosto. “La domanda è come far sì che l’economia torni velocemente a
muoversi.” La domanda è invece: quale economia?

“I paesi della NATO in generale, e Francia, Regno Unito e Stati Uniti in
particolare, sembrano aver terminato la loro missione – quella di distruggere
la maggior parte delle infrastrutture libiche – rivendicando nel frattempo che
il loro scopo esclusivo è quello di aiutare i rivoluzionari libici a rovesciare
Gheddafi”, ha detto a questo giornalista un anziano diplomatico libico coperto
da anonimato.

“Ora che sono praticamente riusciti a fare questo dopo più di cinque
mesi di bombardamenti, le grandi multinazionali dell’energia e della
cosiddetta “ricostruzione” – per non parlare dell’industria delle armi – fanno a
gara per controllare il paese,” ha sottolineato il diplomatico in pensione.

Il Grande Business

“L’industria del petrolio muove enormi quantità di operazioni commerciali
– estrazione, raffinazione, trasporto, assicurazioni, distribuzione, etc. – per
non parlare di operazioni speculative dai rapidi profitti “, ha sottolineato il
diplomatico.

“Allo stesso modo, come nei casi di Afghanistan e Iraq, l’affare “ricostruzione”
gestisce diversi miliardi di dollari, beneficiando alla fine mastodontiche
corporazioni private – le stesse dell’industria delle armi. In entrambi i casi, le
martoriate economie europee e statunitensi riceveranno il tanto necessario
aiuto per il loro recupero.”

Alla domanda circa la portata dell’impegno del Consiglio Libico Nazionale
di Transizione riguardo alle aspirazioni e agli ideali della rivoluzione libica
popolare, il diplomatico ha affermato che “alcuni di loro sono sinceri e
impegnati, ma certamente non tutti. Non dobbiamo dimenticare che alcuni
membri del Consiglio hanno servito Gheddafi per molti anni, mentre altri non gli
si sono mai veramente opposti.”

“Ma a prescindere dalla loro sincerità o lealtà verso la rivoluzione, non si deve
trascurare il fatto fondamentale che il Consiglio ha avuto una “legittimazione
ufficiale” da Parigi, Londra, Washington e altre capitali occidentali”, ha detto
la fonte, e ha chiesto: “Dovremmo aspettarci che il Consiglio sia veramente
indipendente e libero di dire “no” agli interessi occidentali? Io no di certo.”

“Non appropriatevi del futuro del popolo libico”

Insieme al diplomatico libico in pensione, molti analisti politici medio orientali
hanno espresso preoccupazione per gli attuali sviluppi.

Marwan Bishara, analista politico di Al Jazeera, ha commentato il 22 agosto
che il Consiglio Libico di Transizione “deve ricordare che il suo ruolo è proprio
questo – di transizione – ed evitare ogni tattica che prolunghi la sua autorità
incontrollata.”

Alla domanda: “Cosa pensa delle potenze occidentali – in particolare Francia,
Gran Bretagna e Stati Uniti -, dove li porterà il ‘successo’ in Libia?, Bishara ha
detto che “Prima di tutto bisogna che i leader occidentali cancellino dai loro volti
quello sguardo compiaciuto e si assicurino di non gongolarsi nel fare agli arabi
qualunque favore.”

Dopo decenni di complicità, i leader occidentali devono cancellare lo sguardo compiaciuto

“Inoltre, dopo decenni di complicità con i dittatori arabi, le potenze occidentali
hanno molto da recuperare.”

“Si sono inseriti nella rivoluzione libica dopo le minacce genocide di Gheddafi
contro il suo popolo, ma la loro ingerenza non era necessariamente motivata da
scopi umanitari, piuttosto della stessa geopolitica che ha portato in primo luogo
a stringere amicizia con Gheddafi, Ben Ali e Mubarak”, Bishara ha sottolineato.

AJ, capo analista politico, ha sottolineato che “lo stesso vale per il resto del
Nord Africa. Come necessario ponte tra l’Egitto e la Tunisia, la Libia, ricca di
petrolio, potrebbe svolgere un ruolo importante nel coordinamento delle future
strategie di ricostruzione dei tre paesi e delle loro relazioni con il resto della
regione e con l’Occidente. ”

“Certamente i bombardamenti aerei della NATO hanno aiutato, ma questa era
una vittoria rivoluzionaria per eccellenza. La battaglia è stata vinta in primo
luogo nei cuori dei libici, proprio come con gli egiziani e tunisini prima di loro “,
ha aggiunto Bishara.

“Sii dalla giusta parte”

“Questo non vuol dire che i libici debbano essere ingrati per la mano che gli
è stata tesa. Meglio avere le potenze occidentali dal lato giusto della storia
araba ai fini di un cambiamento. E c’è molto spazio per la cooperazione e il
coordinamento futuri, ma dovrebbe realizzarsi sulla base del reciproco rispetto
e dell’interesse mutuo, specialmente per gli arabi, che hanno estrema esigenza
di azioni positive”, ha detto.

“I leader occidentali devono anche guardarsi dall’inserire un cuneo tra coloro
che considerano moderati e altri ritenuti “islamisti “, perchè la Libia avrà bisogno
di una cooperazione tra tutti i suoi cittadini”.

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