Fu all’inizio del XX secolo che nel mondo si cominciarono ad abbattere le frontiere e le donne iniziarono gradualmente ad accedere agli studi universitari.

In Spagna, prima dell’ 8 Marzo 1910, solamente 36 donne avevano raggiunto la laurea dopo aver superato ostacoli quali l’autorizzazione del Consiglio dei Ministri, travestimenti da uomo, come fece Concepción Arenal per studiare Diritto all’Università Complutense ma senza matricola né titolo, dover assistere alle lezioni accompagnate o doversi sedersi al tavolo del professore, senza parlare delle difficoltà nell’ottenimento dei titoli, l’iscrizione agli ordini e l’esercizio della professione.

La prima Professoressa Universitaria (Ángeles Galino Carrillo), ottenne il posto poco più di 50 anni, mentre il Primo Rettore Universitario donna (Carmina Virgili Rodón) poco più di 25 anni fa. Poco a poco la presenza delle donne in ambito universitario si rafforzò poi poco a poco.

Più alunne ma rappresentanza minoritaria nei posti chiave.

Sebbene dagli anni ’80 il numero delle studentesse superi quello dei colleghi maschi, ciò non si riflette sulla carriera professionale che segue, anche se solamente dal 1941 si contano i registri delle immatricolazioni e dei titoli universitari dividendoli per genere e carriera.

Limitandoci all’ultima decade le donne rappresentano più del 60%, ottengono circa il 60% delle borse di studio e più successi nei concorsi. Tuttavia, più si avanza, più la presenza femminile diminuisce e si registra solo il 13% di docenti. Solamente il, 10,6% delle commissioni di laurea sono presiedute da donne e la proporzione media delle donne nel resto dei membri della commissione è del 18%. Le donne Vice-Rettore sono di più ma meno delle Presidi di Facoltà che sono del resto inferiori alle direttrici di dipartimento.
La presenza femminile nella gestione universitaria e nei posti di potere è chiaramente minoritaria e un dato significativo è che “ci sono solamente 6 donne Rettore in Spagna” secondo Cristina Segura, Direttrice del Dipartimento di Uguaglianza di Genere dell’Università Complutense di Madrid.
Ciò è dovuto al fenomeno chiamato “tetto di vetro” per il quale, sebbene le donne abbiamo più successo nei primi passi della vita accademica, la loro ascesa professionale si veda poi frenata per tradizione culturale e maschilismo.

“Parità non è lo stesso di Uguaglianza”

Paradossalmente, questa realtà si sta verificando in un Paese con una Legge sull’Uguaglianza Universitaria che garantisce la presenza equilibrata tra uomini e donne per le cariche di gestione. Afferma Cristina Segura “ Si cerca di mettere in atto la parità ma è un tranello. Parità e uguaglianza non sono la stessa cosa. L’Università è ancora oggi molto conservatrice.
Cristina Segura, docente universitaria, iscritta al dipartimento di Storia Medioevale alla facoltà di Storia e Geografia, è una delle donne che ha promosso la creazione e lo sviluppo dell’Istituto di Ricerche Femministe, un centro scientifico dell’Università Complutense di Madrid, che compie 20 anni e del quale fu Direttrice dal 1995 al 1997.
L’attività di questo Istituto si concentra principalmente nel generare conoscenze tramite la ricerca, nell’ambito degli studi femministi e alla diffusione di tali nozioni attraverso di corsi, seminari e qualifiche proprie e mediante le sue pubblicazioni.

Il regolamento dell’insegnamento non include la prospettiva sul genere.

La professoressa, attuale direttrice del Dipartimento per l’uguaglianza dei generi all’Università Complutense di Madrid (UCM) ci spiega che “questo dipartimento ha la funzione di vigilare affinché non si producano atti di molestia, maltrattamento e vessazione nei confronti delle donne nell’Università stessa, vegliare affinché si facciano studi che riscattino il ruolo femminile, promuovere ricerche specifiche sul genere e far sì che questo approccio si includa nelle diverse discipline.
Tuttavia, come la docente stessa deplora, la prospettiva sul genere e lo studio di materie che facciano riferimento al tema femminile non sono contemplati dai programmi attuali. L’insegnamento non dichiara questa necessità né di questa protesta per la quale hanno lottato molte donne nel nostro Paese. Secoli di scoperte, ricerche e studi di donne continuano ad essere ignorati. E’ il silenzioso supporto delle donne al bene comune.

Il ruolo dell’Università

Virginia López, educatrice laureata in Pedagogia alla UCM sostiene che “si deve continuare a lavorare affinché i cambiamenti arrivino alla radice, alle cause profonde che generano discriminazione e violenza. E’ necessario superare la visione naturalista sulle donne e l’Università ha un ruolo fondamentale per compiere tale rivoluzione. E’ questa visione che a portato a negare i numerosi e coraggiosi contributi che le donne hanno realizzato in molti settori del sapere e che ha provocato esclusione e discriminazione, soprattutto nell’accesso alla conoscenza”
Nonostante tutto, si stanno facendo dei progressi. Negli ultimi anni si sono inclusi studi e dipartimenti specializzati sul genere, ci sono master riconosciuti ufficialmente. Le Università si stanno aprendo alle politiche di uguaglianza. E sempre di più tali studi vedono la partecipazione non solo di donne ma anche di uomini. Inoltre, anche nei giovani i ruoli stanno subendo delle trasformazioni.

Questi progressi, anche se lenti, mostrano un cambio di tendenza. L’Università, nel suo insieme deve chiedersi che tipo di mondo e di individui desidera formare. Senza dubbio, garantire il diretto alla conoscenza e la vera uguaglianza dovranno essere inclusi in questo proposito. E ciò non sarà possibile senza riconoscere il contributo delle donne, senza dare spazio alla loro partecipazione e senza costruire una parità reale, che superi le mere formalità.

Tradotto da Eleonora Albini