Pressenza sarà media partner di Eirenefest Primo Festival Internazionale del Libro per la Pace e la Nonviolenza che si svolgerà a Taranto dal 23 al 26 Settembre prossimi, organizzato da Multimage in collaborazione con moltissime realtà il cui elenco si allunga ogni giorno di più. Il Festival, che avrà cornice principale nel Castello Aragonese, ha il patrocinio del Comune di Taranto e consisterà in un ricco programma di eventi culturali, teatrali e musicali, presentazioni di libri, performances, mostre fotografica, proiezioni; uno spazio permanente fieristico e informativo è previsto per realtà editoriali, istituzioni e associazioni del settore.

Il programma è in continuo aggiornamento ed aperto alle proposte e collaborazioni di tutti dato che il Festival vuole essere un punto di convergenza tra tute le realtà nonviolente e pacifiste. In questo senso invitiamo tutt* a prendere contatto e ad aderire al festival scrivendo a festival.nonviolenza@multimage.org

Di seguito il materiale di presentazione e motivazione del Festival.

Tutte le info in continuo aggiornamento su https://multimage.org/info/eirenefest/


In un mondo sempre più caotico, spersonalizzato, frenetico, disumano bisogna fermarsi a riflettere e cercare il senso profondo delle cose.

I libri hanno svolto spesso questa funzione, quella di suggerire una direzione.

In un’epoca di conflitti abbiamo bisogno dei libri per la pace e la nonviolenza: libri che ci consigliano, che ci guidano, che ci ispirano verso un mondo con al centro l’essere umano, le sue idee, i suoi sentimenti, le sue azioni verso un mondo migliore.

Vogliamo radunare a Taranto, recentemente dichiarata “Città della pace” le migliori energie nazionali e internazionali per parlare di un Mediterraneo di pace, dell’abolizione delle armi nucleari, della cultura della nonviolenza e di una educazione veramente civica che abbia nelle idee della nonviolenza il suo fulcro.

Invitiamo associazioni, istituzioni, case editrici, scrittori, giornalisti, personalità al fine di rendere questa proposta concreta e l’inizio di un cammino permanente e duraturo verso un’altra visione del mondo con al centro le persone, la solidarietà, il dialogo, la convergenza, i diritti umani, l’ambiente, la diversità.

Il Festival del libro per la pace e la nonviolenza si svolgerà dal 23 al 26 settembre 2021. Data la ristrettezza dei tempi per la sua organizzazione e poiché si tratta di una prima edizione, si proporrà un programma culturale di massima e di minima, garantendo comunque la fiera e le presentazioni dei libri negli spazi e tempi a ciò dedicati.

Il Castello Aragonese si presenta come location ideale, per la sua struttura che permette l’utilizzo di spazi all’aperto e al chiuso in un affascinante scenario. E’ particolarmente significativo l’impiego di questa struttura per un festival che promuove la pace e la nonviolenza, considerato l’uso militare, per la difesa e per la detenzione che ha avuto il Castello nella sua lunga storia. La forza della cultura in generale, e della cultura della nonviolenza in particolare, può trasformare profondamente qualsiasi cosa e, senza perderne la memoria, lanciare verso il futuro un messaggio di umanizzazione crescente.

Come location collaterale, utile per lo svolgimento del programma artistico, il Conservatorio Giovanni Paisiello con il suo chiostro; per gli eventi più importanti sarà anche a disposizione il Palazzo di Città con la sua splendida Sala degli Specchi.

Il principale obiettivo del Festival è quello di sensibilizzare la popolazione sulle tematiche proposte, di grande attualità. La cultura della nonviolenza, l’abolizione delle armi nucleari, l’aspirazione a un Mediterraneo di pace sono questioni cardine per passare dall’attuale preistoria a una storia pienamente umana. Per realizzare queste aspirazioni bisogna innanzitutto crederci e, in questo senso, l’incontro della popolazione con le realtà e le personalità che da sempre si muovono in questa direzione, è imprescindibile. Impensabili sono le sinergie che possono crearsi dall’incontro delle persone in un ambito creativo come quello di un festival. Imprevedibili possono essere le conseguenze, in un’epoca instabile e incerta come quella che stiamo vivendo. 

In secondo luogo, il festival ha l’obiettivo di dare alimento alle reti esistenti – e crearne di nuove – fra gli attori che lavorano per la costruzione della pace e di un mondo nonviolento, con lo sguardo rivolto al futuro, ma anche all’attualità, in particolare all’azione eminentemente nonviolenta di curare il nostro pianeta.

Le tematiche del Festival

Stop alle armi nucleari

Lo scorso 22 gennaio è entrato in vigore il Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari a livello di Nazioni Unite, dopo la realizzazione di una Campagna Internazionale (ICAN) che ha coinvolto oltre 500 attori sociali in diversi paesi e che ha vinto il Premio Nobel per la Pace nel 2017. In Italia questo evento di portata storica non ha avuto l’eco che merita,  il nostro paese non ha firmato il Trattato ed è quindi  necessario continuare a creare coscienza sociale sulla pericolosità di queste armi per l’umanità e il pianeta che le istanze legate al mondo antinucleare e pacifista hanno portato avanti in questi ultimi anni.

Cultura della nonviolenza, educazione nonviolenta

Nella storia della nonviolenza, troppo poco studiata nelle scuole, ci sono esperienze di diverse dimensioni disseminate su tutto il globo nelle diverse epoche, prima che la parola nonviolenza fosse inventata. In epoca moderna siamo soliti riferirsi agli esempi del Mahatma Gandhi o di Martin Luther King per parlare di cultura nonviolenta e di risultati concreti della lotta sociale nonviolenta, ma esistono correnti di portata internazionale più vicine nel tempo, come quella dell’Umanesimo Universalista di Silo ed altre, molto vitali e attive in vari campi, che devono essere conosciute per poter dare vita a risultati. Così come certamente dovremmo approfondire il contributo a questa nascita culturale dato da autori come Tolstoj.

In Italia, dove il pensiero e la pratica della nonviolenza hanno attraversato diversi ambiti, da quello più propriamente filosofico e spirituale a quello più direttamente impegnato nei processi di trasformazione sociale e di risoluzione dei conflitti, alcune figure hanno valicato i confini nazionali, acquisendo una rilevanza internazionale, a partire, tra gli altri, da Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lanza del Vasto. Ci sono inoltre moltissime esperienze di ricerca-azione volte alla risoluzione nonviolenta dei conflitti che rappresentano un bagaglio culturale inestimabile che merita un’adeguata visibilità. In questo ambito, l’adozione, nel quadro della ricerca-azione, di un approccio e di una metodologia nonviolenti, ha contraddistinto il pensiero e l’iniziativa di alcune figure di primo piano, in alcuni casi anche di spessore internazionale, della peace-research italiana, tra i quali, in particolare, Alberto L’Abate e Nanni Salio.

Hanno preso particolarmente campo negli ultimi decenni pratiche di educazione che a volte si rifanno esplicitamente agli autori della nonviolenza mentre in altri casi offrono pratiche assolutamente in linea con i principi della nonviolenza. Da queste convergenze sono nate esperienze di rinnovamento della pedagogia estremamente interessanti che avranno nel Festival luogo di diffusione, di approfondimento, di sperimentazione.

Mediterraneo, mare di pace

Non c’è bisogno di spendere molte parole per chiarire la necessità di rendere il Mediterraneo un luogo di pace e collaborazione. La cronaca degli ultimi decenni è fin troppo eloquente nel mostrare ciò che alcuni hanno cercato di non vedere. Le città-porto affacciate sul Mediterraneo hanno senza dubbio un diverso vissuto dell’attualità, come anche portano in sé l’esperienza del contatto con le altre culture che fin da tempi antichissimi hanno esplorato le nuove terre e incontrato i popoli dell’altra sponda, attraversando il mare. Oltre la cronaca e le vicende storiche, i legami culturali dei paesi affacciati sul Mediterraneo hanno radici profondissime che, come abilmente tratteggia Alessandro Vanoli nei suoi libri, si manifestano in usi, costumi e fino all’etimologia delle parole che ci accompagnano ancora nelle diverse lingue. Vogliamo un mediterraneo di pace, libero da armi di distruzione di massa e da barconi che rischiano il naufragio. Vogliamo una nuova narrazione che senza negare la realtà storica dei conflitti, approfondisca la rete culturale, economica e sociale che lega i popoli del mediterranneo in un millenario scambio di parole, di numeri, di musiche, di cibi, di scritti, di poesia.