Si moltiplicano le iniziative e le testimonianze in memoria di Alberto L’Abate, recentemente scomparso. Cerchiamo qua di sintetizzare quelle di cui siamo a conoscenza; sono graditi contributi e integrazioni alla mail redazioneitalia@pressenza.com; provvederemo ad aggiornare questo articolo.

La famiglia e il Movimento Nonviolento hanno comunicato:

Alberto L’Abate:  Momenti di memoria e partecipazione predisposti dalla famiglia, per amici e conoscenti:

– sabato 28 ottobre ore 16, alla Comunità delle Piagge, con don Alessandro Santoro (Centro sociale Il Pozzo, Piazza Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, 2 – FI)

– lunedì 30 ottobre ore 17 al Centro Sociale Evangelico (via Manzoni 21 – FI)

– martedì 31 ottobre ore 9,30 al Cimitero di San Piero A Ema (Bagno A Ripoli – FI), cerimonia di cremazione

Per ricordare Alberto e alimentare la sua compresente forza ispiratrice: ogni ora dedicata alla Pace e al mutamento sociale e interiore è un dono gradito.

La famiglia gradisce le lettere postali:

Fam. L’Abate, via Antonio Mordini 3, 50136 Firenze
mail: alessandra.briciole@gmail.com


Testimonianze

Articolo di Pressenza

Comunicato Stampa del Movimento Nonviolento

Sito Sereno Regis

Alfio Nicotra su Huffington Post

A Alberto è dedicata la manifestazioni Canzoni Contro la Guerra

Terribile notizia! È stato protagonista e al fianco di tutte le lotte contro il militarismo, una perdita enorme e incolmabile. Non trovo parole adeguate. Mi piace pensare che le ultime cose che ha vissuto sono state positive e incoraggianti, dallo storico Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari al Nobel per la Pace a ICAN. Rimarrai sempre con noi, Alberto!
Angelo Baracca

Il Centro Impastato ricorda Alberto L’Abate, l’impegno di una vita per la pace e la nonviolenza. Siamo lieti di essere stati fianco a fianco negli anni di Comiso, nelle mobilitazioni contro l’installazione dei missili a testata nucleare, e di avere condiviso riflessioni e progetti. Ci mancheranno la sua lucidità, la sua instancabilità fino agli ultimi giorni. Ciao Alberto!
Umberto Santino

Sentite condoglianze. Gli volevamo molto bene. Mi chiedeva di scrivere recensioni per i suoi libri e le scrivevo con enorme piacere. Una grande persona
Sarai sempre nei nostri cuori caro Alberto nel nostro profondo spirito nonviolento
Laura Tussi e Fabrizio Cracolici 

Anche io ho avuto il piacere di conoscerlo. Un punto di riferimento per la nonviolenza in Italia. Mi unisco al congedo e alle condoglianze di tutti.
Elio Pagani

Ho bellissimi ricordi della mitezza di Alberto L’Abate. La sua morte non spezza i fili dei ricordi ma – per persone come lui – li rafforza. Venne all’ultimo incontro nazionale di PeaceLink a Tavarnuzze. Lo conobbi nel 1982 a San Gimignano – nella sua casa in campagna – ai tempi dei missili di Comiso, con i miei amici Gianni e Rosella, che mi guidavano verso un cammino di formazione nonviolenta, di cui inizialmente non ero convinto. Avevo 24 anni. Io ero entusiasta dei computer e del linguaggio di programmazione Basic, lui no. Eravamo molto diversi. Facemmo un lungo viaggio in corriera insieme, solo noi due, e mi colpì la mitezza, la sua passione pacata, la sua differenza rispetto al mio carattere più impulsivo e ai miei acerbi cyber-entusiasmi vissuti in solitudine. Mi sembrava che lui avesse un’ispirazione dentro, una calma che attingeva ad una profondità a cui avrei voluto avere anche io accesso, lo guardavo con curiosità e interesse in quel lontano 1982 in cui io non ero convinto per nulla della sua nonviolenza. Ho imparato pian piano a trasformare le mie idee, a plasmarle smussando gli spigoli superflui, e quella sua mitezza, accompagnata da una voce che ispirava serenità, mi è rimasta sempre dentro, come una guida che – fra tante delusioni – garantiva fiducia.
Grazie Alberto per essere stato, per tanti di noi, un riferimento paterno, buono, esistenziale.
Alessandro MarescottiLeggo solo ora, rientrando a mezzanotte, con dolorosa sorpresa. Alberto ci ha dato molto, in umanità, sorriso, amicizia, e per queste sue doti umane ci ha dato ammaestramenti importanti nel pensare e agire per la nonviolenza. Ci rimane presente e vicino, mentre lo ringraziamo moltissimo. Un forte abbraccio di vicinanza ad Anna Luisa e Alessandra.
Enrico Peyretti
Mi unisco al dolore della famiglia e di tutti noi per la morte di Alberto L’Abate. Mi ha insegnato molte delle cose che so e il metodo per studiarne altre. Avremmo dovuto incontrarci questa estate, poi è saltato tutto. Ora rimpiango che non ci saranno altre occasioni. Un abbraccio a tutta la famiglia.
Maria Grazia Tarulli

Anche noi valdesi abbiamo apprezzato questo compagno di strada. Soltanto pochissimi giorni fa insieme con Alberto, Anna Luisa e Alessandra abbiamo visto due importanti film grazie alla sua iniziativa.
Alberto è stato un dono che durerà a lungo.
Paul Krieg, membro del Consiglio di chiesa, Chiesa Valdese di Firenze

Anche se avevo letto qualche suo scritto di qua e di là, ho conosciuto Alberto soltanto due anni fa.
Era venuto a un campo del Mir dove animavo una formazione su temi legati alle questioni mediorientali. Era presente come semplice partecipante. Umile, attento. Nonostante l’età e lo stato di salute, ha partecipato a tutto, seguiva tutto. I suoi interventi sono sempre stati un arricchimento continuo. Da lì siamo rimasti legati.
Da lui ho imparato tanto, soprattutto a livello umano e relazionale. Gentilezza, semplicità, umanità…
Un ultimo abbraccio a questo uomo eccezionale.
Karim Metref

Ci ha lasciato il nostro intimo Amico per la Nonviolenza Alberto L’Abate.
Negli ultimi anni, nonostante i pesanti impedimenti di salute, ha voluto donare tutte le energie che gli rimanevano alla Nonviolenza, fino all’ultimo respiro.
Continua il suo cammino in Pace.
Gli siamo tutti riconoscenti e vicini nella Compresenza.
Vogliamo ricordarlo con queste parole del suo e nostro Maestro di nonviolenza Aldo Capitini: “Noi, al cospetto del morto, ci preoccupiamo di cio’ che c’e’ di comune tra noi e lui e tutti infinitamente, scopriamo che cio’ che piu’ conta, la prassi per il valore, e’ comune, ci unisce, ci fa compresenti”.
Un fraterno saluto ad Alberto con un forte e commosso abbraccio di pace.
Matteo Soccio

Si e’ spento Alberto L’Abate.
E’ stato tra i pionieri della nonviolenza in Italia, un impegno che non ha mai abbandonato, fino all’ultimo giorno.
Lascia un grande vuoto, insieme a tutto ciò che di bellissimo che ha fatto nella sua vita.
Mao Valpiana

Alberto L’Abate è stato una delle figure più illustri della nonviolenza e della peace-research a livello internazionale; era nato a Brindisi il 6 agosto 1931, docente universitario di sociologia dei conflitti e ricerca per la pace, promotore del corso di laurea in “Operazioni di pace, gestione e mediazione dei conflitti” dell’Università di Firenze, è stato impegnato nel Movimento Nonviolento, nella Peace Research, nell’attività di addestramento alla nonviolenza, nelle attività della diplomazia non ufficiale per prevenire i conflitti; amico e collaboratore di Aldo Capitini, ha collaborato alle iniziative di Danilo Dolci e preso parte a numerose iniziative nonviolente; come ricercatore e programmatore socio-sanitario è stato anche un esperto dell’Onu, del Consiglio d’Europa e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità; ha promosso e condotto l’esperienza dell’ambasciata di pace a Pristina, e si è impegnato nella “Campagna Kossovo per la nonviolenza e la riconciliazione”; portavoce dei “Berretti Bianchi”, promotore dei Corpi civili di pace e di numerose altre rilevanti iniziative. E’ deceduto a Firenze il 19 ottobre 2017. Tra le opere di Alberto L’Abate: segnaliamo almeno Addestramento alla nonviolenza, Satyagraha, Torino 1985; Consenso, conflitto e mutamento sociale, Angeli, Milano 1990; Prevenire la guerra nel Kossovo, La Meridiana, Molfetta 1997; Kossovo: una guerra annunciata, La Meridiana, Molfetta 1999; Giovani e pace, Pangea, Torino 2001; Per un futuro senza guerre, Liguori, Napoli 2008; Metodi di analisi nelle scienze sociali e ricerca per la pace: una introduzione, Multimage e Trascend University Press, Firenze 2013; L’arte della pace, Centro Gandhi Edizioni, Pisa 2014.
Lo conobbi personalmente negli anni Settanta ai tempi della lotta antinucleare che ebbe come suo centro l’opposizione alla costruzione della centrale nucleare a Montalto di Castro, nell’Alto Lazio. E quando noi indigeni che organizzavamo la lotta dal basso realizzammo un’iniziativa che era insieme contro il nucleare, contro “il modello di sviluppo di servitù” (e il suo nesso con il regime della corruzione e la penetrazione dei poteri criminali) e contro tutte le servitù energetiche e militari – contro il poligono di Monteromano, la “monocoltura Enel” di Civitavecchia e la costruenda centrale atomica di Montalto -, fu lui che invitammo a parlare affinché desse voce al nostro comune sentire.
A Viterbo e dintorni negli anni dei “Comitati per la pace” ed in quelli successivi (ed ancor oggi) utilizzammo molto il suo manuale teorico-pratico sull’azione diretta nonviolenta; e quante fotocopie ne ho fatte per preparare i ragazzi quando a Viterbo occupammo il gazometro abbandonato e nacque il centro sociale “Valle Faul” e per un lungo periodo pressoché ogni sera c’erano incontri di riflessione sulla nonviolenza e di addestramento all’azione diretta nonviolenza; e quante per gli studenti, i ragazzi in servizio civile e gli amici che tra Lazio ed Umbria ho incontrato desiderosi di accostarsi alla nonviolenza, o anche solo di dotarsi di idee e strumenti adeguati per lo studio e le lotte che dovevano condurre.
E lungo questi ultimi vent’anni credo che ogni volta che gli chiesi un intervento o un’intervista per il nostro notiziario telematico “La nonviolenza è in cammino” sempre era pronto a dare il suo contributo, autorevole e illuminante. Ed ovviamente è tra i primi e più illustri firmatari dell’appello “Una persona, un voto” cui il nostro centro nonviolento viterbese ha dedicato tante energie lungo quest’ultimo anno in particolare.
Nella lettura delle opere di Alberto L’Abate, nella sua viva opera e generosa presenza di sociologo, di ricercatore, di programmatore in campo socio-sanitario, di educatore, di militante e di testimone, sempre ho sentito vibrare il bene, quel bene che s’incarna nell’azione umana quando un essere umano sceglie di voler essere l’umanità come dovrebbe essere.
Leggendo e rileggendo i suoi scritti antichi e recenti ritrovo la prospettiva autenticamente egalitaria e solidale, socialista e libertaria, e l’aggiunta nonviolenta, che fu ed è di Mohandas Gandhi e di Martin Luther King, di Rosa Luxemburg e di Antonio Gramsci, di Ernst Bloch e di Herbert Marcuse, di Simone Weil e di Hannah Arendt, dei suoi maestri ed amici Aldo Capitini e Danilo Dolci, dei martiri di tutte le Resistenze, del movimento operaio, del movimento femminista e di quello ecologista.
Ed oltre che un grande studioso e formatore, ricercatore ed organizzatore, Alberto L’Abate è stato anche l’anima infaticabile e il vigile cuore di tante concrete iniziative nonviolente – talune di autentica rilevanza storica – di cui l’esperienza dell’Ambasciata di Pace a Pristina è forse la piu’ nota.
Ora che la sua fatica di vivere è conclusa, e valgono anche per lui le parole di Paolo a Timoteo – “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho mantenuto la fede” -, resta la memoria, l’insegnamento, il dono della presenza che resta nei cuori di chi lo conobbe e dell’umanità – il dono inestinguibile dell’esempio delle persone buone, che e’ prova della dignità umana ed appello alla lotta per la liberazione comune dell’umanità intera; resta di Alberto L’Abate, come di tutte le donne e gli uomini di volontà buona che furono e sono e saranno, quella verità che Capitini nel suo sentire e dire chiamava compresenza dei morti e dei viventi; resta la dolcezza dell’amico, il valore del saggio, il coraggio del generoso. Che noi che condividiamo il suo sentire si sappia essere capaci di portarne avanti la lotta. La nonviolenza è in cammino.
Peppe Sini commemorando presso Il “Centro di ricerca per la pace e i diritti umani” di Viterbo

Ma come?! Stento a credere a questa inattesa e tristissima notizia.
Alberto, per neppure un mese nostro presidente emerito del MIR, … riposi in pace; in quella pace che ha tanto cercato, amato e testimoniato, per la quale ha speso la vita e che ha insegnato. Specialmente negli ultimi mesi, con le inseparabili Anna Luisa e Alessandra, al castello di Albiano e al Centro Gandhi di Ivrea, poi all’assemblea del MIR a Napoli, ho gustato, abbiamo gustato la sua sapienza, la serenità che trasmetteva, la forza delle sue convinzioni insieme al rispetto delle idee altrui, e tanta tenerezza.
E se Alberto non potrà risvegliarsi, rimanga sveglio e vivo in noi il ricordo di lui e dei suoi insegnamenti. A Anna Luisa e Alessandra il cordoglio mio e degli amici del MIR e Centro Gandhi di Ivrea.
Pierangelo Monti

Sono raggiunto dalla notizia della scomparsa di Alberto L’Abate di ritorno da Trieste, per la presentazione di un volume, che si intitola “Ordalie” ed è dedicato alle “Memorie e Memoriali per la Pace e la Convivenza”, che non ha fatto in tempo a leggere. È un dispiacere che accompagna il dolore per questa scomparsa.
Una mancanza incolmabile, non per dire. Un insegnamento grande il suo, che rimane vivo nei sentieri della ricerca e della pratica di tutti quanti hanno a cuore la costruzione della pace. Docente universitario e attivista sociale; intellettuale e operatore, per il cambiamento sociale e per la costruzione della pace; esperto e innovatore nella metodologia della ricerca-azione, da lui prediletta e che costituisce un ulteriore bagaglio di eredità, adottata come punto di riferimento dall’associazione, di cui è stato presidente e di cui è presidente onorario, IPRI- CCP; ma anche tra i pionieri della «ricerca per la pace» in Italia, cui ha offerto un contributo seminale, con i suoi corsi universitari, con le sue iniziative, con le innumerevoli pubblicazioni.
Di un volume precedente, i “Corpi Civili di Pace in Azione”, Alberto ha scritto la prefazione. Ad un certo punto, ricostruisce un elenco di ambiti nei quali più specificamente si concretizza l’azione nonviolenta. Alberto, più precisamente, parla di «forme di intervento». Trovo estremamente significativo e molto ben illustrativo del suo pensiero il fatto che, proprio al primo punto di questo elenco, decida di collocare il «cambiamento sociale». La sua riflessione è precisa e penetrante. Le sue parole meritano di essere ribadite.
«Per cambiare in meglio la società nella quale viviamo, è fondamentale avere chiaro dove vogliamo andare, per giungere ad una società più giusta, più valida, più sostenibile. Il nostro obiettivo è quello di superare nella società attuale la centralità del capitale finanziario (…) per dare vita ad una società basata sulla centralità dell’essere umano». Nei suoi scritti e nelle sue parole correva sempre, talvolta sottotraccia talvolta in chiaro, il riferimento ad una idea, vorrei dire, al tempo stesso, una concezione e una visione, della pace come «positiva»: una pace che si costruisce e che non può vivere senza la giustizia sociale.
Nella sua pratica di ricerca-azione, i “lavori sul campo”, numerosi e decisivi, cui Alberto ha dato forma sono altrettanto importanti e, anche in questa fattispecie ed in diverse circostanze, «seminali». Ne voglio ricordare tre, rendendomi ben conto, nel momento stesso in cui scrivo questa riflessione, di quanto tutto ciò sia limitativo e arbitrario, dinanzi ad una produzione così vasta, la sua, e ad un insegnamento così ampio, nella sua portata e nelle sue ricadute. La Campagna dei “Volontari di Pace in Medio Oriente”, ad esempio, all’inizio degli anni Novanta, fu una iniziativa nonviolenta “dal basso”, cui sia Alberto sia Anna Luisa hanno partecipato, e che fu importantissima, pur non potendo impedire la guerra, per sensibilizzare l’opinione pubblica e per esplorare nuove modalità di mediazione, interposizione e prevenzione del conflitto armato.
Il Progetto delle “Ambasciate di Pace a Prishtina”, in Kosovo, nel corso degli anni Novanta, ha fornito agli operatori e alle operatrici per la pace uno strumento di riferimento indispensabile, per impostare il lavoro dei presidi di pace e dei corpi civili di pace a livello locale, immaginando, tra le altre cose, uno schema, diventato anche questo un riferimento essenziale, che vede tali «forze nonviolente di pace» fare da baricentro ed in costante interazione tra gruppi nonviolenti e presidi di pace locali, ed un coordinamento internazionale per consentire un livello più ampio di organizzazione ed una opportunità di efficacia. Infine, l’impegno per il Centro per i CCP a Vicenza e la Form/Azione alla Nonviolenza alla Verde Vigna a Comiso.
Illustrando questa impostazione, il suo commento, riportato in un volume importante, pubblicato nel 1995 a cura di Antonino Drago e Matteo Soccio, dal titolo “Per un modello di difesa nonviolento”, è semplice ma esigente, al tempo stesso: «Non deve più succedere quello che è avvenuto in Iraq (…). In Iraq ogni gruppo è andato per conto suo. Dopo, in loco, ci siamo resi conto che venivamo spesso dagli stessi movimenti, e con idee piuttosto simili. Se ci fossimo organizzati prima, avremmo potuto fare un lavoro molto più valido ed incisivo». Sembra quasi parli di oggi, un riferimento al presente, e sono parole valide anche per il futuro.
Alberto è attivo nell’impegno per la pace sino all’ultimo e le sue parole risuonano ancora. Appena pochi giorni fa, lo scorso 26 settembre, presentavamo insieme a Portici, con gli amici del locale presidio di Libera, lo storico volume di Carlo Cassola, pubblicato nel 1983, su “La Rivoluzione Disarmista”; tra i suoi commenti, uno in particolare: «Porre fine all’attuale modello di sviluppo che arricchisce i pochi ed impoverisce i molti». Anche questa è una nota di estrema modernità. Nella vastità del suo lascito, nella eco delle sue parole, spiccano una pregnanza e un’attualità che rendono la sua la lezione di un maestro. Ciao, Alberto, ci mancherai.
Gianmarco Pisa

Con grande dolore ho appreso della morte di Alberto L’Abate, un vero profeta della nonviolenza, cui tutti/e dobbiamo molto. Fino a poche settimane fa ci aveva fatto l’onore della sua presenza e saggezza anche a Napoli, in occasione del Convegno sul Disarmo Nucleare e dell’Assemblea Nazionale del MIR Italia , di cui era stato nominato Presidente Onorario.
Le nostre strade – nonostante la mia quarantennale presenza nei movimenti nonviolenti – si sono intrecciate abbastanza tardi. Ho subito avvertito in lui, però, la profonda saggezza dell’uomo che ha molto da insegnare ma conserva la sua semplicità e mitezza senza nulla perdere in autorità.
Io e mia moglie Anna lo ricordiamo con profondo affetto nelle sue due ultime trasferte napoletane, in cui abbiamo potuto apprezzare anche la sua tenerezza di marito e di padre. Siamo pertanto idealmente vicini alla carissima consorte Anna Luisa ed alla figlia Alessandra, di cui conserviamo un bel ricordo personale.
Un Uomo come Alberto L’Abate lascia un segno indelebile negli animi di chi gli è stato accanto ed anche noi del MIR di Napoli ci sentiamo vicini a Lui, nello spirito della compresenza capitiniana e della condivisione della nonviolenza come mezzo e come fine.
Ciao Alberto, riposa in pace al termine del tuo cammino terreno. Noi faremo quanto possiamo per proseguire sulla strada che hai così autorevolmente segnato, impegnandoci ancora di più sulla non facile via della ricerca e dell’azione per la pace.
Ermete Ferraro, MIR Napoli

E’ morto Alberto L’Abate, un grande testimone della nonviolenza, studioso e attivista, che tanto ha dato ai movimenti per la pace, fino alla sua morte a 86 anni. E’ morto nella sua Firenze il 19 ottobre, lo stesso giorno in cui nel 1968 moriva Aldo Capitini, di cui Alberto era stato amico e collaboratore e poi militante nel Movimento Nonviolento fondato da Capitini.

Negli ultimi due mesi ho avuto la fortuna di incontrarlo e di gustare la sua sapienza e la cultura, la affabilità e la serenità che trasmetteva, la forza delle sue convinzioni insieme al rispetto delle idee altrui. In agosto lo invitai a parlare di Carlo Cassola al castello di Albiano e visitò il Centro Gandhi di Ivrea; poi abbiamo partecipato, sempre insieme alla sua inseparabile moglie Anna Luisa e alla figlia Alessandra, all’assemblea del MIR a Napoli, dove l’abbiamo nominato Presidente onorario del MIR. Un anno fa eravamo alla Verde Vigna di Comiso, alla quale ha dedicato tante energie, fin da quando iniziò nell’80 la vincente protesta contro installazione dei missili Cruise. Ancora adesso era il referente principale di questa base pacifista.

Ovunque si tenessero iniziative per il disarmo e la pace Alberto era presente, come promotore, relatore o semplice manifestante, ma sempre con umiltà.

E’ stato Presidente del Servizio Civile Internazionale (S.C.I.), fondatore dei Berretti Bianchi e fino all’ultimo Presidente onorario di Ipri- Rete Corpi Civili di pace, Come docente universitario, ha promosso il corso di laurea in “Operazioni di pace, gestione e mediazione dei conflitti” dell’Università degli Studi di Firenze, dove ha insegnato sociologia dei conflitti e ricerca per la pace. Ha promosso e condotto l’esperienza dell’ambasciata di pace a Pristina, nella “Campagna Kossovo per la nonviolenza e la riconciliazione”. Negli ultimi anni è stato promotore a Firenze de La Fucina della Nonviolenza.

Noi proseguiamo nel cammino di pace che Alberto ci ha indicato, e lui riposi in pace; in quella pace che ha tanto cercato, amato e testimoniato, per la quale ha speso la vita e che ha insegnato.

Pierangelo Monti