“Il Regno Unito non può pensare di mantenere ‘pezzi’ della sua membership dopo aver lasciato l’UE”, ha detto il primo ministro Theresa May. Il commento del primo ministro inglese è arrivato dopo che le era stato chiesto se avrebbe dato priorità al controllo dell’immigrazione piuttosto che a rimanere nel mercato unico.

May ha negato che il suo approccio fosse “confuso” in seguito alle critiche da parte dell’ex ambasciatore UE del Regno Unito. La signora May, su richiesta dei suoi critici, ha promesso che nelle prossime settimane fornirà maggiori dettagli sui suoi obiettivi. Il partito Laburista però ha invitato il premier inglese a una maggiore chiarezza in vista delle più importanti trattative degli ultimi decenni.

I colloqui sulla Brexit con l’UE dovrebbero iniziare già nell’aprile 2017. Nelle ultime settimane c’è stato un grande dibattito sulla natura della transazione a cui punta il governo britannico, in particolare se i controlli sulla circolazione dei cittadini UE significheranno o meno che il Regno Unito lasci il mercato unico e l’unione doganale europea.

Analisi

A Theresa May non piace parlare molto della Brexit, quindi bisogna leggere un pò tra le righe. Nonostante non abbia detto che avrebbe mollato l’accesso al mercato unico in cambio della libertà di controllo sull’immigrazione europea, certamente sembrava alludere a questo.

La signora May ha detto che il Regno Unito dovrebbe avere il controllo delle sue frontiere e il miglior accordo commerciale possibile con l’UE, aggiungendo che chiunque pensi che il Regno Unito manterrà la sua membership nell’UE sta sbagliando e non ha ancora capito che loro stanno veramente lasciando l’Unione europea. Ma, come spesso accade nel dibattito sulla Brexit, la chiarezza sulla posizione del Regno Unito rispetto ai negoziati, che dovrebbero iniziare molto presto, resta carente.

Il signor Ivan Rogers, che la scorsa settimana si è dimesso come ambasciatore del Regno Unito all’UE, ha criticato le opinioni confuse dei ministri inglesi sulla Brexit. Il primo ministro ha promesso di invocare l’articolo 50 del Trattato di Lisbona – ottenere negoziati formali con l’UE sulla Brexit – entro fine marzo 2017. Alla domanda se fosse pronta a dare priorità al pieno controllo sull’immigrazione anziché all’adesione al mercato unico, la signora May ha detto: “Spesso la gente parla come se in qualche modo noi non stessimo lasciando l’Unione europea, e avessimo ancora voglia di mantenere pezzi di membership con l’UE. Ce ne stiamo andando. Stiamo uscendo. Non saremo più membri dell’Unione europea. Quindi la domanda è: qual è il giusto rapporto che il Regno Unito dovrebbe avere con l’Unione europea, una volta fuori? Saremo in grado di avere il controllo delle nostre frontiere, il controllo delle nostre leggi”.

“Questo è ciò che la gente ha votato il 23 giugno 2016. Ma naturalmente vogliamo ancora il miglior accordo possibile per noi, vogliamo che le nostre aziende siano in grado di commerciare, vogliamo che le società del Regno Unito siano in grado di operare all’interno dell’Unione Europea e che anche le aziende europee siano in grado di commerciare con il Regno Unito e di operare all’interno il Regno Unito.”

Nel referendum della scorsa estate, il 51,9% degli elettori ha scelto a favore della Brexit contro il 48,1%.

La signora May ha detto: “Nelle prossime settimane, stabilirò i dettagli del mio piano per la Gran Bretagna. Sì, si tratterà di ottenere l’accordo giusto per la Brexit, ma anche di riforma economica. Si tratta di ottenere l’accordo giusto a livello internazionale, ma anche di un trattamento equo in casa”, ha aggiunto.

Riprendere il controllo

Ci sono alcune domande rivolte alla May a cui ancora non ha risposto: darà priorità all’immigrazione anziché all’accesso al mercato unico?

Questa è stata la domanda a cui il primo ministro inglese May non ha voluto e non vuole rispondere. E penso che ora, a 10 o 11 settimane dall’innesco dell’articolo 50, e delle più importanti trattative di questa generazione, gli inglesi abbiano bisogno di maggiore chiarezza su questo, una chiarezza che fin’ora non hanno ancora ottenuto.

Il leader liberal-democratico Tim Farron ha detto che i commenti della signora May hanno confermato che lei sta portando gli inglesi verso una Brexit difficile e disastrosa, che lascerà il paese più povero e più diviso. Il deputato laburista e primo sostenitore del gruppo pro-UE Open Britain, Chuka Umunna, ha dichiarato: “Qualsiasi accordo commerciale al di fuori del mercato unico alzerà barriere con il nostro principale partner commerciale e sarà disastroso per l’economia, i posti di lavoro e le imprese del Regno Unito”.

La caduta della Sterlina dopo i commenti della May 

Il valore della sterlina rispetto alle principali valute è sceso al livello più basso da due mesi a questa parte, dopo che il primo ministro Theresa May ha indicato che il Regno Unito avrebbe perseguito una cosiddetta “hard Brexit” dall’UE. La Sterlina è scesa di circa l’1% su tutta la linea. L’unica valuta sulla quale ha guadagnato terreno è stata la lira turca.

Il Primo Ministro May, avendo respinto l’idea che il Regno Unito possa mantenere pezzi della sua appartenenza all’UE, ha innescato la rabbia dei cittadini britannici, che l’hanno interpretato come il fatto che la signora May non cercherà di mantenere il Regno Unito nel mercato unico dell’UE, con conseguenze radicali per l’economia del paese.

Quali saranno gli effetti post Brexit sull’immigrazione? Che ne sarà, dopo la Brexit, dei cittadini dell’UE che hanno vissuto e lavorato nel Regno Unito e che ora ricevono una pensione statale britannica?

Se siete di nazionalità UE e ricevete una pensione statale britannica non cambierà nulla, perché la pensione statale non dipende dalla provenienza ma da quanto tempo sono stati versati i contributi di assicurazione nazionale nel Regno Unito. Quindi non importa se provenite dalla Lituania, dalla Lettonia o dalla Transilvania, dall’Italia o da Timbuktu, ciò che conta è quanto avete pagato in termini di contributi assicurativi nazionali. C’è però un piccolo problema, e cioè che bisogna aver pagato per almeno 10 anni. L’immigrazione ha svolto un ruolo chiave nel dibattito in vista del referendum britannico del 23 giugno, e il primo ministro Theresa May ha detto che il voto è stato un messaggio molto chiaro sul fatto che l’immigrazione non può continuare ai suoi attuali livelli.

Ha inoltre ribadito un impegno assunto dal suo predecessore David Cameron per ridurre il saldo migratorio annuale portandolo ad un numero inferiore a 100.000. “La riduzione dell’immigrazione causata dal voto di abbandono dell’UE costerà al Regno Unito miliardi di sterline all’anno» ha dichiarato un funzionario dell’Ufficio del governo inglese per la responsabilità di bilancio (OBR). Ha detto che il Regno Unito nel 2020/21 avrebbe bisogno di un prestito extra di 16 miliardi di sterline per compensare la riduzione delle entrate fiscali causate dalla caduta dell’immigrazione.