In Austria si è votato per la terza volta per eleggere il presidente e ha vinto il candidato più decente, Alexander van der Bellen.

A differenza di altri paesi, qui il presidente viene eletto direttamente. E’ una carica di rappresentanza, ma ha anche il potere di sciogliere il Parlamento, o decidere a chi affidare la formazione del governo. Se nessuno dei due candidati raggiunge la maggioranza assoluta al primo turno, è previsto un ballottaggio tra i due candidati che hanno ottenuto più voti.

In maggio Van der Bellen, prima a capo del Partito Verde e poi candidato indipendente alle elezioni presidenziali, aveva vinto di stretta misura. I risultati delle elezioni sono stati contestati dal partito di estrema destra FPÖ e dal suo candidato Hofer, il cui ricorso è stato accolto dalla Corte Costituzionale. Un nuovo turno elettorale era previsto per ottobre, ma pochi giorni prima si è notato che le buste per il voto per corrispondenza non chiudevano bene e presentavano dunque rischi di manipolazione. Le elezioni sono state così rimandate di nuovo a oggi, 4 dicembre.

In sintesi si può dire che le elezioni per questa carica di relativa importanza, con una campagna elettorale durata quasi un anno, hanno occupato più volte i media austriaci e attirato l’attenzione dell’opinione pubblica.

Cosa sta succedendo in Austria? Pare che per il paese sia impossibile isolarsi dalla tendenza generale verso destra che imperversa in Europa e che si afferma anche qui. L’FPÖ si presenta come il difensore dell’uomo comune, alimenta le paure della povertà e dell’infiltrazione straniera e fa promesse difficili da mantenere dopo le elezioni. Sembra il miglior sostenitore dell’economia di libero mercato e sa come spaventare la gente. Il suo presidente Strache ha suscitato di recente uno scandalo prevedendo lo scoppio imminente di una guerra civile.

I partiti tradizionali restano a guardare. Alcuni, come i conservatori dell’ÖVP, cercano di conquistare la fiducia della gente spaventata adottando posizioni xenofobe simili a quelle dell’ultradestra, mentre i socialisti mantengono le posizioni acquisite e cercano di difendersi dalle organizzazioni giovanili di sinistra.

La gente è sempre più disinteressata alla politica, si allontana disgustata e si “occupa della sua vita.” E’ questo alla fine il significato di queste elezioni? La politica fa schifo, dunque meglio occuparci degli affari nostri?

Mi sembra che queste elezioni siano un altro chiaro segnale del fatto che il sistema si sta distruggendo e che presto ci sarà spazio per qualcosa di nuovo. Mi piacerebbe che questo si esprimesse riconoscendo la diversità e l’unicità di ogni essere umano e considerando l’essere umano e i suoi bisogni il valore e la preoccupazione centrali in un mondo interconnesso.

Rupert Kroesen, Pressenza Vienna