Con guerre o atti ostili gli USA hanno rovesciato governi in Hawaii, Cuba, Porto Rico, Filippine, Nicaragua, Honduras, Iran, Guatemala, Vietnam, Cile, Grenada, Panama, Afghanistan, Congo, Ecuador, Brasile, Repubblica Dominicana, Grecia, Bolivia, El Salvador, Guyana, Indonesia, Ghana, Haiti, Iraq, Jugoslavia, Ukraina, Libia, Egitto. Abbiamo sostituito democrazie con la dittature, dittature con il caos, e governi locali con dominio e occupazione USA.

 

Le guerre non si combattono contro bandiere o idee, nazioni o dittatori demonizzati. Si combattono contro le persone, il 98 per cento delle quali sono restie ad uccidere, e la maggior parte delle quali ha poco o nulla a che fare con la conduzione di una guerra. Un modo per disumanizzare quelle persone è sostituirle tutte con l’immagine di un singolo individuo mostruoso.

Marlin Fitzwater, responsabile stampa della Casa Bianca per i presidenti Ronald Reagan e George HW Bush, disse che la guerra è “più facile da capire per le persone se il nemico ha una faccia”. E diede qualche esempio: “Hitler, Ho Chi Minh, Saddam Hussein, Milosevic. Fitzwater poteva ben includere Manuel Antonio Noriega. Quando il primo presidente Bush, tra l’altro per dimostrare che non era un “buono a nulla”, attaccò Panama nel 1989, la principale giustificazione fu che il leader di Panama era un mezzano, pazzo drogato, strambo, con la faccia butterata, che amava commettere adulterio. Un importante articolo nel serioso New York Times il 26 dicembre del 1989 inizia così: “Il quartier generale militare degli USA, che ha ritratto il generale Manuel Antonio Noriega come eccentrico dittatore, sniffatore di cocaina, che prega gli idoli vudù, ha annunciato oggi che il deposto leader indossava biancheria intima rossa e si circondava di prostitute”. Non importa che Noriega avesse lavorato per la CIA, tra l’altro anche quando rubò l’elezione del 1984 a Panama (lo sdegno degli USA per interferenze nelle elezioni è una novità assoluta). Non importa che il suo vero crimine sia stato quello di rifiutare sostegno agli USA nella loro guerra contro il Nicaragua. Non importa che gli USA abbiano continuato a lavorare con lui per molti anni pur conoscendo i suoi traffici di droga. Questo uomo sniffava cocaina in biancheria intima rossa con donnacce invece che con sua moglie. Riferendosi ai traffici di droga di Noriega (verso gli USA -NDT), il vice segretario di Stato Lawrence Eagleburger dichiarò: “Questa è aggressione come lo fu l’invasione di Hitler della Polonia 50 anni fa”. Gli invasori liberatori statunitensi affermarono anche di aver trovato in una delle case di Noriega una grande scorta di cocaina, che poi si rivelò essere polenta avvolta in foglie di banano. E se la polenta fosse stata davvero cocaina? Avrebbe ciò giustificato la guerra, come la scoperta di “armi di distruzione di massa” a Baghdad nel 2003 giustificò quella guerra?

Il riferimento di Fitzwater a “Milosevic” era, naturalmente, rivolto a Slobodan Milosevic, allora presidente della Serbia, che nel gennaio 1999 Davide Nyhan del Boston Globe definì “la persona più simile a Hitler con cui l’Europa abbia avuto a che fare nell’ultimo mezzo secolo”. Tranne, si capisce, tutti gli altri. La pratica della politica interna USA di paragonare a Hitler tutti quelli che non andavano loro a genio era diventata quasi comica entro il 2010, ma questa pratica ha contribuito a lanciare molte guerre e che potrà contribuire a lanciarne altre ancora. Tuttavia, bisogna essere in due per ballare il tango: nel 1999, i serbi chiamavano “Bill Hitler” il presidente degli USA.

Nella primavera del 1914, in un cinema a Tours, in Francia, comparve sullo schermo per un momento l’immagine di Guglielmo II, imperatore della Germania. Si scatenò l’inferno.
“Tutti, uomini, donne e bambini, urlarono e fischiarono come se fossero stati insultati di persona. La brava gente di Tours, che non conosceva sul mondo e sulla politica più di quello che aveva letto nei giornali, era come impazzita per un istante” secondo quanto riferisce Stefan Zweig. Ma i francesi non si sarebbero trovati a combattere contro il kaiser Guglielmo II. Avrebbero combattuto contro la gente comune che era nata poco lontana da loro, in Germania.

Sempre più spesso, col passare degli anni, ci è stato detto che le guerre non si fanno contro le persone, ma semplicemente contro i governi cattivi e i loro leader malvagi. Di volta in volta cadiamo nella trappola della trita retorica sulle nuove generazioni di armi “di precisione” che i nostri leader millantano avere come bersaglio regimi oppressivi senza danneggiare le persone che pensiamo di andare a liberare. Così noi combattere guerre per “un cambio di regime”. Se le guerre non finiscono quando il regime è stato cambiato, è perché abbiamo la responsabilità di prenderci cura delle creature “non idonee”, i bambini ai quali abbiamo cambiato il regime. Eppure, non c’è nessun riscontro provato che questo abbia fatto bene alcuno. Gli USA e i loro alleati hanno fatto relativamente bene in Germania e Giappone dopo la seconda guerra mondiale, ma avrebbero potuto farlo per la Germania dopo la prima guerra mondiale evitando quello che ne seguì. Germania e Giappone sono stati ridotti in macerie, e le truppe USA devono ancora andarsene di là. Non è certo un modello utile per nuove guerre.

Con guerre o azioni bellicose gli Stati Uniti hanno rovesciato governi in Hawaii, Cuba, Porto Rico, Filippine, Nicaragua, Honduras, Iran, Guatemala, Vietnam, Cile, Grenada, Panama, Afghanistan e Iraq. Per non parlare del Congo (1960 ); Ecuador (1961 e 1963); Brasile (1961 e 1964); Repubblica Dominicana (1961 e 1963); Grecia (1965 e 1967); Bolivia (1964 e 1971); El Salvador (1961); Guyana (1964); Indonesia (1965); Ghana (1966); e, naturalmente, Haiti (1991 e 2004). Abbiamo sostituito la democrazia con la dittatura, la dittatura con il caos, e governi locali con il dominio e l’occupazione USA.

In nessun caso una guerra degli USA ha chiaramente ridotto il male. Nella maggior parte dei casi, compresi Iran e Iraq, le invasioni USA e i colpi di stato sostenuti dagli USA hanno portato a repressioni feroci, sparizioni, esecuzioni extragiudiziali, torture, corruzione, e battute d’arresto prolungate per le aspirazioni democratiche della gente comune.

Nelle guerre l’attenzione per i governanti non è tanto motivata da umanitarismo quanto da propaganda. La gente gode fantasticare che una guerra è un duello tra i grandi leader. Questo richiede che uno sia demonizzato e l’altro glorificato.

 

Tratto da “War is a Lie” di David Swanson.
http://davidswanson.org/node/5334

 

Traduzione dall’inglese di Leopoldo Salmaso