La resistenza pacifica del popolo palestinese all’occupazione israeliana si dimostra anche così. “Esportiamo merci in tutto il mondo con un’etichetta che porta scritto ‘Made in Hebron’. Ogni oggetto racconta una storia che risale a centinaia di anni fa.” Con queste parole, Al-Hajj Abdul Jawad Abdul Hamid Al-Natsheh, 86 anni, descrive i prodotti realizzati dagli artigiani della sua fabbrica, nata a Hebron più di 150 anni fa.

La città di Hebron, in Cisgiordania, è famosa per l’artigianato, che l’ha portata a vincere il Premio Mondiale Città dell’Artigianato (World Crafts City Award) per l’anno 2016; ma la fabbrica Natsheh, conosciuta come la Fabbrica di Vetro e Ceramica di Hebron (Hebron Glass and Ceramics Factory) è rimasta una delle poche che continuano a lavorare nonostante gli ostacoli inauditi derivanti dall’occupazione della città nel 1967.

Le ceramiche artigianali risalgono al periodo ottomano, hanno detto ad Al-Monitor i residenti della città. Allora la ceramica veniva realizzata nella città vecchia nelle case di famiglia, fino a quando si è trasformata in una fonte primaria di reddito. Gli stessi residenti sostengono poi che l’industria del vetro sia proprio nata a Hebron, quando un gruppo di viaggiatori fece un gran fuoco sulla sabbia nella zona a Sud della città e nei giorni successivi furono trovate forme di vetro.

Bader Al-Tamimi, Presidente del Centro per l’Artigianato Tradizionale (Traditional Handcrafts Center) a Hebron, ha spiegato che i responsabili del settore stanno cercando di proteggere l’artigianato dall’estinzione. Per loro questo non è solo una professione e un mezzo di sostentamento, ma rappresenta anche una testimonianza storica, una storia che lega queste famiglie alla città. Per loro, l’industria è un racconto storico legato alla seconda città più colpita dalla colonizzazione dopo Gerusalemme.