Le balene, pur ingerendo enormi quantità di cibo, arricchiscono la catena alimentare. Inoltre contribuiscono alla fissazione del carbonio e, quindi, alla stabilità del clima.

 

Una delle più appassionanti scoperte scientifiche degli ultimi cinquanta anni è la scoperta di un gran numero di cascate trofiche: processi ecologici che iniziano nella parte superiore della catena alimentare e si trasmettono fino al fondo .

Sappiamo tutti che le balene mangiano pesci e krill. Alcune persone, alcuni politici giapponesi, per esempio, sostengono che la caccia alle balene è benefica per gli esseri umani perché aumenterebbe le nostre risorse alimentari.
Così sembra… Ma la quantità di pesci e di krill è diminuita col numero delle balene. Questo sembra paradossale: la scomparsa dei loro principali predatori dovrebbe invece favorirli.
Però si scopre che le balene non si limitano a mangiare questi animali, ma li aiutano anche a vivere. In realtà esse contribuiscono a preservare la vita dell’intero oceano.

Le balene si nutrono nelle profondità oscure e poi tornano verso le acque superficiali dove c’è luce sufficiente per la fotosintesi.
Esse vi rilasciano ciò che i biologi chiamano pennacchi di materiale fecale, enormi getti di cacca. Questi pennacchi sono ricchi di ferro e azoto, sostanze nutrienti spesso scarse in superficie, e questi nutrienti fertilizzano il fitoplancton che vive nel solo luogo in cui le piante possono sopravvivere, la zona fotica (illuminata).

Le balene non si limitano a fertilizzare le acque di superficie. Scendendo e risalendo lungo la colonna d’acqua, spingono continuamente il plancton in superficie e ne allungano il periodo riproduttivo prima che esso scenda sul fondo del mare. Anche se oggi il numero delle balene è notevolmente diminuito, i loro movimenti verticali, dall’alto verso il basso e dal basso verso l’alto delle colonne d’acqua degli oceani mescolano pressappoco la stessa quantità d’acqua del vento, delle onde e delle maree su tutto il pianeta. Più fitoplancton significa più zooplancton, che a sua volta serve come cibo per gli animali più grandi. In altre parole, più balene significa più pesce e più krill.

Ma la storia non finisce qui, perché il fitoplancton, oltre a nutrire gli animali marini, assorbe l’anidride carbonica dall’atmosfera [2]. Poi, colando al fondo del mare, toglie questo carbonio dalla circolazione spostandolo verso un luogo dove rimane per migliaia di anni. Più balene, più plancton. Più plancton, maggiore prelievo di carbonio dall’atmosfera. Quando le popolazioni di balene erano al loro apice, prima che le si uccidesse in gran numero, sembra che abbiano contribuito a prelevare decine di milioni di tonnellate di carbonio dall’atmosfera ogni anno.

Le balene moderano il clima. Il ritorno dei grandi cetacei, se non ci si oppone, può essere considerato una sana forma di geoingegneria. Potrebbe riparare alcuni dei danni che noi abbiamo causato alla vita marina e all’atmosfera.

 

NdT
[1] Il testo originale usa la parola “poonamies” (pooh+ tsunamies), tsunami di cacca. Alcune giovani madri parlano di “cacatomique” per riferirsi a scariche liquide e copiose al punto da traboccare dal pannolino.

[2]  più di tutte le foreste tropicali.

Fonte: http://sustainablehuman.me/how-whales-change-climate/

 

Traduzione dal francese di Mariapia Salmaso